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Io Bevo Così: 10 vini da non perdere nel 2018

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L’unica cosa che mi piace del viaggiare in treno è che è molto compatibile con la mia vita di wine blogger: infatti proprio ora ti sto scrivendo per raccontarti come è andata la mia giornata! Premesso che ho una fame che mi mangerei un Lilliput con tutta la sua famiglia, cercherò di sopravvivere i 40 minuti che mi separano a Brescia. Io Bevo Così è una manifestazione interessante, e per quanto oggi non ha raggiunto lo spolvero della scorsa edizione a Olgiate Molgora (Leggi QUI l’articolo della precedente edizione), l’Hotel Excelsior Gallia di Milano rimane una location ideale, soprattutto per la sua comodità dalla stazione di Milano Centrale!

Potrei dirti che oggi ho bevuto così tanti vini da perdere il conto, ma in realtà ho preso appunti sulla mia Moleskine Wine Journal (che puoi comprare su Amazon QUI) e sul mio iPhone, quindi sono perfettamente consapevole di quello che ho assaggiato. Prima di dirti quali sono i 10 vini che mi hanno rubato il cuore in questa edizione voglio fare una piccola premessa.

Proprio di recente una fantomatica (e un po’ improvvisata) esperta di vino ha fatto una disloquizione sui vini naturali. Promuovere la naturalità delle cose, di base, è assolutamente giusto, peccato che in quel caso è nata una storia infinita sui social a causa del pressappochismo con cui è stato affrontato l’argomento. Io non sono assolutamente una talebana dei vini naturali, non considero la solforosa il nemico numero uno dell’appassionato e non sono una fanatica del “tappo in sughero a tutti i costi”. Allo stesso modo la scritta “Biologico” su un’etichetta che mi piace è un grande valore aggiunto! Io Bevo Così è la manifestazione ideata da Andrea Pesce e Andrea Sala (nella foto di copertina n.d.r.) di That’s wine dedicata proprio ai vini naturali. Questa è la seconda edizione a cui partecipo, e devo dire che si trovano anche vini molto interessanti, a patto di saper “selezionare”. Naturale infatti non deve mai essere a discapito della qualità, e accetto che si difenda a spada tratta solo vini di questa tipologia solo se non si mangia nemmeno una pasta o un biscotto industriale. Oggi le etichette dichiarate erano 600, alcune delle quali con quel tipico “che” di vino del contadino, o “rustico” che non li rende affatto in linea con i miei gusti. Tra queste però, ho fatto anche scoperte eccezionali.

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Io Bevo Così: i 10 vini migliori che ho assaggiato in questa edizione

1. Gilles Azam: Crémant de Limoux Brut Nature

Mi ha colpito la sua etichetta pena di foglie verdi con una capra rosa. E poi nient’altro. Lo assaggio, il naso è pulito e delicato, con profumi floreali e fruttati. In bocca entra morbido, delicato, con una bollicina davvero cremosa e un’avvolgenza che ti conquista. Il finale è abbastanza lungo, dotato di grande bevibilità. Mi ha ricordato quando ho vagato con la mia 500 nel Languedoc a caccia di bolle… Da non perdere perché è un vino spumante che è riuscito a spiazzarmi, sia nell’abito che nel gusto. Franco cantina a 16 €.

io bevo così

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2. Marco Sambin: “Psychè” 2016

Garganega 100%. Il tempo passato sulle bucce gli conferisce un colore giallo ramato bellissimo. Al naso note di te al bergamotto, albicocca, miele, fiori di tiglio, caramello salato e noce moscata. In bocca è intenso, fresco, opulento e presenta un finale che oscilla tra le foglie di tabacco e il pan brioche molto lungo. Da abbinare a tutto o niente, meglio da meditazione. Da non perdere perché è un vino sorprendente e particolare con un grande rapporto qualità prezzo. Franco cantina a 12 €.

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3. Barraco: “Altogrado”

Grillo 100% Marsala Pre-British in stile ossidativo. Bassissima resa per ettaro per queste vigne che hanno raggiunto i 45 anni d’età su terre rosse con pietre calcaree. Solo 700 bottiglie per questo vino che trascorre ben 7 anni in botti di castagno colmate solo i primi 2 anni. Il colore è un bellissimo giallo ambra brillante, il naso è un’esplosione di note torbate e ammandorlate, spezzate solo da un fico caramellato e da un bouquet di fiori essicati. Al palato è elegante e sapido, caldo e fresco, con un finale lunghissimo. Da non perdere perché è una chicca, come lo splendido Milocco, il nero d’avola da vendemmia tardiva che è stato 8 anni in piccole botti di castagno e mi ha ricordato un Porto LBV di quelli buoni! Franco cantina a … oddio non gliel’ho chiesto! Ero troppo incantata dall’assaggio… porta pazienza che mi informo!

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4. Mas Des Agrunelles: “Les Mauves” 2015

Cinsault 100%. Di un bellissimo rosso rubino, al naso è piacevole e profumatissimo con una definizione di profumi sorprendente. Ben riconoscibili i fiori di viola, la fragola appena matura, la ciliegia sia fresca sia in confettura, il pepe rosa. In bocca lascia prevalere i sentori di spezie dolci. Equilibrato, morbido e fresco. Ottima potenzialità di abbinamento con un gran numero di piatti diversi! Da non perdere perché è un vino dal rapporto qualità prezzo eccellente. Franco cantina a 16 €.

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5. San Biagio Vecchio: “Sabbia Gialla” 2013

Albana 100%. Ho assaggiato entrambe le annate, questa e la 2016. La 2016 l’avevo assaggiata alla precedente edizione di Io Bevo Così quando non era ancora pronta e direi che in questi 8 mesi è evoluta tantissimo. Se da un lato la 2016 è figlia di un’estate parecchio calda, dall’altro è stata gestita molto bene ed è un vino capace di dare grandi soddisfazioni. Però la 2013 è su un altro pianeta! Al naso si arricchisce di  fragola in confettura e fico secco. Al palato è fresca ed elegante, e può evolversi ancora in meglio. Grande sapidità e buona persistenza. Se la 2016 è perfetta per formaggi a pasta dura e semidura, la 2013 è da provare con tutte le preparazioni a base di carne d’oca. Prova a sentire se c’è ancora disponibilità di qualche magnum in cantina! Da non perdere perché è un vino particolare, capace di prestarsi a molteplici occasioni di abbinamento.  Franco cantina a 14 €.

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6. Bretz: Weiburgunder 2001

Pinot Bianco 100%. Lo avevo già assaggiato alla precedente edizione di Io Bevo Così e mi aveva già convinto, ma in questi mesi è solo migliorato. Di un bel giallo paglierino intenso, ha un naso complesso che oscilla tra note fresche e note mature.  Si distinguono i fiori di camomilla, l’arancia fresca, la pera candita, la mela verde, la pesca bianca e la vaniglia. Al palato è fresco e al contempo maturo, morbidissimo e lungo. Vino di non facilissimo abbinamento, probabilmente prenderei la strada di una tagliata d’anatra alla piastra poco cotta o una tartare di vitello! Da non perdere perché è un vino eseguito magistralmente. Franco cantina a 19 €.



7.Oreste Tombolini: “Brandisio” 2010

Primitivo 100%. Prende il nome dal nonno dell’Ammiraglio da cui questo ha ereditato la cantina e la passione per il vino. Interessante la bottaia in musicoterapia: la musica emette vibrazioni capaci di cullare dolcemente i vini che evolvono in legno. La botte è dosata alla perfezione. Il naso è stupendo, con note di cacao, fragola, ciliegia sotto spirito, spezie dolci e un finale di foglia di tabacco. Al palato è alcolico e morbido, comunque fresco e con buon equilibrio. Intenso e persistente e dal finale molto lungo. Perfetto per essere abbinato a piatti con cotture importanti, come la Boeuf Bourguignon di Julia Child, leggi qui la ricetta perfetta in 10 passiDa non perdere perché è un vino affascinante come l’Ammiraglio che lo produce. Franco cantina a 40 €.

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8. Castello di Stefanago: Pinot Nero Cruasé 2011

Pinot Nero 100%. Bellissimo rosa buccia di cipolla intenso, al naso note di burro, frutti rossi in confettura, pan brioche, pepe bianco sfumano in delicate note tostate. In bocca è fresco e morbido, con ancora spiccata la vena acida e dotato di grande persistenza. Perfetto per accompagnare tutto il pasto, predilige i risotti anche con ingredienti importanti. Da non perdere perché è un vino spumante Metodo Ancestrale fatto bene. Franco cantina a € (non ho capito cosa ho scritto, devo verificare, ma sembrano 20 €).

castello di stefanago io bevo così

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9. Il Casale: Chianti Riserva 2006

Sangiovese 100%. Dopo una macerazione di 30 giorni, passa 8 anni in cemento e 2 anni in grandi botti di castagno. Di un bellissimo rosso rubino impenetrabile, con un naso in cui sono presenti terziari affascinanti. Note di cuoio, ciliegia sotto spirito, grafite, rosa secca. Al palato sorprende per il suo potenziale di evoluzione, che lo rende un vino adatto da prendere e conservare ancora qualche anno. Morbido, strutturato e con un finale lunghissimo. Dopocena con formaggi come il crotto di Morbegno, in generale è perfetto per formaggi di grande struttura e persistenza. Da non perdere perché è un vino importante che saprà conquistare gli amanti del genere. Franco cantina a 25 €.

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10. Andrea Occhipinti: “Alea Viva” 2015

Aglianico 100%. Dopo una macerazione breve di 6 giorni trascorre 18 mesi in cemento. Bel colore rosso rubino con riflessi violacei, naso profumatissimo di frutti rossi. Al palato entra davvero morbido, freschissimo e dotato di una grande piacevolezza e una punta acidula interessante. Perfetto per l’aperitivo, in abbinamento a stuzzichini fritti o a salumi tagliati al coltello. Da non perdere perché è un vino con una bevibilità davvero eccellente. Franco cantina a 12,50 €.



La giornata è finita con Davide che mi è venuto a prendere in stazione a Brescia e siamo andati a mangiare a un giapponese di basso livello a Sarezzo che se non ricordo male si chiama Sakura e che mi ha fatto bere tutta la notte… pazienza! (Note: le alghe wakame sono indefinibili, il sushi sembra composto da un anziano col parkinson ed è privo di qualsiasi grazia estetica. Il tempura di gamberoni immangiabile tanto era unto. Il pesce di qualità accettabile per un All can you eat. Gli udon invece sono molto buoni.)

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Cheers ?

Chiara

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Vini Naturali: oggi zittisco i talebani… mentre mi bevo un vino Bio ?

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In questi giorni sui social e anche in giro per gli eventi si parla tantissimo di vini naturali. Io stessa sono appena reduce della manifestazione “Io Bevo Così” che si è tenuta la scorsa settimana a Milano. Per questo, degustando due vini della Caruso & Minini, cantina che ho già avuto modo di apprezzare per uno spumante meraviglioso che ho messo sulla mia Guida Vini Spumanti 500 Bolle in 500, ho deciso di cogliere la palla al balzo per scrivere questo articolo. Poi, finita la polemica, ti racconterò anche questi due splendidi vini “Naturalmente Bio” che sto degustando mentre scrivo! ?

Ieri sera sul gruppo Facebook Sommelier è comparso un post di un “fantomatico profeta” che ci ha detto che i vini cosiddetti non naturali entro 3 anni scompariranno perché chi ama il vino entro tale termine berrà solo vini naturali. Non più tardi di una settimana fa ho letto un articolo di una avvocatessa blogger che condannava i vini cosiddetti non naturali con una serie di strafalcioni da far rivoltare qualsiasi soggetto che ama e capisce qualcosa di come si fa il vino. Poi ci sono io, che normalmente mi faccio i tappi miei e non sto né con i vini naturali né con i vini tradizionali. Quindi ci tengo proprio a scrivere la mia opinione in proposito e farlo mentre degusto questo Catarratto DOC “Naturalmente bio” di Caruso & Minini è ancora più piacevole!



Innanzi tutto cosa si intende per vini naturali? Prendo per buona la definizione dell’Associazione francese:

 “ottenuto da uve da agricoltura biologica o biodinamica anche autocertificata, raccolte manualmente (il produttore, sottoscrivendo questa Carta, accetta analisi per la ricerca di eventuali residui di fitofarmaci e livello di solforosa); unicamente da fermentazioni spontanee (senza lieviti o batteri aggiunti); con un contenuto in solforosa totale all’imbottigliamento di max 40 mg/l per tutti i vini, indipendentemente dal tenore di zuccheri residui; senza l’aggiunta di alcun additivo o coadiuvante enologico in vinificazione, maturazione e affinamento; senza trattamenti fisici brutali e invasivi (osmosi inversa, filtrazione tangenziale, pastorizzazione, criovinificazione o termovinificazione, filtrazione sterilizzante,ecc.)”.

Lo stesso Vinnatur dice che un vino naturale è: “vero, sincero, biologico, biodinamico, appassionato, autentico, semplice, ricco, umano”. ll profeta sostenitore dei vini naturali di ieri sera, ad esempio, diceva che un vino non naturale è come un cantante che canta in playback e che lui ama le stonature se sono vere. Oddio! Ma perché un’appassionata di vino come me deve leggere delle castronate simili? Perché? Poi parliamo di gente che magari compra i biscotti, la pasta o altri cibi industriali al supermercato eh! Cari talebani dei vini naturali, avete rotto 3/4 di botte con le vostre elucubrazioni in una difesa dei vini naturali che, secondo me, finisce solo per svalutarli. Mi spiego: se si parte con il presupposto che in un vino naturale ci sono i difetti ma, essendo naturale, è giustificato, io se fossi ad esempio il produttore di questo vino naturale che sto bevendo ora mi girerebbero molto i tappi. Perché io sto bevendo un buon vino che difetti non ne ha perché in vigna e in cantina si sono impegnati per fare un buon prodotto. I sostenitori dei vini naturali che dicono che la passione è in quella puzzetta di vino da contadino che a me fa arricciare il naso il vino non lo amano davvero!

Poi sia chiaro che io sono assolutamente contro alle pratiche chimiche illegali… ma quelle sono appunto ILLEGALI! Cerchiamo soprattutto noi che facciamo informazione di non creare confusione… E poi voglio fare una rivelazione sconvolgente a tutti i talebani dei vini naturali che temono la chimica: anche l’acqua è il risultato di una formula chimica! Ssssssh non lo dite a nessuno mi raccomando…

Come ti ho anticipato mentre scrivo sto bevendo un calice di Catarratto DOC “Naturalmente Bio” di Caruso & Minini. Ora, che io abbia un debole per i vini siciliani è cosa nota, e anche che ho un debole proprio per il Catarratto e il Nero d’Avola. Ma questi due vini sono davvero buoni e non puzzano! Quando sento sti discorsi mi immagino il romanaccio che dice: “L’omo, pe’ esse omo, a ‘dda puzzà“. Traslato al vino che significa? Che “lo vino, pe’ esse vino, a ‘dda puzzà”? Ma anche NO! Il vino deve essere fatto bene, in vigna prima e in cantina dopo. Io i difetti non li voglio sentire. Poi non sostengo i vini fatti con lo stampino, tutt’altro: a me piace proprio sentire il lavoro del vignaiolo che ha interpretato le uve che ha coltivato con cura. E se un vino buono è anche un vino biologico o naturale sia chiaro: sono ancora più soddisfatta! Io amo la Natura (non regalatemi gioielli, regalatemi vino e orchidee!), ma odio i talebani, qualsiasi “credo” sostengano.




Dopo essermi schierata a favore dei vini buoni, ne approfitto anche per parlarti di questi due vini che sto bevendo ora e che insieme al genio di Facebook (e all’avvocatessa blogger) mi hanno ispirato questo articolo:

Caruso & Minini “Naturalmente Bio” Catarratto DOC 2017

Criomacerazione, Fermentazione a temperatura controllata in acciaio inox. Affinamento in acciaio sui lieviti, e altri 2 mesi prima della messa in commercio. Giallo paglierino tenue e brillante. Al naso è profumatissimo, con i sentori tipici del Catarratto. Al naso domina la frutta esotica matura: mango, papaja, ananas e un frutto della passione che si fa sempre più intenso. In bocca è morbido, freschissimo, con un’acidità spiccata e piacevolissima. Persistente e dotato di una struttura e una persistenza e potenza gustativa che lo rende adatto a molteplici abbinamenti. Il primo che mi viene in mente è con gli scampi, ma ti assicuro che ci ho fatto l’aperitivo con dei peperoncini siciliani tondi ripieni di tonno ed alici ed è stata una vera goduria!

Caruso & Minini “Naturalmente Bio” Nero D’Avola DOC 2016

Macerazione sulle bucce per 20 giorni a temperatura controllata di 25°C. Malolattica in acciaio inox. Il 50% affina in barrique da 225 litri per 2 mesi. Poi altri 2 mesi in bottiglia prima della messa in commercio. Di un bel rosso rubino trasparente con riflessi porpora. Al naso, in un primo momento, si sente molto la botte per i miei gusti, ma dopo un’oretta che era aperto si è arricchito di belle note fruttate. In bocca è davvero piacevole: morbido, un bel tannino, grande acidità, una beva facile e una buona persistenza. Io lo abbinerei a un bel pesce grasso alla brace! Mi è venuta una voglia di anguilla…

vini naturali

Ecco per me l’unica pecca è l’etichetta, che apprezzo essere in Canna da Zucchero invece che in carta ma non ha tenuto perfettamente l’umidità. A discolpa però dico che questi due poveri vini hanno vagato con GLS una settimana dato che si ostinavano a dire che non esisteva il mio indirizzo o non ero in casa… benedetti corrieri!

Dopo averli degustati sono andata sul sito della Caruso & Minini per dare uno sguardo alla pecunia: questi vini naturali costano entrambi 12 € e le spedizioni sono gratuite sopra i 99 €. Beh se hai voglia di Sicilia io un pensiero lo farei: ma solo se ci aggiungi il Delia Nivolelli Spumante che ho messo nella mia splendida Guida Vini Spumanti 500 Bolle in 500! Questo spumante costa solo 13 € e se lo assaggi ti prometto che ne rimarrai davvero entusiasta… anche se non è un “Naturalmente Bio” come gli altri due! A proposito, dalla regia Andrea della Caruso & Minini mi dice che c’è un codice coupon con il 10% di sconto per i nuovi clienti: WELCOME18 … e funziona anche con i vini tradizionali!! ?

No vabbé, ma io sono una personcina un po’ polemica, ma lo sai e mi vuoi bene lo stesso, vero?

Cheers ?

Chiara

PS Se non compri immediatamente la tua copia della mia Guida Vini Spumanti 500 Bolle in 500 la cipolla che hai nel frigo potrebbe offendersi e rilasciare il penzotrombone che è una cosa CHIMICA pericolosissima… mamma mia se penso al penzotrombone… mi vengono i brividi… avevo un amico una volta che ha offeso una cipolla e non ti dico cosa gli è successo… (se proprio lo vuoi sapere te lo dico in un commento!) Conosci lo Chef Germidi che fa Crozza?

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San Valentino 2018: Dedica una bottiglia di vino a chi ami

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Chi mi conosce da anni sa tre cose di me con assoluta certezza. La prima è che ho passato diversi anni, quando vivevo nel mio delizioso appartamentino in centro a Ravenna, a scrivere sulle bottiglie che bevevo ogni sacrosanta sera con Marco i pensieri più profondi o idioti della serata… anche in funzione di quante tagliatelle avevamo mangiato. La seconda è che non sono una fan delle “feste comandate” e del San Valentino in particolare perché per una coppia come la intendo io ogni giorno dovrebbe essere San Valentino. Ogni giorno dovrebbe essere buono per dedicarsi un piccolo pensiero, per riscoprirsi innamorati o per non perdersi. La terza è che per principio, qui sul blog evito di scrivere di cantine con cui ho avuto rapporti lavorativi, se non per un assaggio in una degustazione di gruppo. Eppure oggi ho deciso di infrangere queste ultime due “regole” e scriverti un post dedicato alla Festa di San Valentino ed all’etichetta vino personalizzata di Tenuta Tre Gemme, cantina per il quale ho sviluppato un meraviglioso e-commerce che puoi vedere QUI.



Domani è San Valentino. In realtà ho pensato di scrivere 3 bottiglie, con 3 frasi diverse, per dedicarle ai tre uomini di cui sono innamorata: il mio papà, il mio migliore amico Fabrizio, e il mio fidanzato Davide. Beh, quest’ultima ce la berremo insieme a casa… e se l’elettricista passa “alla veloce” come spero cucinerò anche qualcosa di buono! ? Questo è uno di quei periodi in cui se penso alle persone, anche a quelle care, “non trovo le parole” (sì, ogni tanto succede anche a me…), pertanto ho scelto 3 frasi diverse per 3 vini diversi… pensate proprio per chi riceverà la bottiglia. Magari ti ispireranno come hanno ispirato me!

Vedi? Alla fine non parlo di vino… ma parlo di packaging! Anche l’occhio vuole la sua parte, soprattutto in una bottiglia pensata per fare un regalo o che sta sullo scaffale di una enoteca e deve farsi notare tra mille altre! In più dai, smettiamola di fare i saccentoni e scandalizzarci se uno non è un esperto di vino: tutti abbiamo iniziato da qualche parte e anche chi non sa tessere le lodi di una bottiglia come un sommelier ha il sacrosanto diritto di fare bella figura… magari proprio partendo dalla presentazione! Una nota di merito poi è la scelta della matita Perpetua: bellissima e personalizzabile come l’etichetta, è composta all’80% da grafite riciclata e quindi nessun albero viene abbattuto per produrla! Il mio unico pregiudizio era il tipo di scrittura: la pensavo dura e troppo chiara… e nemmeno comoda! Beh mi sbagliavo! In realtà si scrive benissimo, il colore è ben leggibile e il lato squadrato evita che rotoli via in ogni dove… insomma me ne sono così innamorata che ha un posto fisso nella mia borsa!



Etichetta vino personalizzata: dedicata al mio papà


Di qualunque cosa le nostre anime siano fatte, la mia e la tua sono fatte della stessa cosa –Emily Brontë
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Per il mio papà ho scelto la bollicina… perché abbiamo appena finito la nostra prima guida vini spumanti 500 BOLLE IN 500 e tra pochi mesi cominceremo a prepararci per l’Edizione 2019!

etichetta vino personalizzata

 

Etichetta vino personalizzata: dedicata al mio migliore amico


Gli incontri più importanti sono già combinati dalle anime prima ancora che i corpi si vedano – Paulo Coelho
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Per lui ho scelto il vino bianco fermo perché ama mangiare i primi piatti, spesso conditi con verdure, in particolare broccoli, e questo vino è assolutamente perfetto!

tenuta tre gemme

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Etichetta vino personalizzata: dedicata al mio fidanzato


Perché se incontrarsi resta una magia, è non perdersi la vera favola – Massimo Gremellini
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Per me e Davide ho scelto il Montepulciano d’Abruzzo Riserva… un po’ perché è il vino che più mi piace di questa cantina… e un po’ perché anche Davide preferisce i vini rossi! Ok, lo ammetto… me ne sono già versato un calice… però sono le 18:10 ormai e tra poche ore posso dire che è già il 14 febbraio, no?

etichette vino personalizzate

Per tutta la settimana di San Valentino c’è un concorso a cui puoi partecipare per vincere una di queste tre bottiglie senza alcun obbligo d’acquisto! Che ne dici di approfittarne? Beh, io nell’attesa di sapere se hai vinto una bottiglia la comprerei… che abbiamo tutti una persona da amare a cui fare una dedica dolce, no? Clicca QUI per partecipare al concorso gratuito ❤ A San Valentino brinda con Tenuta Tre Gemme❤ oppure Clicca QUI per scoprire la linea Dedica in vendita sul bellissimo e-commerce che, non mi stancherò mai di ripeterlo, ho sviluppato io ?

Cheers

Chiara

P.S. Un grazie come sempre al mio partner universofoto.it che mi ha fornito la splendida Sony RX100M4 (che puoi comprare su Amazon in offerta a soli 729 € invece di 1.050 € cliccando QUI) con cui sono scattate tutte le foto di questo articolo!

P.P.S. Hai già comprato la tua copia della mia Guida Vini Spumanti 500 Bolle in 500 Ed. 2018?

 

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Best Wine Stars 2018: Perlage Suite è Media Partner dell’evento!

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Quando sono stata contattata per diventare Media Partner di questo evento sono stata lieta di accogliere questa nuova partnership: il Best Wine Stars 2018 si preannuncia davvero bellissimo! La mia collega sommelier e scrittrice, la bravissima Adua Villa, che ho visto di recente presso la Cantina San Michele di Capriano del Colle durante la presentazione del libro “Champagne Reloaded” di Marco Chiesa (il tempo di finire di leggerlo e te ne parlo… ancora qualche giorno!) è curatrice delle stupende Masterclass di cui ti parlerò tra poco! 😍

Best Wine Stars 2018 ha come obiettivo quello di essere una vetrina per le cantine italiane selezionate per proposte particolarmente interessanti. Organizzato da Prodes Italia, gruppo che opera da anni nei settori dell’alta gioielleria, del design, dell’arte e che vanta eventi annuali consolidati e di successo come Artistar Jewels. Prodes Italia vanta già 15 pubblicazioni internazionali, 80 eventi organizzati, oltre 2000 aziende coinvolte e più di 1.150.000 visitatori. Tutte le aziende selezionate saranno pubblicate nel libro Best Wine Stars 2018 che sarà distribuito in tutte le librerie italiane e omaggiato a più di 5.000 operatori di settore (buyer, sommelier, blogger, giornalisti nazionali e internazionali…) per una promozione delle etichette scelte di altissimo livello.



Una vetrina importante per le aziende più affermate e un trampolino di lancio per i produttori di vino emergenti, che avranno quindi modo di incontrare un pubblico assetato di novità. Il pubblico avrà qui la possibilità di conoscere le nuove tendenze enologiche, e portare a casa quelle che più ha apprezzato.  L’evento si svolgerà il 12 e 13 Maggio 2018 in una prestigiosa location nella capitale italiana del fashion e del lusso: il Museo Diocesano di Milano, situato in Corso di Porta Ticinese 95. Il quartiere è conosciuto per la sua dinamicità, mista però a tradizione ed eleganza.

Ho trovato particolarmente interessante la parte delle Masterclass curate da Adua Villa e costruite tanto sulle esigenze del pubblico quanto su quelle delle cantine protagoniste. Ecco i temi:

  1. Bevo come leggo: semplifichiamo il vino
  2. Think Pink: vini rosati e rossi
  3. Sparkling Dress: le bollicine
  4. Green is the new Black: vini bio e vini naturali
  5. Meno e meglio: vini di qualità ad un prezzo contenuto



Come ho già scritto, ho conosciuto Adua Villa alla presentazione del libro “Champagne Reloaded” di Marco Chiesa… e credo sia l’unica presentazione a cui sono stata che non mi ha annoiata a morte! Davvero, lei e Marco sono stati bravissimi a raccontare questo libro… e io sono stata di recente alla Cantina San Michele a ritirare la mia copia. Appena finisco con le “grandi opere” di queste due settimane giuro che lo finisco e te ne parlo 🙂 Sicuramente Adua ha un linguaggio immediato e un tono di voce che la rendono davvero piacevole, anche per chi il vino non lo mastica come un etto di culatello! (oddio il culatello, perché mi è venuto in mente? perché? sarà che è appena passato mezzogiorno? e come non pensare immediatamente alla Culatelleria? e a Nonna Dori con i suoi datteri ripieni di gorgonzola? Ok ora la chiamo… sì, ciao dieta ciao! 😄 ).

Che dire se non che sono felice di promuovere la cosa come Media Partner? Ti darò presto altre info, soprattutto sulle cantine selezionate! Quindi… stay tuned, come si usa dire!

A presto,

Chiara

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Un vino da scoprire nel 2018? Si chiama Lorenzo.

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Mercoledì scorso, dopo aver fotografato una trentina di splendide orchidee nella serra di Michele Cesi per aggiornare il suo shop online I Love Orchid (se ami le orchidee non puoi fare a meno di visitarlo cliccando QUI), ho trovato le forze per arrivare a Costa Volpino da Daniel per il compleanno di Cascina Lorenzo. Tanti ospiti e amici importanti hanno reso la serata speciale!  La sua splendida mamma ha preparato dei casoncelli fantastici con il burro fuso, la pancetta croccante e la salvia… e già quelli meritavano il viaggio 😍 poi sono stata stupita di riassaggiare tutto i suoi vini e devo dire che sono strepitosi! Ha valso insomma anche perdere il traghetto a Sulzano a tarda sera, perdere 2 autobus… e farsi una delle splendide salite di Monte Isola per tornare a casa sotto la neve carica di qualsiasi cosa e con una splendida orchidea in mano!

cascina lorenzo

Beh, la sua bollicina è assolutamente una chicca che sono stata molto contenta di inserire nella mia guida vini spumanti (puoi leggere la recensione completa comprando la guida QUI), ma quello che più riesce a sorprendermi è il Lorenzo che è in assoluto la punta di diamante della cantina. Se da un lato ho trovato nettamente migliorato dal precedente assaggio il Durno 2013 (Merlot in purezza), il Foppello 2013 (Marzemino in purezza) mi ha convinto meno perché l’ho trovato con meno spinta del primo. Sia chiaro che parlo di un buon vino… è che il Merlot mi ha piacevolmente sorpresa anche se di base ho sempre preferito il Marzemino di Daniel! Credo però che sulla evoluzione in bottiglia sia il Merlot a vincere, ma è normale, fa parte delle caratteristiche intrinseche del vitigno!

cascina lorenzo

Dall’ultimo assaggio, il Durno 2013 ha acquistato una grande morbidezza senza perdere freschezza e nerbo. Il naso mantiene le note fruttate, ma è il sorso a guadagnarci tantissimo in equilibrio e lunghezza. Un gran bel vino insomma, che si è abbinato perfettamente a un tagliere di affettati misti. Del resto per me questo Merlot è come quel tubino nero maledetto in cui non riesco ad entrare ma, se riuscissi a metterlo, sarebbe perfetto in ogni occasione. 😎

cascina lorenzo

Tuttavia, come ho già anticipato, la vera perla è il Lorenzo 2014. Non diffidare di un “Amarone” bergamasco… ne vale la pena! Premesso che io i rossi importanti li amo, questo è superiore a tanti, ma proprio tanti, ma davvero tanti vini del genere anche più famosi e blasonati quindi sì, è sicuramente uno dei vini che devi assolutamente assaggiare quest’anno! Ti stupirà per il suo naso evoluto, dove le note di frutta in confettura si amalgamano perfettamente nel solvente, nei chiodi di garofano, nel cioccolato… per poi perdersi in un sentore medicinale e tostato piacevolissimo. In bocca è carico, alcolico ma non troppo, senti il grado ma non ti infastidisce perché è complessivamente equilibrato da una buona acidità che non lo rendono mai stanco. Un passito secco in grado di abbinarsi a una molteplicità di piatti, ma che per me dà il meglio di sé con certi formaggi importanti… ho in mente un crotto di Morbegno da panico con una tara non indifferente che mi hanno fatto assaggiare qualche giorno fa… oppure certi formaggi francesi… comunque un paio di mesi fa me ne sono bevuta una bottiglia con Davide dopo cena senza niente ed è comunque stato perfetto anche da solo!

cascina lorenzo

Anche il mio papino lo adora… infatti domani, prima di andare a Milano a degustare un po’ di Champagne… e poi scendere a Pisa per un corso sul nuovo regolamento della Privacy che cambia dal 25 maggio 2018 (a proposito, verifica che il tuo sito sia a norma per allora, soprattutto se hai un e-commerce!), vado di nuovo a trovare Daniel per prenderne 6 bottiglie per mio papà e una bottiglia per Fabrizio! 😍

Auguri Daniel, di cuore.

A te ed alla tua splendida famiglia, per altri 100 anni di successi e amore di Cascina Lorenzo.

Chiara

P.S. Altra cosa graditissima, anche per me che sono dichiaratamente atea, è stata la benedizione di Don: ha detto parole splendide, cariche di amore e di prosperità… un piacere da ascoltare quindi grazie!

P.P.S. Per scoprire tutti i vini e la bellissima storia di Daniel e Cascina Lorenzo puoi visitare il suo bellissimo sito web (modestamente l’ho fatto io) cliccando QUI.

P.P.S. Come sempre ringrazio Sony e Universo Foto per la mia adorata RX100M4 (che puoi magicamente comprare su Amazon a 729 € invece di 1.050 € cliccando QUI) che non cambierei con nessun altra macchina fotografica al mondo… ad eccezione forse del modello nuovo! 😄

L'articolo Un vino da scoprire nel 2018? Si chiama Lorenzo. proviene da Perlage Suite.

Emozioni oltre il Gusto: è #ilTempoDelleRose🌹 con Champagne Gardet

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Sono arrivata a Milano poco prima dell’appuntamento e ammetto che, dopo una ricerca “affannata” del parcheggio, c’è stata la ricerca dell’enoteca Hic… una piccola vetrina che nasconde un piccolo Caveau in Via Lorenzo Spallanzani 12. L’evento, organizzato oggettivamente in un giorno un po’ “complicato” a causa della concomitanza con Identità Golose, dalla cara Claudia Bondi di Perle & Perlage ha avuto un interessante obiettivo: (ri)presentare Champagne Gardet al pubblico italiano grazie all’importatore di vini francesi Sergio Bruno di Emozioni oltre il Gusto. Da grande amante della Francia e degli Champagne e con la stima profonda che nutro per il lavoro di Claudia ho deciso di fare una piccola tappa a Milano durante una settimana in cui ho fatto oltre 1500 km per lavoro e che mi ha permesso anche di passare un paio di giorni con papà e mamma. Prima ancora di parlare degli Champagne presentati durante #ilTempoDelleRose🌹 vorrei fare una piccola riflessione proprio sullo Champagne.

Champagne: in Italia è diverso

Perché lo Champagne che arriva in Italia ha un gusto completamente diverso da quello che si beve in Francia? Non tutti sia chiaro, ma una buona percentuale. Pensandoci credo che questo dipenda proprio da come siamo abituati a bere in Italia, soprattutto quando si parla di bollicine. Gli spumanti in Italia sono un argomento spinoso, tuttavia da me amato follemente. A proposito, hai già comprato la tua copia di 500 Bolle in 500 Guida Vini Spumanti Italiani? Comprala subito, ti prometto che ti si aprirà un mondo di bollicine diverse e sempre intriganti di ogni parte d’Italia!

champagne gardet guida vini

Tornando al discorso Champagne, in Italia purtroppo c’è una diseducazione allucinante quando si parla di spumanti. Sì, forse potrai contestarmi che è un po’ così in tutto il mondo del vino… ma personalmente vedo molta più ignoranza nel mondo delle bollicine. Un po’ perché conoscere i diversi metodi di spumantizzazione è alla base per capire cosa chiedere quando si compra qualsiasi tipologia di spumante, ed è ben diverso da saper distinguere un vino rosso, rosé o bianco a cui si ferma un consumatore un po’ al di sotto della media. O forse in media, è da approfondire. Chiedere al ristorante un “Prosecco” o un “Franciacorta” (perdonatemi la facile generalizzazione… ma nasce da una carta dei vini indecente che ho visto pochi giorni fa e li riportava entrambi sotto la categoria “Frizzanti” 😈) richiede già un neurone in più se lo si fa con consapevolezza! Per questo forse non mi devo stupire se gli Champagne che vengono comunemente proposti al pubblico italiano sono, passatemi il termine, più simili al “gusto” del Franciacorta che a quello dello Champagne. O forse è il contrario? Forse sono alcuni produttori della Franciacorta che cerca di scimmiottare certi tipi di Champagne? Lascio aperta la discussione…

Champagne Gardet: ottima scelta importarlo in Italia!

Quando ho degustato 2 Champagne (Blanc de Noirs e Rosé) su 3 di Maison Gardet ho pensato che sono “Champagne di Franciacorta”, o “Franciacorta di Champagne”, come preferisci. Prodotti davvero adatti al gusto italiano. Non sono lo Champagne che ti aspetti ti servono in Francia, ma sono esattamente lo Champagne che ti aspetti ti servono in Italia. Per questo, dal punto di vista dell’importazione pura, la trovo una scelta davvero strategica per il pubblico italiano. Poi c’è da dire che il catalogo di questa Maison è talmente vasto che sono certa che nel cilindro uno Champagne-Champagne lo possono tirare fuori, e il Brut Reserve mi ha confermato questa idea! Ti invito quindi a CLICCARE QUI per scoprire tutta la collezione di etichette di Champagne Gardet importate da Sergio Bruno… che qualcosa di interessante l’ho già visto! 😍

Champagne Gardet: Le degustazioni

Ci tengo a dire che le degustazioni sono state inficiate da bicchieri che non solo erano inadatti a degustare qualsiasi forma di bollicine, ma che a causa lavaggio arrivavano talvolta a smontare così tanto il perlage da rendere difficile una valutazione accurata. Ma ho cambiato bicchiere svariate volte… e qualcuno su cui la bolla lavorava l’ho comunque trovato.

Gardet Brut Premier Cru Blanc de Noirs: uno Champagne facile e di grande beva.

Blanc de Noir, per il 40% Pinot Noir e 60% Pinot Meunier. L’affinamento viene fatto in acciaio, mentre la permanenza sui lieviti è di almeno 4 anni. Il dosaggio è di 8 g/l. Al naso piacevoli note di yogurt alla fragola, ananas, bergamotto, burro di cacao, timo limonino, vaniglia e un finale quasi gessoso. In bocca è molto fresco, ha quel sentore “maturo” tipico di certi Champagne. Grande equilibrio nonostante un’acidità spiccata. La bollicina è cremosa, il finale non è lungo, ma lascia la bocca ottimamente pulita. Da aperitivi e crudi di pesce.

Gardet Brut Réserve Premier Cru: uno Champagne-Champagne finalmente!

Couvée 33 % Pinot Noir, 33% Pinot Meunier, 33% Pinot Blanc. La particolarità è che il 25% è affinato in legno, in botte grande. Ha 6 g/l di zucchero ben bilanciati. Di un giallo molto più carico del precendente con una bellissima viratura oro. Il perlage è fine e continuo. Al naso la prima cosa che ho pensato è “qui ci siamo”. Ha un’insieme di note mature, di fico essicato, frutti rossi in confettura, cioccolato bianco, hummus di ceci, vaniglia Bourbon, rosa fresca, pera candita e un finale di rabarbaro. Al naso ha una nota untuosa e fruttata che mi ricorda un buon olio d’oliva. In bocca è complessivamente fresco, strutturato, un gusto “maturone” come amo dire, una grande sapidità che mi risveglia in modo molto piacevole la salivazione. Grandissima intensità. Il finale è lungo e persistente. Da tagliata d’anatra, o foie gras… anzi mi sono proprio ritrovata a pensare a quello delizioso mangiato in compagnia del Boss di Chateau Suduiraut… la cui famiglia prima di intrigarci con il Sauternes produceva un ottimo foie gras artigianale! (Clicca Qui per leggere l’articolo dedicato alla squisita cena con verticale di Sauternes di Chateau Suduiraut fatta proprio nel loro delizioso ristorantino annesso alla Maison a Preignac!)

Gardet Brut Rosé: semplicemente sgarbato.

Pinot Noir, Pinot Maunier e 10% Vin Rouge. Affinamento di 24 – 36 mesi. La bollina è fine e cremosa. Al naso note di sorbetto al limone, lime, pepe nero, maracuja. Non particolarmente morbido, grandissima acidità, freschissimo. Non mi è piaciuto molto, soprattutto in bocca. Se il naso è discreto, il palato è inopportuno. Troppo acido nonostante gli 8 g/l, in qualche momento mi ha dato l’impressione di un’uva non colta al momento giusto di maturazione fenolica. Non l’ho trovato affatto allineato con il concetto di proporre uno Champagne che sia emblema della Montagna di Reims… e se questo Champagne lo fosse non ci saremmo proprio. Comunque ad altri ospiti della degustazione è piaciuto…

Champagne Gardet: Conclusioni

Troppo spesso nei ristoranti italiani lo Champagne è un cruccio ricorrente. Lo Champagne è un prodotto che anche i ristoratori capiscono poco, anche se si va su ristoranti con un ticket elevato. Con la premessa che non ho idea dei costi, se questi sono in linea col prodotto, trovo sia il Blanc de Noir che il Brut Réserve due Champagne che vale la pena aggiungere in carta, anche e soprattutto per la loro capacità di coprire un renge di proposte eterogenee che li rende appunto adatti a pubblici e piatti diversissimi. Del resto Champagne Gardet nacque nel 1895 dal sogno di un uomo Charles Gardet e fu per anni una conduzione familiare, fino ad arrivare alle 2 milioni di bottiglie odierne… le differenze sono di casa qua! Che dire infine? Emozioni oltre il Gusto ha diverse proposte di questa azienda… si può davvero provare a scoprire se le altre etichette hanno un gusto più internazionale o più tradizionale!

Partiamo alla volta della Montagna di Reims allora?

Cheers ❤

Chiara

P.S. Un complimento a Hic Enoteche per i deliziosi fingerfood proposti!

P.P.S. In ultimo due parole su un altro vino non Champagne importato da Emozioni Oltre il Gusto: Chateau Pigoudet Classic Coteaux Aix-en-Provence che ci hanno gentilmente omaggiato a fine giornata. Degustato a casa, con calma, prima da solo e poi in abbinamento ad uno spaghettone col pesto alla genovese. L’ho trovato buonissimo! Mi ha ricordato proprio il mio ultimo viaggio alla scoperta dei Rosé di Provenza… e devo dire che è uno di quelli che mi è piaciuto di più!

champagne gardet chateau pigoudet

Di un rosa tenue incantevole, sembra incredibile ma profuma davvero di Provenza: al naso è floreale, con note di rosa, lavanda, gesso, erbe selvatiche, cumino, pepe bianco e mi ha ricordato le infinite passeggiate tra i vigneti nei dintorni di Hyères e Porquerolles… con quel profumo di erbe aromatiche che si perde in una nota quasi salmastra. In bocca è splendido: freschissimo, sapido ed elegante, si presta tanto per l’aperitivo quanto in abbinamento a primi piatti a base di verdure e risotti. Grazie per avermelo fatto scoprire! 🌹

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Per la Festa del Papà parliamo di Argentina e vini argentini

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Sono stata un po’ incerta su che argomento scrivere oggi… anche perché ogni giorno mi scrivete numerosissimi con tante domande e curiosità sul mondo del vino. Come sempre non posso rispondere a tutti (però faccio il possibile), ma parto subito con un primo consiglio per superare l’esame AIS! Non dimenticarti di studiare anche quelle cose che ti sembrano secondarie: all’esame possono chiederti qualunque cosa sia nel programma! Così oggi ho deciso di coniugare la Festa del Papà parlandoti di vini del mondo… e dato che mio papà è nato in quel di Buenos Aires ti svelerò quali sono i vini argentini migliori!

Fin da bambina ho ascoltato incantata i racconti dei miei nonni quando vivevano in Argentina… lo stile di vita così diverso eppure così vicino al nostro,  le persone, gli enormi viali di Buenos Aires, le distese sconfinate, il culto della carne che ancora mi sembra di assaporare. Del resto l’Argentina è famosa in tutto il mondo per la sua carne, cotta allo spiedo come mi raccontava mia nonna, quando più famiglie si mettevano intorno al fuoco nei giorni di festa. Carni succulente di bestiame allevato nelle Pampas… ma… e il vino? I vini argentini non godono della stessa notorietà della carne, eppure ci sono rossi dotati di grande struttura capaci di abbinarsi alla perfezione.

Vini argentini: la storia

La vite in Argentina non ha una storia millenaria, ma è arrivata solo dopo la scoperta dell’America nel 1492. Per l’esattezza si fa risalire il primo impianto al 1554 quando Juan Cidrón, missionario spagnolo, importa dal Cile la vitis vinifera e la pianta a Santiago del Estero. Si narra che con lui era presente anche Juan Jufré, secondo fondatore della città di Mendoza, i cui insegnamenti posero le basi della viticoltura delle province di Mendoza e San Juan. Intorno al 1700 comincia la vendita dei terreni agricoli vocati a vigneto. I terreni sono valutati in base al numero dei vigneti ed alla loro vicinanza alla piazza principale di Mendoza.

vini argentini

Subito dopo, nel 1800, incomincia la produzione commerciale e la vendita di vino grazie agli emigranti europei italiani. Non a caso i vitigni coltivati in Argentina provengono per lo più dall’Italia! Inoltre con il boom dell’immigrazione, facilitata anche da una politica che regalava terre o le vendeva a rate e a prezzi esigui per popolare un grande continente pressoché disabitato, portò anche ad un aumento della domanda! Tra il 1880 e il 1910 circa 1.500.000 emigranti italiani arrivarono in una Argentina che, all’epoca, contava un numero inferiore di abitanti su tutto il continente: si parla di appena 1.100.000 abitanti! Gli emigranti erano soprattutto genovesi e piemontesi (il nebbiolo in Argentina è coltivato tutt’oggi) tanto che nel 1882 issarono la bandiera di Genova e fondarono la Repubblica Genovese indipendente di Buenos Aires… rivolta che fu poi intelligentemente soppressa senza l’uso di armi.


Gli argentini sono italiani che parlano spagnolo e si credono inglesi. Octavio Paz
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Tuttavia fu molto importante anche il contributo francese: Aimé Pouget fu uno dei pionieri della viticoltura argentina e sul finire del 1800 realizzò un vigneto sperimentale a Mendoza e indrodusse vitigni come lo chenin blanc, lo chardonnay e il malbec. Altro prezioso contributo arrivò da Tiburcio Benegas Ortiz Posse, un politico-imprenditore-impresario e precursore dell’industria vitivinicola argentina che fondò una cantina modello chiamata El Tapiche dopo aver costruito un vigneto di 250 HA a Mendoza. All’epoca nessuno in Argentina investiva nell’attività vitivinicola e la sua figura fu davvero fondamentale per la crescita!

vini argentini

Determinante la costruzione di due infrastrutture: nel 1884 fu costruito un sistema di canali che consentì di sviluppare un’irrigazione davvero necessaria, mentre nel 1885 venne costruita la linea ferroviaria Mendoza – Buenos Aires. Queste due opere, insieme all’aumento della domanda di vino a causa dei numerosi emigranti italiani abituati a berlo, portarono la vitivinicoltura da 4.800 HA vitati nel 1887 a 32.000 HA vitati nel 1910. Nel giro di 60 anni, col proseguire del fenomeno di emigrazione, il vigneto argentino arrivò a superare i 350.000 ettari. Purtroppo la dittatura militare che tenne il potere tra il 1976 e il 1983, nel cosiddetto periodo della Guerra Sporca, provocò un crollo della viticoltura argentina. Come spesso accade, non tutto il male viene per nuocere: quando il governo militare cadde si riorganizzò il vigneto e si privilegiarono le aree maggiormente vocate per cominciare una produzione rivolta alla qualità.

vini argentini

A seguito di questo sui vini argentini misero gli occhi investitori stranieri, per lo più francesi, che videro del potenziale grazie alla qualità, alla quantità e ai costi contenuti, per la produzione di vini destinati al mercato internazionale caratterizzati da uno straordinario rapporto qualità/prezzo. In seguito arrivarono acquirenti da quasi ogni parte del mondo. Moet&Chandon ad esempio ha creato una vera e propria filiale argentina, dalla quale produce il celebre Cheval des Andes, un taglio di malbec, cabernet sauvignon e petit verdot caratterizzato da un profumo speziato e minerale, di frutta matura, che scende in bocca dotato di grande eleganza e struttura. Cheval des Andes nasce dall’incontro di  Château Cheval Blanc Premier Grand Cru Classé A di Saint-Emilion e Terrazas de los Andes a Luján de Cuyo, nel nord della regione di Mendoza. Il risultato è un interessantissimo vino rosso da inserire nella wishlist di ogni winelovers!

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Vini argentini: geografia

Con i suoi 2,78 milioni di km² e i suoi 3.700 km di lunghezza da Nord a Sud, l’Argentina ha climi davvero molto diversi. Ad Ovest poi ci sono le Ande e a Nord Ovest c’è l’Aconcagua, la montagna più alta dopo il sistema dell’Himalaya e raggiunge quasi i 7.000 metri. In pratica è la vetta più alta di tutto l’emisfero meridionale e di tutto quello occidentale! Ci sono poi diversi fiumi, il principale è Río Paraná, il più lungo fiume delle Americhe dopo il Rio delle Amazzoni, che sfiora i 5.000 km. In Argentina sono presenti anche diverse fonti termali e dei grandi laghi. L’aspetto forse più interessante è che l’Argentina ha 4.665 km di costa con due correnti che si alternano e influenzano in modo davvero importante il clima: la Corrente del Brasile è calda, mentre la Corrente Antartica delle Falkland è fredda. Inoltre nell’estremo sud dell’Argentina abbiamo la Terra del Fuoco che, a dispetto del nome, è il punto più vicino al Polo Sud. Sempre lì abbiamo il Canale di Drake, che è un posto che sogno prima o poi di vedere: qui si fondono Oceano Atlantico e Oceano Pacifico, in un modo in cui la natura dà davvero spettacolo della sua potenza: è infatti uno dei punti più burrascosi del pianeta!

vini argentini zone vitivinicole

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Vini argentini: clima

Il clima va da subtropicale a Nord fino a subpolare a Sud. L’Argentina del Nord è caratterizzata da estati molto calde e umide, inverni miti e secchi e da regolari periodi di siccità. L’Argentina Centrale è caratterizzata da estati calde e temporalesche che causano le più pericolose e abbondanti grandinate del pianeta e inverni freschi. L’Argentina del Sud è caratterizzata da estati fresche e inverni molto freddi e nevosi. Altro fattore determinante per la viticoltura sono i 3 venti principali: il freddo Pampero, il caldo Vento del Norte, e la terribile e calda Zonda dell’Argentina Centrale che soffia creando raffiche di vento fino a 120 km/h. In ultimo l’estremo sud dell’Argentina sperimenta fino a 19 ore di luce al giorno da novembre a febbraio, mentre da maggio ad agosto ci sono lunghe notti.

Una curiosità? Sia la temperatura massima sia la temperatura minima di tutto il Sud America sono state rilevate in Argentina! La massima 49 °C in Provincia di Salta l’11 dicembre 1905. La minima – 33°C in provincia di Chubut il 1° giugno 1907. Questo è assolutamente significativo per capire quanto sono diverse le varie zone dell’Argentina!

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Vini argentini: terreni

I terreni delle zone coltivate a vigneto sono soprattutto di origine alluvionale, morenica e vulcanica. Sono terreni argillo-limosi abbastanza fertili in cui le viti crescono e fruttificano con grande vigoria. In alcune zone si possono trovare terreni sciolti e sabbiosi o ciottolosi, molto drenanti e poco fertili, ma per questo adatti a produrre vini più strutturati e di qualità migliore. I terreni sono coltivati fino a 1.700 metri sul livello del mare.

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Geografia, clima e terreni come influenzano i vini argentini?

vini argentini

Da quanto ho scritto sembra evidente che l’unica zona davvero adatta alla vitivinicoltura sia l’Argentina del Nord! Al centro le terribili grandinate e le raffiche di vento, al Sud le temperature glaciali e la neve! Il vigneto Argentino parte da Nord e si snoda per 1.700 km verso Sud occupando appunto tutta l’Argentina del Nord. Qui l’irrigazione è indispensabile a causa del clima caldo-secco e delle piogge scarse. Dighe, canali e pozzi sfruttano i fiumi e compensano la carenza idrica naturale.

 

In breve…

.CLIMA = caldo e secco nelle pianure, fresco e con grandi escursioni termiche oltre i 500 metri s.l.m.

TERRENO = alluvionale, sabbioso o ciottoloso

VITIGNI CHIAVE = a bacca bianca: pedro jiménez (vini profumati, fruttati, freschi e speziati per il mercato interno), torrontés (vini profumati, fruttati, freschi e speziati per il mercato interno), chardonnay (è utilizzato soprattutto per vini destinati al mercato anglosassone. I vini ottenuti hanno infatti un taglio internazionale: lo chardonnay fa spesso un passaggio in barrique per ottenere vini di struttura e con calde note speziate. Tuttavia nella zona della Valle del Padernal, a 1.340 metri di altitudine, si producono chardonnay molto freschi e con profumi interessantissimi grazie alle escursioni termiche!), moscato di Alessandria (è utilizzato per produrre bianchi aromatici di elevata qualità soprattutto nella zona di Salta), chenin blanc (insieme al trebbiano e al sémillon è utilizzato soprattutto come vino da taglio per la produzione di basi spumante nella splendida Patagonia), trebbiano, rieslinga bacca rosa: moscato rosa (vinificato in bianco) – a bacca nera: cereza (il vitigno più coltivato – si ottengono vini rosati di medio-bassa qualità usati nel mercato interno come vino da tavola), criolla (il vitigno più coltivato – si ottengono vini rosati di medio-bassa qualità usati nel mercato interno come vino da tavola), malbec (vitigno principe nella produzione dei migliori vini argentini. Si ottengono vini di colore rosso rubino profondo, con profumi di frutta matura e spezie, morbidi e strutturati), bonarda (tradizionalmente era il vitigno dominante, oggi è in leggero calo. I vini prodotti sono comunque interessanti per i loro profumi e i tannini ben amalgamati), nebbiolo, syrah (recentemente è diventato uno dei vitigni a bacca rossa più coltivati e si ottengono vini alcolici, strutturati e speziati), sangiovese, cabernet sauvignon (vini destinati al mercato internazionale e caratterizzati da profumi speziati ed erbacei, acidi e di grande temperamento), tempranillo (si ottengono vini giovani, fruttati e freschi per lo più destinati al mercato interno), merlot (usato soprattutto come vino da taglio per vini destinati al mercato internazionale).

VITICOLTURA = irrigazione obbligatoria in pianura, viti allevate tradizionalmente a controspalliera alta e tendone, oggi sono molto usati anche il cordone speronato e il guyot. Per abbattere i costi la raccolta è fatta per lo più con mezzi meccanici.

ZONE CHIAVE = Mendoza (dove si produce soprattutto il Mendoza Malbec, nella zona est ottimi i vini bianchi di torrontés, trebbiano, chardonnay e riesling) – 70% della produzione di vini argentini), San Juan (ottimi vini in stile sherry ottenuti da torrontés riojano dotati di grande alcolicità e bassa acidità – 18% della produzione di vini argentini), Rioja (uve bianche che a causa del clima diventano zuccherine e profumate ma con bassa acidità destinate per lo più all’appassimento e a produzioni “senza pretese” – 3,5% della produzione di vini argentini), Patagonia – Rio Negro (vini fruttati e profumati ottenuti con pinot nero, sauvignon blanc, chardonnay, chenin blanc e sémillon che costituiscono per lo più basi spumante – 2% della produzione di vini argentini), Salta 1.700 m s.l.m. vicino ai tropici (dove si produce il Cafayate Torrontés, vino bianco freschissimo), Maipu (si producono Cabernet Sauvignon, Malbec e Chardonnay), Valle del Padernal 1.340 m s.l.m. (vini di alto livello grazie alle escursioni termiche che raggiungono i 20 °C di differenza tra giorno e notte – soprattutto bianchi internazionali)

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Vini argentini: un abbinamento vino cibo davvero imperdibile

Quando penso alla cucina argentina subito penso all’Asado, ovvero a grossi tagli di manzo (diciamo pure bestie intere!! infatti nonna mi raccontava che lo mangiavano tutti insieme coi vicini) lasciati cuocere lentamente sulle braci per molte, moltissime ore. Da sottolineare che il vero Asado si fa come in questa foto, con la carne attaccata a un palo conficcato nel terreno con le braci intorno e non alla griglia come propongono alcuni “ristoranti argentini” in Italia. Perfetto l’abbinamento con il Mendoza Malbec, vino rosso caratterizzato da note di frutta matura che sfumano in note vegetali e speziate, morbido ma dotato di grande struttura e con una grande intensità.

vini argentini asado

L’Asado nasce come “cibo obbligato” dei gauchos argentini che trovavano in questa deliziosa carne l’unico alimento di cui cibarsi. I gauchos sono la versione sud americana dei cow boy nord americani. In pratica erano abilissimi uomini a cavallo che guidavano le mandrie di bestiame selvatiche e le commerciavano con i centri cittadini. Inutile dire che le carni di queste bestie, grazie alla natura e al pascolo libero, erano di una bontà unica.

Mi sembra doveroso chiudere questo articolo con una foto del mio caro nonno Wagner proprio in versione gaucho. 😍

giornata della memoria vini argentini

Non vedo l’ora di partire per scoprire le bellezze dell’Argentina e per visitare le cantine locali!! 😍

Cheers 🍷

Chiara

P.S. A me un tour dei vini argentini ancora manca, quindi per alcune foto presenti in questo articolo dei vigneti di Mendoza ho preso quelle di questo blog dedicato che ti consiglio assolutamente di leggere e che ringrazio! Say Hueque – Tralvel tales of Argentina

P.P.S. Altra cosa doverosa è chiudere con una poesia che ho scritto nel 2011 pensando a mia nonna… versi fatti di ricordi e di racconti di un grande amore.

Verano Porteño

Con rara eleganza ti pettinavi piano

i capelli di Circe scompigliati dal Pampero

lo specchio rifletteva immutato il volto di lui

mentre a nord est posavi ricordi di burro

preparando il tuo corpo per l’ultimo tango.

Non una tempesta avrebbe rapito i tuoi sogni

non una partenza avrebbe cambiato i tuoi modi

Sorridevi.

L’Argentina non dimentica

chi ha tenuto in grembo i suoi figli.

L'articolo Per la Festa del Papà parliamo di Argentina e vini argentini proviene da Perlage Suite.

Olio e Salute: Dott. Palazzoli con Lions Valtrompia | Ristorante Carlo Magno

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Ti sto scrivendo in diretta dal Ristorante Carlo Magno di Collebeato (Brescia). Il Dottor Lorenzo Palazzoli, Medico, Ricercatore e Oleologo è ospite di Lions Valtrompia per un breve corso sull’Olio Extra Vergine d’Oliva. L’obiettivo della serata è spiegare lo stretto legame tra Olio e Salute, seguirà una cena eseguita dallo Chef Beppe Maffioli che avrà proprio l’Olio Extra Vergine d’Oliva come protagonista. Infine sarò orgogliosa di presentare la mia amata Guida Vini Spumanti 500 Bolle in 500 a tutto il Lions Club Valtrompia!

Sono arrivata al Ristorante Carlo Magno poco prima delle 18 e, ancora prima di apprezzare la bellissima dimora cinquecentesca, ho apprezzato lo splendido panorama sulla valle al calare del sole. La struttura all’interno è molto bella e curata, e la sala riservata a Lions Valtrompia è davvero splendida.

olio extra vergine

Ho avuto il piacere di conoscere personalmente il Dottor Lorenzo Palazzoli, col quale collaboro per la stesura del blog dell’azienda Tenuta Tre Gemme. Innanzitutto è di un’eleganza meravigliosa, ed è davvero un piacere ascoltarlo! Il corso meriterebbe una trattazione più lunga, prima di tutto perché Lorenzo è bravissimo, e poi perché l’Olio Extra Vergine d’Oliva è un cibo funzionale per la nostra salute. Dobbiamo infatti ricordarci sempre che noi siamo quello che mangiamo, ed è impensabile pagare di più un litro d’olio per il motore della macchina e poi pagare pochi euro un litro d’olio per il nostro corpo.


Il tuo cibo sarà la tua medicina. Ippocrate
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Su questo punto ci tengo tantissimo, perché è da sempre che mi batto su questo argomento: noi siamo quello che mangiamo. Perché dobbiamo avere un’alimentazione ricca di antiossidanti (polifenoli)? Perché nel nostro organismo si formano i radicali liberi. Semplificando un radicale libero è una cellula che ha perso un elettrone. Gli antiossidanti hanno più elettroni e possono dare al radicale libero l’elettrone che gli manca per essere un atomo sano. Ogni giorno il nostro corpo forma radicali liberi che ci uccidono più o meno velocemente. Questi sono dovuti allo stress, al fumo, all’inquinamento… noi possiamo combattere tutto questo con un’alimentazione sana. L’olio extra vergine d’oliva è uno Smart Food, ovvero è uno dei 30 alimenti che dialogano con il nostro DNA per prolungare la nostra vita. Quindi l’alimentazione ha un ruolo predominante sulla nostra salute e sull’allungamento della nostra vita. Bisogna prestare attenzione a quello che si mangia e a cosa si compra, si può risparmiare su un vestito o su una borsetta, ma non sul cibo! Un terzo dei tumori ce li mangiamo a tavola, è impensabile fare la spesa nei discount o, tanto per stare in tema, comprare una bottiglia di finto olio extra vergine da 3-4 €! Personalmente poi voglio sempre sperare che gli appassionati di vino e di buona cucina evitino il fumo come la peste! Giusto qualche sera fa ero al compleanno di Cascina Lorenzo e c’è stato un giornalista che ha fatto commenti sul naso di uno dei vini dopo essersi fumato due sigarette. Ti dico solo che quando è rientrato io non riuscivo a sentire altro che il puzzo di fumo dei suoi vestiti (ed ero distante), come poteva valutare lui un leggero sentore del vino?

Dopo la parte teorica siamo passati alla pratica e abbiamo degustato diversi campioni d’olio extra vergine d’oliva per capire le varie differenze organolettiche e qualitative. Finita la degustazione ci siamo spostati in sala per la cena preparata con grande cura dallo Chef Beppe Maffioli.

olio extra vergine dottor lorenzo palazzoli

Tra gli Olio Extra Vergine d’oliva degustati, tutti molto buoni, senza dubbio è l’Uomo di Ferro che mi ha rubato il cuore! Intensissimo, di un bel colore verde carico e con un fruttato medio forte al naso molto pulito dove si riconoscono la rucola, il mallo di noce, il cardo, il carciofo, la mandorla. In bocca è amaro e piccante. Sicuramente un olio da abbinare a carni succulente (per stare in tema proprio agli arrosticini abruzzesi, ma anche a una bella bistecca alla fiorentina) o da gustare da solo. Come ha detto Lorenzo, abbiamo un sesto ricettore all’interno della nostra bocca capace di farci riconoscere l’umami, ovvero il gustoso/saporito, che è presente nell’olio extra vergine d’oliva.

olio extra vergine

Abbiamo cominciato con un aperitivo di benvenuto a base di un’insalata di carciofi e nocciole. Come sommelier ho imparato a diffidare dai carciofi data la loro difficoltà di abbinamento, ma devo dire che l’ho trovata gustosa e ben eseguita. Forse avrei gradito una nota ancora più croccante. In abbinamento un olio del Garda molto delicato, piuttosto citrino e vanigliato.

olio extra vergine chef beppe maffioli

Risotto mantecato al limone, cipollotto, olio extra vergine del Garda con tartare di gamberi rossi. Accostamento vincente e grande equilibrio nel bilanciamento del limone e del cipollotto, che non era affatto semplice e scontato. La tartare di gamberi rossi squisita e piacevolissima mangiarla insieme al risotto con la sua nota citrina. Quanto al risotto vero e proprio, per un mio gusto personale, lo avrei preferito un po’ più cremoso e amalgamato… all’onda insomma… tuttavia credo che sia un risultato derivato dagli ingredienti di mantecatura che, anche se emulsionati, si scindono con facilità (penso al burro e al limone).

olio extra vergine

Profumi di mare all’Olio Extra Vergine di Oliva del Garda Casaliva. Cottura sottovuoto in barattolo a 65°C per 12 minuti per questo secondo strepitoso. Quando ogni ingrediente riesce a mantenere il suo gusto in modo così nitido e, al contempo, a profumare di mare in modo univoco… beh è un vero successo. Mi complimento inoltre per la qualità della materia prima: il pesce era tutto strepitoso! In particolare in questo piatto ha mantenuto la freschezza degli ingredienti crudi con una “cottura non cottura” delicatissima. Speciali le capesante e il gambero rosso.

olio extra vergine chef beppe maffioli

Gelato alla mandorla con crumble di mandorla, olive confit e Olio Extra Vergine d’Oliva del Garda. Un’unica parola: STREPITOSO. Un dolce non dolce bilanciato alla perfezione, con il gelato all’acqua di mandorla di una cremosità e una leggerezza unica. Normalmente sono un’amante dei gelati pannosi, ma se si riesce ad ottenere questa cremosità con un gelato che ti rimane così leggero grazie all’utilizzo dell’acqua… tanto tanto meglio! Le olive confit poi le ho trovate speciali… e anche l’Olio Extra Vergine d’Oliva del Garda sopra (lo stesso citrino e vanigliato) si è sposato alla perfezione. Un’esperienza da ripetere assolutamente!

olio extra vergine chef beppe maffioli

Dopo cena lo Chef Beppe Maffioli ci ha raccontato tutta la sua filosofia di cucina e l’importanza per lui del “fattore umano” (mi ha ricordato tanto Identità Golose 2018)! Ci ha raccontato le sue straordinarie esperienze londinesi ed è stato un vero piacere ascoltarlo, soprattutto quando ha parlato di come costruiscono il menu nel suo ristorante. Beppe Maffioli è uno Chef fuori dal comune: al talento seguono umanità, professionalità ed equilibrio. Che dire se non che meriterebbe a pieno titolo di essere anche lui nel firmamento delle stelle Michelin?

olio extra vergine lions valtrompia

Dopo lo Chef Beppe Maffioli è stato il mio turno: sono stata felicissima di presentare la mia Guida Vini Spumanti 500 Bolle in 500 a tutto il Lions Valtrompia! Ho parlato di curiosità del mondo degli spumanti, ma soprattutto mi sono soffermata sull’importanza di aprire la mente a cantine e luoghi meno noti… per non bere sempre gli stessi 4 o 5 produttori di bollicine! Mi è piaciuto molto avere un pubblico così interessato e interattivo che mi ha fatto molte domande a cui è stato un piacere rispondere. E un grazie di cuore a tutti per i complimenti che mi avete fatto quando avete “toccato con mano” la mia adorata guida😍

500 bolle in 500 guida vini spumanti

Compra subito la tua copia della mia Guida Vini Spumanti cliccando QUI!

Infine un ultimo ringraziamento a Lions Club Valtrompia, al Presidente Lion Roberto Ferrata, a Nicoletta che condivide con me la passione per le orchidee (da comprare rigorosamente su www.iloveorchid.com), allo Chef Beppe Maffioli e a tutto lo staff del Ristorante Carlo Magno per l’ospitalità, la professionalità e la cena squisita.

olio extra vergine

Un grande grazie anche a Carla Perrucci di Tenuta Tre Gemme per avermi fatto conoscere Lorenzo… e perché è una delle donne più splendide che ho mai conosciuto. Infine il grazie più grande va al caro Dottor Lorenzo Palazzoli per la bellissima lezione, il grande charme e la piacevolissima compagnia! Sono stata felice di ospitarlo il giorno successivo a casa mia a Monte Isola, dove abbiamo fatto una bellissima passeggiata sul lago prima del suo rientro in Abruzzo! A parte che ho fatto le tagliatelle con il ragù bianco di migole, gli ho fatto assaggiare il delizioso salame di Monte Isola che fa Mazzucchelli in piazza in abbinamento a uno dei vini spumanti eccellenti della mia Guida Vini Spumanti 500 Bolle in 500: Dorigo Blanc de Noirs. E poi le degustazioni di olio sono continuate anche a casa mia, assaggiando entrambe le varietà di Maurizio Ribola, il mio vicino di casa, che fa un Olio Extra Vergine di Oliva completamente prodotto a Monte Isola molto interessante di monocultivar Sbresa e un Leccino più tradizionale. Certo sono entrambi “oli di lago”, caratterizzati quindi da un sentore fruttato complessivamente delicato, ma la Sbresa riserva piacevoli sorprese. E poi si presentano davvero benissimo, complimenti al mio vicino di casa per le etichette e per la scelta delle bottiglie! 😄

olio extra vergine monte isola

Detto questo sono le 20:30 di domenica sera… mi metto a cucinare. Stasera, sulla scia di questo articolo, preparerò una gustosissimo fusillo con olio extra vergine d’oliva ed erbe aromatiche. 😄Un abbraccio e ricordati di essere felice!

Chiara

P.S. Come sempre un doveroso ringraziamento ai miei sponsor: Universo Foto per Sony con la mia splendida macchina fotografica compatta professionale RX100M4 che adoro! Se stai cercando una macchina fotografica super ti consiglio di approfittare di questa promozione su Amazon cliccando QUI: da 1.050 € di prezzo di listino a 698,00 €! Meglio fare in fretta perché non so quanto durerà un’offerta simile! 😎

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Qualità o Quantità? Alla fine è solo questione di cultura e mentalità.

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In questa domenica ci sono diverse cose di cui voglio parlarti… e non pensavo assolutamente di scrivere questo articolo dedicato a “Qualità o Quantità“… ma in realtà è un qualcosa che ho dentro di me da molto, molto tempo e ne parlo spesso anche con mio papà e Fabrizio… quindi è giunto il momento. Proprio ieri sul gruppo Facebook “Orchidee che passione” ho scritto un post dedicato a questo argomento, ed è proprio dalle risposte che ho ricevuto tratto ispirazione per questo articolo… quindi grazie a tutte le persone che hanno partecipato. Ora parlerò di Qualità o Quantità facendo l’esempio delle orchidee… perché per me è assolutamente calzante nella traslazione prima al mondo del vino e poi al mondo del cibo.

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Qualità o Quantità? Questione di Cultura.

La premessa è che, come in tutte le cose, tutto è questione di Cultura. Attenzione, la Cultura, quella vera, che spesso non coincide assolutamente con il livello di istruzione scolastica. Ci sono persone con i dottorati e la Cultura di un criceto, e ci sono persone con la terza media con una Cultura infinita. A volte semplicemente non tutti partono con le stesse possibilità economiche e non tutti credono nel sistema scolastico. Partiamo sempre dal presupposto che la Cultura non costa niente: ti assicuro che anche la biblioteca di un piccolo paese di 10.000 abitanti come quello in cui sono cresciuta aveva una Biblioteca assai fornita… e non ho avuto pace finché non ho letto gran parte di tutti i libri che erano presenti, fatta eccezione per i libri di Letteratura che, ahimé, non ho mai digerito. Ecco, spero che mio zio Gino Tellini e mia cugina Giulia non leggano questo articolo o mi disconosceranno (😘😘a tutti i miei parenti toscani e alla Toscana che mi è tanto cara)… ma ognuno ha i suoi limiti… e il mio limite è questo. Però tanti libri di arte, architettura, astronomia, genetica, psicologia e filosofia me li sono letti. A volte leggevo più di un libro al giorno. A volte mia madre si incazzava con me perché leggevo così tanto da non dormire, arrivando a leggere sotto le coperte con una piccola lucina nascosta dal copriletto. Ecco perché sono tutt’ora accecata. Ero drogata di libri. Letteralmente! 😄Per questo tanto per cominciare ho un’avversione per chi non scrive e parla in italiano corretto (e non parliamo dell’errore di battitura, o dell’errorino innocente: nessuno è perfetto!). Lo faccio notare sempre e spesso mi sento rispondere: non tutti hanno avuto la possibilità di studiare! No signore e signori, la voglia, non la possibilità. Ogni biblioteca contiene dizionari e libri di Grammatica Italiana. Parlare in un italiano non dico “da manuale” ma quantomeno “leggibile” è il primo segno di rispetto verso il tuo interlocutore.

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Qualità o Quantità? Breve storia del perché di questo articolo.

Come forse sai ho tre passioni che sono il motore della mia vita: il Design (di interni soprattutto), il Vino e le Orchidee. Fondamentalmente la mia massima aspirazione è scrivere in un bellissimo giardino d’inverno stile industriale pieno di orchidee rare assaporando un buon calice di vino. In effetti è esattamente quello che faccio… anche ora (mi manca solo il giardino d’inverno). Per il calice di vino però aspetto ancora un’oretta che sono le 10 di domenica mattina… 😄Sintetizzando, la domanda che ho posto nel gruppo Facebook Orchidee che passione ieri è: “Perché comprate 10-20-50-70 (giuro) ibridi di Phalaenopsis di bassa qualità identici dove cambia malapena il colore quando ci sono migliaia di specie di orchidee botaniche o ibride da coltivare?” Un’orchidea di una tipologia diversa, di buona qualità, ti può costare dai 15 ai 150 € (beh alcune anche molto di più… ma è un discorso a parte… non è la media!). Direi esattamente come una buona bottiglia di vino! La risposta più comune che ho ricevuto è che le Phalaenopsis ibride al supermercato – Ikea – Leroy Merlin e similari le trovi anche a 5 € in svendita mentre le orchidee un po’ più ricercate il più delle volte le trovi solo online e costano di più. Verissimo. Ma se la media di queste persone ha 20 orchidee da 5 €  ha speso comunque 100 €… che è il costo di circa 2-3 orchidee un po’ più particolari, più la famosa Phalaenopsis ibrida da 5 €!

Qualità o quantità

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Qualità o Quantità? Finalmente parliamo di vino!

Allo stesso modo, perché comprare tante bottiglie di “vino” nella grande distribuzione da 3 €? Non è meglio comprare direttamente dai produttori o in enoteca (offline o online) delle bottiglie di vino contenenti prima di tutto vero vino e poi capaci di dare qualche soddisfazione? Ma soprattutto, lo sapete che la GDO applica un ricarico fisso intorno al 40% al netto del trasporto e se quella bottiglia di vino la paghi 3 € vuol dire che è uscita franco cantina a 1,50 €? E lo sai quanto costa il vetro, l’etichetta, il tappo e magari anche la fascetta della DOC? (Non ho mai capito come fanno ad averla, ma non sono così rare…). Davvero pensi che può esistere un vino vero che costa 50 centesimi al litro? Dove in quei 50 centesimi ci stanno il costo dell’uva (di produzione o acquisto), la manodopera (in vigna e/o in cantina), la commercializzazione (distribuzione o comunicazione) e il ricavo dell’azienda?

qualità o quantità

Da una settimana vengo bombardata di pubblicità su Facebook di Giordano Vini. Non molto tempo fa mi è stato chiesto da un’agenzia pubblicitaria, per migliorare il posizionamento dell’e-commerce di Giordano Vini, di inserire un articolo sponsorizzato (leggi a pagamento) contenente un link al loro e-commerce. Su Perlage Suite non parlerò mai bene di un’azienda che ti vende 12 bottiglie di “vino” + 6 “specialità” gastronomiche con 49,90 € e ti regala anche un servizio di 12 piatti! Spedizione inclusa, eh! Ma porca pupazza! E questo migliaio di persone che ha messo “mi piace” e ha lasciato un commento per fare i complimenti per la qualità dei vini? Ecco, questa è la (non) Cultura di cui parlavamo prima. Che non ha niente a che vedere con la preparazione accademica.

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Qualità o Quantità? E il cibo?

Parliamo di persone che vanno al discount per risparmiare, comprano “vino” o olio “extra vergine” d’oliva a 3 € il litro e poi spendono magari 7-8 € per un aperitivo fatto di alcol scadente e centinaia di euro per l’abbigliamento firmato. O peggio 50 € per la Louis Vuitton “parallela” 😄, per far proliferare il mercato della contraffazione. Poi magari hanno una bella macchina o una bella moto, e a lei sì, danno un buon olio per far andare bene il motore. Signori, i tumori li hanno creati a tavolino per aumentare i profitti di pochi e finché ve li mangiate convinti di fare pure un affare non c’è speranza. Perché finché compri un’orchidea di terza mano, al più rischi di portare a casa la cocciniglia o il “simpaticissimo” fusarium (e chi ha comprato almeno una Vanda in un qualsiasi Garden morta a fine fioritura ora ha dato finalmente il nome al suo “nemico”), ma se bevi un vino scadente o mangi della carne di bestie tenute in vita con gli antibiotici ma piene di tumori e altre patologie, è la tua pelle a rischiare. A comprare cibo a poco prezzo non stai facendo “l’affare” tu, al più lo fa l’azienda che lo ha prodotto che con la tua salute ci spazzola i peli sul suo stomaco. Smettila, smettila, smettila di andare al discount. Ti prego. Mangia meno e meglio piuttosto. E non mi dire che un pacco di pasta di qualità prodotta con grano italiano ti incide sul bilancio in maniera irreparabile. E magari fumi, ma per le sigarette i soldi ci sono sempre, no?

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Qualità o Quantità? Il tirchio e la grettezza umana.

Credo che il difetto peggiore in una persona sia la tirchieria. Oddio, anche il cafone e l’ignorante si difendono bene, ma il tirchio fa assolutamente razza a sé (e spesso è anche cafone e ignorante, siam sinceri!). Non c’è niente di peggio di chi ha i soldi ma ci è così grettamente attaccato da pregiudicare la sua salute e quella di un compagno/a o peggio di un figlio per non spendere un euro di più per la sua benzina, ovvero quello che mangia e che beve! E sia chiaro che qui non si parla di avere o non avere i soldi, come dice sempre il mio migliore amico Fabrizio c’è l’uomo che ha 20 € in tasca e ti fa un regalo da 20 € e l’uomo che ha 2000 € in tasca e ti fa sempre un regalo da 20 €. Anche se il regalo è costato uguale, i due gesti hanno un valore diversissimo! Questo strano animale frequenta tutti i discount e si legge pure i volantini controllando scrupolosamente dove il “vino rosso” costa 0,50 centesimi in meno (poi magari va nel market più lontano e ne spende il triplo di benzina, ma anche questa è un’altra storia) e se ne torna a casa col sorriso di chi ha fatto un affarone. Ecco, se conoscete una persona così fategli leggere questo articolo. Forse mi odierà, ma spero che gli avrò almeno dato uno spunto di riflessione. Sempre che abbia la capacità di riflettere, of course.

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Qualità o Quantità? La guerra dei prezzi dove tutti perdono

Ho un’altra brutta notizia: se scegli la Quantità sei parte anche tu dello schema della guerra del prezzo e lo favorisci. E magari hai una tua attività o sei un libero professionista, e te la prendi se il cliente ti chiede lo sconto. A volte gli dici di no, altre volte gli fai un lavoro “in economia” (leggi dimmerda) perché i soldi ti servono e non gli puoi certo dedicare il tempo che ti serve per fargli un lavoro fatto bene con quel che ha pagato, no? Nel vino, nel cibo e in qualsiasi altro bene o servizio che compri è esattamente la stessa cosa. Con la differenza però che il vino e il cibo te li mangi, e come ha detto anche lo stesso Dott. Lorenzo Palazzoli alla serata dedicata al tema Olio e Salute con i Lions Valtrompia, un terzo dei tumori ce li mangiamo. Quindi, mentre le orchidee Phalaenopsis ibride comuni possono essere “noiose” tutte uguali nelle loro varie declinazioni di colore ma restano comunque bellissime e preziose per la tua casa e la tua salute (sono sempre una medicina per l’anima) e non solo per la Bellezza che portano, il vino e il cibo di bassa qualità ti fa ammalare. Nella Guerra dei Prezzi non ci sono davvero vincitori. Forse qualche Header dell’aziendona di turno farà tanti soldoni, questo sì. Ma anche se non mangia il cibo che vende perché sa che fa male, vive in un Pianeta malato esattamente come te e me. E un altro terzo dei tumori deriva dall’inquinamento.

olio extra vergine lions valtrompia

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Qualità o Quantità? Devo spendere un capitale per bere (e mangiare) bene?

Tutto questo mio articolo non nasce per incentivarti a dissanguarti per una bottiglia di vino, anzi. Si può bere davvero molto bene al giusto prezzo. Il costo del vino è dato da una serie di fattori, tra cui la produzione, la bottiglia e il suo vestito, la distribuzione e la comunicazione. In ogni regione d’Italia ci sono vini eccellenti di tutte le fasce di prezzo. Non a caso stasera comincerò a preparare l’articolo dei 100 vini da assaggiare in questo Vinitaly 2018… e dei 20 imperdibili! Come probabilmente sai ho scritto una Guida Vini per orientarti a bere bene al giusto prezzo (che puoi comprare subito cliccando QUI e la riceverai entro 72 ore dal pagamento). Per questo concludo questa disputa tra Qualità o Quantità proprio facendoti l’esempio di una bottiglia di spumante. Partiamo dal presupposto che un vino spumante naturale è sempre una buona scelta, sia che sia Metodo Classico, sia che sia Metodo Martinotti. In base alla tua Cultura e al tuo gusto personale prediligerai soprattutto i vini ottenuti con uno di questi due Metodi. Un buon Metodo Martinotti lo puoi trovare tranquillamente con 7-8 € di spesa, mentre per il Metodo Classico saliamo intorno ai 15-20 € (per poi arrivare molto, molto più su per vini particolari, denominazioni o Brand famosi). Questa prima differenza è data dal tempo di produzione + tempo dalla messa in commercio impiegato per produrre 1 bottiglia di Metodo Martinotti e quella per produrre una bottiglia di Metodo Classico, dove le differenze arrivano a essere superiori di 60 mesi, a volte di più. 60 mesi in cui ci sono costi, il primo che ti può venire in mente è quello di stoccaggio delle bottiglie. E poi attenzione, anche il processo di lavorazione è completamente diverso! Quando trovi vini di denominazione al Discount “sottocosto” sarebbe da prendere a bastonate chi lo permette. Per farla semplice semplice un Franciacorta Metodo Classico non può costare come un Prosecco Metodo Martinotti. E basta.

Il tutto per dire che se vuoi berti una buona bottiglia il miglior consiglio che posso darti è viaggiare, visitare i produttori, ascoltare le loro storie e comprare direttamente da loro. Pagherai quasi sempre il giusto prezzo e ti stupirai. Se non hai tempo e risorse per viaggiare, vai in enoteca. Spesso troverai enotecari preparati capaci di farti viaggiare loro per l’Italia o il mondo e farti bere bene al giusto prezzo. Non odiatemi, ma io vorrei che tutti smettessero di comprare vino, cibo e orchidee di bassa qualità in discount o similari. Al più comprateci la carta igienica.

Un abbraccio e a presto

Chiara

P.S. Visto che ho parlato anche di orchidee, che ne dici di visitare il bellissimo e-commerce di orchidee del coltivatore Michele Cesi che, modestamente parlando, ho sviluppato io? iLoveOrchid.com Ci sono orchidee bellissimissime! Poi così mi dici anche se ti piace! A proposito, ringrazio anche qui Michele per il suo ultimo, bellissimo e graditissimo regalo che non vedo l’ora di vedere sbocciare: la Colmanara 21 (in vendita anche sul suo sito…).

quantità o qualità

P.P.S. Lasciami un commento per farmi sapere cosa ne pensi, purché sia costruttivo. Essere aperti al confronto è la migliore occasione di crescita personale che abbiamo, soprattutto con persone che la pensano diversamente da noi. Anche se chi predilige la Quantità non è particolarmente furbo, ci può sempre insegnare a mantenere la calma quando leggiamo una caxxata grande come una casa. 😄

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Vinitaly 2018: scarica la mappa degli assaggi di 65 spumanti italiani

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Come probabilmente sai quest’anno è la prima edizione della mia guida vini spumanti 500 Bolle in 500: i migliori 500 assaggi raccontati in 360 pagine a colori. Per questo, per il Vinitaly 2018, ho deciso di fare una mappa degli assaggi completamente dedicata ai migliori spumanti italiani. Il mio obiettivo è stato racchiudere varie tipologie, vini anche della stessa denominazione ma tra loro completamente diversi, privilegiando soprattutto le cantine fuori dalle solite mappe mentali.

Certo nella mia guida vini spumanti ci sono anche etichette blasonate come lo splendido Franciacorta DOCG Extra Brut Riserva “Cuvée Anna Maria Clementi” o il magnifico Trento DOC “Giulio Ferrari Riserva del Fondatore” di Ferrari, ma sono sicura che questi nomi già li conosci e non hai assolutamente bisogno di me per cercarli al Vinitaly 2018! 😄Mi raccomando, alcune cantine citate fanno dei rossi straordinari… quindi non fermarti alle bollicine! Un esempio? Il “Teratis” di La Riccafana, la “Vigna del Generale” di Fattoria Nicolucci, l’“Amarcord d’un Ross” di Treré, La Barbera d’Alba “I quattro conigli bianchi” di Gabriele Scaglione… oppure meravigliosi rosati: prova il Cerasuolo d’Abruzzo di Tenuta Tre Gemme o il “Sogno di Volpe” di Cantina Ariano! E i bianchi? Guai a te se non assaggi il Greco di Tufo di Rosso Vermiglio o il Verdicchio dei Castelli di Jesi Stefano Antonucci di Santa Barbara! Poi ci sono i passiti… e li si apre un mondo… che ne dici di cominciare con un Passito Liberty di Moscato di Trani di Franco di Filippo e proseguire con il Non ti scordar di me di Leone Conti? Se non passi da queste cantine Dio Bacco si scaglierà su di te e trasformerà tutto il vino che hai in casa in Tavernello, occhio! 😄😄😄

Ho creato questa “Infografica” con la mappa degli assaggi del Vinitaly 2018 con l’obiettivo di darti uno strumento facile, che puoi stampare a casa tua, piegare in 4 parti e portare con te ovunque andrai! Ti ho lasciato anche un po’ di spazio per annotare i vini che hai assaggiato o le aziende da cui hai in programma di passare… in modo tale che non devi andare in giro con 200 fogliettini! Che ne dici, ti piace? Ci ho lavorato davvero un sacco… ora per ringraziarmi che ne dici di comprare la mia Guida Vini Spumanti “500 Bolle in 500”? Durante i giorni del Vinitaly ho deciso di riempire la mia 500 di guide… e di consegnarvele a mano direttamente a Verona! Se ti fa piacere sarò felice di farti una dedica nella prima pagina! E solo per tutte e 4 le giornate, se utilizzerai il codice coupon VNYLY18 nel carrello al momento dell’acquisto, la guida avrà un costo di soli 20 € (senza spese di spedizione, se invece non sei al Vinitaly posso spedirtela al costo di 4,90€ con corriere SDA)! Basta selezionare come modalità di spedizione “Consegna a mano a Verona nelle giornate del Vinitaly”!

Se vuoi fare un brindisi con me al Vinitaly ci vediamo in giro… lasciami un commento qui sotto per metterci d’accordo su dove e come! Girerò come una trottola per tutto il Vinitaly, ma ho base in Abruzzo allo stand di Tenuta Tre Gemme (Padiglione 12, Stand E3-7) quindi ci sono grosse probabilità che ci vediamo là ad apertura o a chiusura del Vinitaly nelle varie giornate!

Un abbraccio e buon Vinitaly 2018😍🍷

Chiara

P.S. Per le informazioni logistiche per la tua visita a Vinitaly 2018 ti consiglio di consultare questo link con le informazioni per i visitatori del sito ufficiale!

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Vinitaly 2018: ma chi sono questi operatori specializzati e maggiorenni?

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Ecco, avevo deciso come primo articolo del Vinitaly 2018 di parlare di vini rosati… e invece nada, mi è salito subito il prurito della polemica! In realtà non voglio nemmeno far polemica, ma riflettere insieme a te sui numeri del Vinitaly e soprattutto su chi lo frequenta, ovvero chi c’è dietro questi numeri. Mi sembra molto importante capire bene questi numeri, soprattutto per le cantine che espongono e spendono fior di quattrini per essere su una vetrina senza dubbio importantissima a livello nazionale e internazionale. E, in seconda battuta, per tutti quelli che lo frequentano più o meno professionalmente sparandosi centinaia di chilometri e vendendo l’ultimo rene salvato dall’alcolismo per una stanza a Verona e dintorni.

Per il mantenimento dello standard professionale, Vinitaly è aperto esclusivamente agli operatori specializzati e maggiorenni.

Condizioni d’Ingresso del Vinitaly

Perfetto, il sito web del Vinitaly parla chiaro! L’ingresso è aperto esclusivamente agli operatori specializzati e maggiorenni. Cosa significa poi la poi la parola operatore specializzato?

In senso stretto: Chi si occupa in modo concreto di un determinato settore operativo, chi vi lavora. In senso “allargato”: Chi svolge delle operazioni sul mercato, sia come acquirente sia come venditore di beni o di servizi.

Dizionario del Corriere

Ohibò, sta a vedere che per operatori si intendono anche tutti i consumatori di vino in Italia! Aaaaah, ecco perché alle 16 di mercoledì pomeriggio gli addetti del Vinitaly sono passati a ritirare i bicchieri alle cantine espositrici lasciando solo due calici “per le emergenze” per evitare prese d’assalto! Prese d’assalto? Ed è così che una ragazza piccola e carina, con lunghi capelli neri e il rimmel piuttosto marcato, mi spiega: “alle 16:30 apriamo i cancelli ed entrano tutti gratis!” Ero semplicemente esterrefatta! Stai a vedere che abbiamo capito come si fa ad arrotondare un po’ per eccesso questi numeri straordinari! Ma ce n’è davvero bisogno? Spiegatemi ora quale utilità ha per una cantina che ha pagato migliaia di euro l’ingresso di migliaia di ubriaconi che vomitano a destra e manca e ti fanno vedere le foto di render di locali immaginari fingendo un qualsivoglia interesse per la tua Passerina (d’Abruzzo, cosa avevi capito?) E tu, cara cantina, che sfoggi 2 ragazze seminude con in mano un cartello a grandezza uomo con scritto “Vuoi la mia passerina?”, cosa speri di ottenere da questo Vinitaly? Ah, quanto mi piacerebbe avere una risposta!

vinitaly

Ma torniamo a noi! Visto che sono anche Sommelier A.I.S. voglio fare una piccola riflessione sull’ingresso dei Sommelier che non lavorano nel mondo del vino ad una manifestazione come il Vinitaly. Certo, questi non sono operatori specializzati che lavorano nel mondo del vino. Magari nella vita sono ingegneri, operai, fotografi, impiegati. Questo non lo possiamo sapere… però sappiamo che se sono Sommelier sicuramente sono appassionati di vino e quindi, di conseguenza, il vino lo comprano. Ohibò, la cantina non va al Vinitaly per farsi pubblicità con il fine ultimo di vendere il vino? Cioè, chi critica la presenza dei Sommelier che non lavorano nel mondo del vino perché “d’intralcio” a chi è li per fare affari, sia un Sommelier professionista, sia una cantina, lo dice perché ha sputato una volta in meno? Ma signori, suvvia, è una stronzata colossale! Non è che tutte le cantine sono famose come Berlucchi o Ca’ del Bosco, al Vinitaly la maggior parte sono cantine microscopiche e sconosciute ai più che si giocano una bella coppia d’assi per le vendite dell’annata in corso! Certo, il Vinitaly da solo non basta… ma se pescano un’altro asso tra eventi e comunicazione… hanno vinto la partita! Ricordiamoci poi che (per fortuna) siamo nell’era dell’e-commerce e sempre più cantine hanno potenziato i loro canali di vendita incrementandolo! Per la gioia di tutti gli enotecari e rappresentanti naturalmente, ma questo è un altro discorso! E io poi sono assolutamente a favore dell’e-commerce… certo ci vuole pazienza e lavoro per farlo partire… ma prima o poi i risultati arrivano e spesso sono quelli che fanno la differenza! A patto di non avere fretta, perché sul web la fretta è sempre e particolarmente una cattiva consigliera! In sintesi, i Sommelier che non esercitano la professione nel mondo del vino sicuramente esercitano il loro palato comprando vino e, in altre parole, sono tutti i potenziali clienti delle cantine presenti. Quindi bravo il Vinitaly che li fa entrare e gli riserva un ingresso ridotto! Sai quali di questi numeri sono il vero problema? I numeri degli sbevazzoni che sono amici degli amici degli amici dei cugggini degli operatori veri che scambiano il Vinitaly per un surrogato di Festa della Birra di Paese e si mettono a bere a nastro per poi accasciarsi dentro e fuori dai padiglioni in palchetti quantomeno imbarazzanti!

vinitaly 2018

Signori, il Vinitaly non è una lotta tra operatori specializzati che lavorano nel mondo del vino senza nessun titolo e Sommelier non professionisti o WineLovers appassionati! Dovete mettervelo in testa, siete nella stessa squadra, semplicemente giocate ruoli diversi, ma vi servite entrambi per vincere la partita! I vostri avversari sono gli ubriaconi che non compreranno mai una bottiglia fuori dal discount e se mai lo faranno avranno il criterio unico del costo/sballo, quelli sì, dovrebbero avere i cancelli chiusi! In ultimo non dimentichiamo che chi lavora nel mondo del vino sceglie il vino con il giusto principio costo/domanda/ricavo (bisogna pure tenerla in piedi l’attività!), a differenza dell’appassionato che magari può spendere ed è felice di farlo per una bottiglia nuova, appena scoperta e che l’ha emozionato. Del resto il Sommelier non professionista è anche il cliente del Sommelier Professionista al Ristorante, o dell’enotecario nel wine shop… no?  Quindi ben vengano entrambe le figure al Vinitaly!

Vinitaly 2018, crescono qualità e numero dei buyer presenti. La 52ª edizione chiude con 128 mila visitatori da 143 nazioni. I buyer esteri accreditati aumentano del 6% per 32 mila presenze.

Ecco, dei 96.000 visitatori italiani, quanti ubriaconi ci sono stati in questa edizione? Questo è l’unico numero che deve interessare alle aziende espositrici. I cancelli non devono per nessun motivo essere aperti alle 16:30 del mercoledì, scatenando un fuggi fuggi di espositori “che manco gli Unni proprio”! Dal canto mio, avendo parlato con diverse cantine, ho sentito sia malumori sia aziende davvero soddisfatte. Per me il mood è sempre lo stesso: più i numeri sono alti, meglio è. A patto che non siano sbevazzoni che gli frega solo di uscire con un tasso alcolico degno di nota a prescindere da cosa bevono! Perché oltre il numero bisogna guardare anche le conversioni, e se non si ricordano cosa hanno bevuto codesti giovanotti, che cosa vuoi che torni a chi gli ha offerto il suo vino?

E tu sei stato al Vinitaly? Sei un sommelier appassionato o un sommelier professionista? Sei una cantina espositrice o un venditore di vino? Lasciami un commento qui sul blog per farmi sapere cosa ne pensi!

A presto con i prossimi articoli del Vinitaly 2018,

Chiara

P.S. Per la foto di copertina ringrazio Foto Ennevi-Veronafiere

P.P.S. Per la foto No Limits – No Sommelier ringrazio il collega Alberto Nagliati, con cui mi trovo spesso d’accordo nelle sue argute osservazioni!

P.P.S. Se non l’hai ancora fatto, non credi che sia giunto il momento di comprare la mia bellissima Guida Vini Spumanti Italiani e scoprire I migliori 500 vini spumanti italiani raccontati in 360 pagine a colori? Clicca QUI e comprala subito!

guida vini spumanti

 

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Comunicare il vino d’Abruzzo: backstage tra personaggi, arte, terra e storia

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C’è una storia fatta di amore, passione, città, arte e cuori che battono che, tra un preparativo e l’altro degli articoli di questo Vinitaly 2018, ho deciso di raccontarti. Questa storia ha come protagonista la gente d’Abruzzo e si svolge tra Pescara e Città Sant’Angelo, in quei rari momenti perfetti dove il lavoro, la famiglia, l’amicizia e l’amore hanno confini così labili da risultare indistinti. Un privilegio di pochi, oserei dire. Del resto il mondo è popolato da due categorie di persone, quelle che vivono il lavoro come una passione viscerale e quelle che vivono il lavoro come obbligo da assolvere di cui farebbero volentieri a meno. In un pomeriggio assolato, mentre lavorano, prova a chiedere loro che ore sono:

  • sono già le cinque
  • sono ancora le cinque

Possibile che un semplice avverbio dica così tanto di una persona? Questa è la storia di 13 persone di sesso, età, cultura, città, professione, estrazione diverse, che si sono incontrate in Abruzzo per comunicare il vino e a quella domanda risponderebbero certamente “sono già le cinque”.

vini abruzzesi

Io al Grottino di Città Sant’Angelo… mentre provo i meravigliosi occhiali di Fausto che, ahimé, non mi donano come a lui! 😄

La prima persona di questa storia sono io. Come probabilmente sai, oltre che scrivere di vino in questo blog e a curare la guida vini spumanti 500 Bolle in 500, sviluppo siti web ed e-commerce e mi occupo del copywriting per cantine ed operatori del mondo enoico internazionale. Mi definisco una “regista” della comunicazione del vino, e mi piace creare storie e coordinare persone per raggiungere risultati di grande valore estetico e comunicativo. In questa storia il mio lavoro mi ha portata in Abruzzo con l’obiettivo di creare un video istituzionale e due spot prodotto per la cantina pescarese Tenuta Tre Gemme.

vini abruzzesi

Vista sullo splendido mare pescarese dalla mia camera d’albergo! 😍

Non ero mai stata in Abruzzo, per quanto avevo avuto modo di apprezzarne il carattere fin dai tempi dell’università, quando ho condiviso prima un pezzo di vita a Bologna e poi uno a Ravenna con Maria, una ragazza de L’Aquila con un sorriso disarmante che è stata la mia dirimpettaia per anni. Ricordo benissimo la dolcezza e il calore di sua madre, così lontano dalla cultura con cui sono cresciuta e che le ho sempre affettuosamente invidiato. Ed oggi eccomi qua, a guardare il mare azzurro cielo di Pescara dalla mia stanza d’hotel mentre aspetto domani, il giorno delle riprese.

vini abruzzesi

Una delle stanze del set della splendida villa di Maison Nuances! 😍

Nel cuore di Pescara, Maison Nuances è un tempio di stile ed eleganza. Andrea Luciani e Fausto Fonticoli, art buyers e decoratori d’interni, sono così intonati all’ambiente da esserne assolutamente parte. Bellissimi, con una sensibilità e un’empatia rare come il loro gusto estetico. Si muovono sinuosamente da una stanza all’altra, curando ogni dettaglio con l’accortezza di chi non ci mette solo la preparazione tecnica, ma soprattutto il cuore. Quello che sono capaci di creare è semplicemente perfetto, e Maison Nuances supera lo schema del “Negozio d’arredamenti” per essere un luogo più intimo, di amici accomunati dalla stessa passione. Loro ci hanno fornito questo splendido SET per le nostre riprese.

Da sinistra Anna e Carla Perrucci. 😍

Carla e Anna Perrucci sono le vere protagoniste di questa storia. Due sorelle d’Abruzzo con vite molto diverse che oggi condividono la trasformazione del progetto enologico della loro famiglia. Una tradizione enologica iniziata due secoli fa che oggi è sbocciata in una lussuosa collezione di etichette d’Autore. Carla è intraprendente e dinamica, appassionata, una donna d’Abruzzo di rara bellezza, dura, fragile e preziosa come un bellissimo diamante. Anna è come una ballerina che si è appena ritirata dalle scene, anche se non vuole essere al centro dell’attenzione si muove sul palco con la padronanza di chi l’ha sempre vissuto. La loro forza è essere prima di tutto insieme a perseguire il cammino vinicolo della loro famiglia confluito in un sogno che hanno appena realizzato: un marchio proprio.

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Stefano Pellizzaro e Laura Valenti parlano di come fare una scena mentre Riccardo Vencato regola le attrezzature.

Stefano Pellizzaro e Riccardo Vencato sono i due videomaker professionisti che lavorano insieme a me nella produzione di video per le cantine vinicole. Vederli lavorare è assolutamente entusiasmante: dire che hanno una marcia in più è semplicistico. Riccardo, il regista, è un ragazzo dolce e sensibile, un’artista e al contempo un grande professionista. Stefano, il produttore, è un gran lavoratore con un’innata capacità di coniugare le persone più diverse in un’unica declinazione. Lavorare con loro è un piacere.

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La Make Up Artist Paola Kosz trucca Carla Perrucci prima di andare sul set.

Paola Kosz è una Make Up Artist abruzzese che ha un talento e una passione pazzesche. La seguo su Facebook e riesce a incantare me, che di trucco e parrucco ci capisco pochissimo e nemmeno mi interessa molto e l’unica cosa che riesco a mettermi decentemente è il mascara. Paola è capace di coinvolgere le persone, di parlare col cuore… e poi cavolo, riuscirebbe a trasformare un ranocchio in principe senza nemmeno bisogno di baciarlo con un solo colpo di pennello. Lei, da quanto ho capito, lo chiama camouflage😄

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Una splendida foto “rubata” di Laura Valenti mentre degusta il Montepulciano d’Abruzzo Riserva di Tenuta Tre Gemme.

Laura Valenti è una modella e ballerina di cui mi sono innamorata a prima vista. Ricordo quando sfogliavamo i book cercando la protagonista per i due spot. Ho visto decine e decine di ragazze bellissime. Laura, Miss Universo Italia 2009, però mi ha detto tutto. Alla fine ognuno di noi aveva proposto una possibile candidata, ma quando l’ho vista muoversi in un video di YouTube, non ho davvero più avuto dubbi: lei impersonava esattamente lo stile dei vini di Tenuta Tre Gemme. Sofisticata, eppure anche “la ragazza della porta accanto” (eh, ti piacerebbe averla come vicina di casa 😄). Laura interpreta una donna matura che si sta realizzando con l’innocenza di una bambina. Credo che questo in un qualche modo la rappresenti, per questo è stata superiore alle nostre più rosee aspettative.

vini abruzzesi

Questa è l’unica foto che ho dove siamo tutti insieme… anche se è stata scattata di ritorno dal Vinitaly e non in Abruzzo! Però è fichissima! 😄

Gabriele Bonito è la spalla di Carla in più di “un’impresa”. L’anello che ci ha permesso di conoscerci e che non ringrazierò mai abbastanza. Un uomo serio e competente, un gran lavoratore. Simpatico e brillante, ha uno spiccato spirito di iniziativa e non rinuncia mai a una nuova sfida.

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Le Tre Gemme del futuro: i due splendidi maschietti di Anna e Chiara, la bellissima figlia di Carla 😍

Gli ultimi tre personaggi, come li chiamo io, sono le Tre Gemme del futuro! Parlo dei figli di Carla e Anna, naturalmente! Chiara è ormai una donna, bellissima e intelligente con una spiccata capacità di problem solving. Francesco, il più piccolo tra i figli di Anna, è un bimbo solare e simpaticissimo. Giacomo invece è già un piccolo ometto che vuole darsi da fare!

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I mitici arrosticini dell’Osteria il Grottino di Città Sant’Angelo! 😍

Nell’ultimo capitolo di questa storia abruzzese Fausto e Andrea hanno avuto la brillante idea di portarci all’Osteria il Grottino di Città Sant’Angelo, uno tra i borghi più belli d’Italia. Passeggiando tra le storiche vie della città, adornate da meravigliose architetture religiose di epoca medievale, in una serata piuttosto fresca, abbiamo sentito i nostri cuori battere all’unisono. Mamma poi che buoni questi arrosticini! Peccato solo che quella sera non stavo tanto bene e non me li sono riuscita a godere quanto avrei voluto!

« Prima che in Abruzzo era stato professore un anno in Calabria; un altro anno, in Basilicata. A Città Sant’Angelo, vinto e accecato dal bisogno cocente e smanioso d’un affetto che gli riempisse il vuoto in cui si vedeva sperduto, aveva commesso la follia di prender moglie; e s’era inchiodato lì, per sempre. La moglie, nata e cresciuta in quell’alto umido paesello, privo anche d’acqua, coi pregiudizi angustiosi, le gretterie meschine e la scontrosità e la rilassatezza della pigra sciocca vita provinciale, anziché dargli compagnia, gli aveva accresciuto attorno la solitudine, facendogli sentire ogni momento quanto fosse lontano dall’intimità d’una famiglia che avrebbe dovuto esser sua, e nella quale invece né un suo pensiero, né un suo sentimento riuscivano mai a penetrare. »

Luigi Pirandello

Insomma, questa è una storia di coraggio e passione che nasce in un anno importantissimo per il vitigno abruzzese. Il 2018 è il 50esimo anniversario della DOC del Montepulciano d’Abruzzo, un vino che negli ultimi anni sta rubando la scena anche ad etichette più blasonate. L’Abruzzo è storicamente sempre stata una regione di periferia quando si parla di Qualità nel mondo del vino, ma negli ultimi anni c’è stata una vera e propria inversione di marcia in favore della nobilitazione del prodotto. Il desiderio di Carla e Anna Perrucci di creare un marchio proprio in cui far confluire le uve migliori per ottenere un prodotto capace di essere tanto sofisticato quanto facile è perfettamente al passo con i tempi. Coadiuvate dal Consorzio dei vini d’Abruzzo, che tutela sia il consumatore salvaguardando la qualità del prodotto, sia l’azienda produttrice proteggendo la denominazione dal plagio e dalla concorrenza sleale, Carla e Anna hanno raccolto le uve migliori dei 65 ettari della proprietà incastonata come una gemma preziosa tra mare e montagna per imbottigliare il sapore vero della loro terra.

vini abruzzesivini abruzzesi

Ho degustato le nuova annate e devo dire che la crescita è stata pazzesca quanto strategica. Se il Montepulciano d’Abruzzo, sia nella sua versione base sia in quella Riserva, si è mantenuto un prodotto dal carattere tradizionale molto forte, il Cerasuolo d’Abruzzo ha assunto tratti quasi da rosato provenzale, pur mantenendo intatte le sue caratteristiche varietali, per essere sempre più facile nei confronti di un pubblico italiano che sta imparando ora ad apprezzare i vini rosati. La Passerina di quest’anno è semplicemente meravigliosa. Ammetto che la precedente annata non mi aveva del tutto convinta convinta, e proprio per questo è ancora più lodevole la crescita che ho toccato con mano.

tenuta tre gemme

La splendida bottiglia Linea Dedica venduta in abbinamento alla matita Perpetua.

In sintesi, questa è la storia di un’azienda che si distingue anche per il progetto di comunicazione del vino che è assolutamente innovativo soprattutto per una realtà abruzzese. Etichette bianche per la Linea Dedica, con le bottiglie vendute in abbinamento alla matita Perpetua. Un’idea unica: lasciare un messaggio sulla bottiglia scritto con le mani di chi la dona per chi la riceve. Un pensiero, una data, un ricordo. Interessantissimo anche il progetto della Linea Versi diVini, tra cultura ed emozione, tutte le bottiglie sono vendute incartate per nascondere la frase riportata in etichetta, sempre diversa. Sono infatti state scelte decine e decine tra le citazioni più belle sul vino dei grandi poeti con l’obiettivo di suscitare emozioni piacevoli e creare argomenti di discussione tra le persone che bevono questi vini.

Ma ora direi di guardare almeno uno di questi video… e scelgo quello che mi tocca
di più 😍

Dopo questa esperienza penso che la Gente d’Abruzzo è Gente per bene. Non è gente del sud, ma nemmeno del gente del nord. La Gente d’Abruzzo ha una sua mentalità, tanta voglia di lavorare e una passione a cui è impossibile restare indifferenti.

Spero che ci rivedremo presto in Abruzzo.

Chiara

P.S. come sempre per le foto si ringrazia UniversoFoto.it per la sponsorizzazione della splendida macchina fotografica professionale compatta Sony RX100MIV.

P.P.S. a questo punto devi assolutamente visitare l’e-commerce di Tenuta Tre Gemme… visto che l’ho sviluppato io! Poi fammi sapere in un commento se ti piace! 😍

L'articolo Comunicare il vino d’Abruzzo: backstage tra personaggi, arte, terra e storia proviene da Perlage Suite.

Buon Compleanno Chiara: 33 anni tra vino e orchidee sul mio splendido lago 🌺🍷

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Ecco un’altra pausa dai miei articoli dedicati al Vinitaly 2018… se continuo così li pubblico a giugno! In realtà quest’anno sono stata così brava da raccogliere così tanto materiale che sono praticamente in crisi per riordinarlo tutto! 😄 Dato che oggi è il mio compleanno, e sono ben 33 anni, mi prendo la licenza poetica di parlare dei miei tre grandi amori della mia vita: il vino, le orchidee e il mio splendido Lago d’Iseo…

Per prima cosa parliamo di sogni, realtà e confini. Se c’è una cosa che ho capito proprio quest’anno, è che niente e nessuno è più importante per me del luogo in cui vivo. Ogni persona ha delle priorità diverse nella vita, e la mia è il Lago. Sempre, su tutto. Ci sono cose che non si possono spiegare, e forse a volte nemmeno capire. Per me, svegliarmi la mattina e sentire solo il canto degli uccellini, vedere solo il verde dell’erba e le montagne a strapiombo sul lago che cambia colore coi raggi del sole è la ricchezza più grande che ho e niente e nessuno può competere con questo stato di benessere. Credo che ogni individuo dovrebbe cercare il suo “Lago”, ovvero quel posto che, a prescindere da come gli va la vita, la salute e i rapporti umani, lo rende sereno. E poi credo che non dovrebbe lasciarlo più, perché niente è più mutevole nella vita come appunto la vita stessa… e l’unico punto saldo che possiamo trovare è proprio l’ambiente in cui viviamo. Credo anche che non dovresti mai accontentarti del luogo in cui sei nato e vagare in ogni parte del mondo fin tanto che non trovi il tuo Lago. Che poi può essere sulla cima di una montagna, in mezzo a una foresta brasiliana, al mare, in un paesino di pescatori dell’Algarve, su una collina, in Medoc o in una grande città come Parigi, Sidney o New York… o appunto il paese dove sei cresciuto. Ognuno ha il suo Lago personale che lo definisce. E non bisogna mai avere paura di perdere i rapporti che si sono costruiti: ho mio papà a Ravenna (300 km) che sento praticamente ogni 10 minuti, Fabrizio a Roma (600 km) con cui parlo almeno un’ora al giorno e Marco in Australia dall’altra parte del mondo che non è mancato giorno in questi 4 anni che non l’ho sentito al telefono o vicino al cuore. Il punto è che in un’era dove la comunicazione è possibile con ogni mezzo, i rapporti veri sono qualcosa che va oltre la fisicità. In fondo, Tutto dipende da dove Vuoi Andare.

Tu dove vuoi andare? Io voglio “conquistare il mondo” senza muovermi da dove sono ora, Monte Isola. Qui ho trovato la mia dimensione. Un piccolo comune diffuso di 1.744 abitanti (io sono appunto il 1.744 esimo abitante!) in un’area di poco meno di 13 km² dove non possono circolare automobili e qualunque cosa che abbia più di 2 ruote. Io lo ammetto, sarei ancora più restrittiva e cercherei la strada di far circolare solo motorini elettrici! O un sidecar nel mio caso, perché la vecchia palla di pelo di Paco del motorino ha paura. Sebbene sia l’isola lacustre più alta d’Europa, è diventata famosa nel mondo per The Floating Piers, la splendida opera dell’artista bulgaro Christo. Cavolo, sono passati solo 2 anni che ho “camminato sulle acque” con i miei genitori e la zia e mi sembra passato un secolo. Tutto è cambiato in questi due anni. Tutto. E solo a pensarci mi sono ritrovata a piangere, anche se tante cose che sono cambiate mi rendono molto felice e altre cose infinitamente triste. Di certo in questi due anni ho capito che niente è più prezioso della salute, e che litigare, discutere o farsi problemi esistenziali sulle piccole cose della vita, sulle differenze di vedute, sui soldi… tutto è una follia quando hai la fortuna di stare bene. Tutto dipende da dove Vuoi Andare, ma per andarci ricorda che ti servono solo due cose: la Salute e la Volontà. Pertanto trattale sempre come i doni più preziosi che possiedi: rispetta il tuo corpo e la tua mente, sempre. E, ecco, nel mio caso limita il salamino di Monte isola che ormai la passeggiatina preferita di Paco è andare in piazza a Siviano da Mazzucchelli a comprarlo!

Fin da bambini ci insegnano che nella vita dobbiamo avere un lavoro e delle passioni e che raramente queste si incontrano. Il risultato di questa follia è che per la maggior parte delle persone il lavoro è un mezzo per vivere, anzi un peso sulla vita. Il risultato? Persone che non hanno voglia di lavorare o che vivono il lavoro come una costrizione, impegnandosi in quello che fanno il minimo sindacale e sognando l’orario di fine giornata e il week end. Io ho due grandi passioni: il vino e le orchidee. Beh anche scrivere, il design, cucinare e mangiare, viaggiare… 😄Quali sono le tue passioni? Cosa sognavi fare da bambino? L’astronauta? La ballerina? Il marziano? Il pittore? Il pilota? Io da bambina sognavo di scrivere su un lago. Ho fatto ruotare la mia intera vita degli ultimi 4 anni per raggiungere questo risultato e ora sono ormai 3 anni che vivo scrivendo sul Lago d’Iseo. Tutto dipende da dove Vuoi Andare, ma non fermarti, mai. Niente è più pericoloso per la tua felicità che la procrastinazione.


Procrastinare è una trappola. Troverai sempre delle scuse per procrastinare. Ma la verità è che esistono soltanto 2 cose nella vita: le scuse ed i risultati, e con le scuse non si va da nessuna parte. Robert Anthon
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Di ogni cosa che facciamo siamo la causa e l’effetto. E più tempo passiamo temporeggiando, magari passando intere giornate senza concludere nulla, più siamo frustati e accumuliamo stress per scadenze che non riusciamo ad affrontare. Magari semplicemente perché gestiamo male il nostro tempo. Tuttavia credo che la causa principale delle scuse che le persone si inventano per giustificare la loro condizione sia semplicemente perché fanno un lavoro che in fondo non gli piace affatto. Il messaggio è: non avere paura di mollare tutto e di fallire in quello che hai fatto fino ad oggi. Il fallimento e la distruzione sono necessari per il cambiamento. Un altro insegnamento profondamente sbagliato che ci hanno dato fin da bambini è che fallire è sbagliato, una vergogna. In amicizia, in amore, durante gli studi o sul lavoro ci ancoriamo a cose che odiamo e ci rendono infelici pur di non fallire agli occhi degli altri, esseri che crediamo perfetti per qualche strana ragione. Francamente di cosa pensano le altre persone di me non me ne è mai fregato nulla, e spesso la mia grandissima autostima, uno dei più grandi meriti di mio padre, è stata confusa con l’egocentrismo. Successo e fallimento sono due facce della stessa medaglia: molla ciò che odi per far spazio a ciò che ami.


Non sei migliore di nessuno, ma nessuno è migliore di te.
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Ognuno di noi ha talenti e passioni diverse, e questa è la più grande ricchezza del genere umano. Qualsiasi cosa ami trasformala nel tuo lavoro e niente ti peserà più così tanto. Oggi compio 33 anni, 33 anni dove ho sbagliato centinaia di volte e al contempo fatto centinaia di cose meravigliose. Vivo scrivendo e comunicando il vino e le orchidee nel luogo che mi rende serena. Ho legami meravigliosi e duraturi con persone splendide che mi hanno preso per mano nella vita proteggendomi e insegnandomi a volermi bene. Ho mio papà, l’uomo più speciale del mondo, e una mamma in cui ho scoperto risorse che non pensavo avesse. Ho una nonna super che spero un giorno di eguagliare almeno in cucina. Ho zii e cugini disseminati tra la Romagna e la Toscana che vedo poco ma a cui penso. Questa per me è la ricchezza più grande.

L’umiltà sta nel mettere a tacere le nostre virtù e nel permettere agli altri di scoprirle. Ci sono persone così povere che non hanno altro che soldi.

Tutto dipende da dove Vuoi Andare, ma non vivere mai una vita che non ti rende felice solo perché qualcuno ti ha detto di farlo. Oggi compio 33 anni e il mio primo calice è proprio il Langhe Rosso 2011 di Gabriele Scaglione “Tutto dipende da dove Vuoi Andare” che mi sembra perfetto per l’immancabile riflessione annuale che faccio il giorno del mio compleanno. Questo vino, ottenuto dall’assemblaggio di Nebbiolo e Barbera, è stato il primo vino di Gabriele e appunto l’inizio della realizzazione del suo sogno. Bottiglia aperta con Federico, rientrato dal Giappone qualche giorno e giusto in tempo per andare insieme a trovare Gabriele. Un pomeriggio favoloso, ma questa è un’altra storia e te la racconto tra qualche giorno.

filetto di maiale

Per ora mi godo questo calice rosso rubino intenso e trasparente con bei riflessi granati. Mi perdo nelle note speziate e di sottobosco, di marasca sotto spirito, di cuoio, di confettura di more. Oggi, a distanza di qualche giorno dall’apertura, lo trovo ancora più buono ed evoluto. Al palato è morbido ed equilibrato, caldo e davvero persistente. L’ho trovato perfetto per il tomino misto capra che ci ha abbinato Gabriele, ma io ieri sera ci ho abbinato (prima di proseguire con il Barolo), uno splendido filetto di maiale che ho cucinato con religiosità… anche quello preso da Mazzucchelli in piazza e che era semplicemente delizioso! Qua sull’isola abbiamo un maiale da paura, non me ne vogliano i vegetariani! Poi devo dire che con l’olio di monocultivar Sbresa di Maurzio Ribola e la spongada appena abbrustolita delle signore di Peschiera Maraglio, che non ha nulla da invidiare al pan brioche, si è sposato alla perfezione!

Ecco, Tutto dipende da dove Vuoi Andare. Io oggi per la prima volta dico che voglio stare qui, a scrivere di vino e di orchidee. A proposito, grazie a Michele Cesi per questa splendida orchidea Colmanara 21 che mi hai regalato! Mi raccomando, visitate il suo shop online – iloveorchid.com – che è bellissimo (l’ho fatto io) e pieno di orchidee meravigliose!

Un abbraccio e a presto,

Chiara

P.S. Come sempre ringrazio Sony e UniversoFoto.it per la splendida Sony RX100M4… la macchina fotografica senza la quale questo blog sarebbe bello la metà 😍

sony universo foto

P.P.S. Se vuoi farmi un bellissimo regalo… goditi le 500 bollicine che dovresti assolutamente assaggiare nel 2018 comprando la mia guida vini spumanti 500 BOLLE IN 500 cliccando QUI! Anche tu sarai parte del mio sogno 😍❤ Grazie di cuore!

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Fotostoria di una giornata a Milano, tra Orticola e il Best Wine Stars 2018 🌺🍷

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Chi mi conosce sa che quando devo lasciare il lago per andare in città provo un incredibile malessere. Il traffico, la confusione, il rumore dei clacson, l’aria irrespirabile… eppure Milano ha qualcosa di speciale nella sua capacità di essere la frequente dimora di manifestazioni cariche di fascino. Questo week end si sono tenuti due eventi speciali: Orticola 2018 e il Best Wine Star 2018. Per me che sono un’appassionata di vino e orchidee, cosa volere di più?

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Orticola 2018

“Orticola è un’associazione storica nata nel 1854. Nel 1865, con la firma dell’atto di fondazione siglato a Milano, diventa Società Orticola di Lombardia, sul modello della Société d’Horticulture de France, con la vocazione di tramandare la cultura delle piante, l’arte del giardino e dell’orto, e per la salvaguardia del paesaggio vegetale spontaneo. La Mostra Orticola che rinasce per Milano nel 1996, ha per scopo la raccolta fondi per il verde cittadino”.

Insomma, ci dovrebbe essere una “Orticola” in ogni città: credo che tutti i frequentatori di Orticola sono stati ben felici di pagare gli 11 € di ingresso con la consapevolezza che questi vengono utilizzati per la sistemazione e la progettazione di aere verdi pubbliche della loro città!

orticola 2018

Da sempre la Mostra Orticola si tiene nei Giardini Indro Montanelli, location che non avevo mai visitato e che ho trovato un vero sollievo dal “grigiume” delle strade e dei palazzi milanesi.

orticola

Queste rose le ho trovate di un colore meraviglioso… non avevo mai visto rose con un colore così bello! Io da poco mi sono cimentata nella coltura della rosa con una bellissima color vinaccia di David Austin che mi ha regalato Paolo Pozzo di Vivai Pozzo nei pressi di Santhià. Spero di riuscire a farla fiorire: tra gelate, temporali e bruchi i boccioli stanno lottando da oltre un mese per mostrarmi il loro splendore!

orticola

Questi credo siano aceri giapponesi nani o qualcosa che ci somiglia molto… credo che nel mio giardino al lago starebbero molto bene, a patto di non crescere troppo perché se mi offuscano la vista poi mi tocca trasformarli in bonsai!

orticola

A proposito di bonsai, ma quanto sono splendidi! Io ne sono letteralmente innamorata… anche se per ora mi accontento di aver trasformato la mia casa in una specie di paradiso thailandese… ma si può sempre fare di meglio!

orticola

Ecco, la Tillandsia è un genere di pianta che fino a poco fa non conoscevo… O meglio avevo visto gli ibridi più comuni centinaia di volte con le orchidee, ma non pensavo ce ne potessero essere di così belle a livello di vegetazione! E poi tantissimi Kokedama! Io ci coltivo una Promenea così e devo dire che sta esplodendo di getti e boccioli! Un Kokedama bello come il mio con al suo interno un’orchidea lo puoi comprare QUI.

orticola

Nel complesso devo dire che ho trovato espositori di buon livello, anche se per me che ero lì principalmente per le orchidee si è sentita la mancanza di Michele Cesi di I Love Orchid e di Claudio Nardotto. Lo stand del famoso Giancarlo Pozzi dell’Orchideria di Morosolo l’ho trovato a dir poco sottotono rispetto alle aspettative che ci avevo riposto. Niente da comprare: poca scelta di piante, le “solite” orchidee e piante nemmeno tanto belle. Non pubblico la foto perché davvero non ne vale la pena. Spero mi ricapiti di vedere il loro stand o di visitare la sua Orchideria e luccicarmi gli occhi… ma per quello che ho visto ad Orticola solo tanta delusione!

orticola

Più interessante lo stand del Sughereto: a parte le “solite orchidee” qui ci ho visto delle zatterine che dire deliziose è riduttivo. Peccato che io sono assolutamente negata con le zattere… riuscirei a stirare anche la zatterina più attaccata alla vita! Bellissime anche le due orchidee che avevano in mostra della loro collezione privata!

orticola

Infine lo stand di Giulio Celandroni e Elisa Aprili… che è stato sicuramente lo stand migliore che c’era per quanto riguarda le orchidee. Certo anche qui qualcosa di inflazionato, ma le piante facevano una gran figura. Sono ancora pentita di non aver preso una maxillaria che profumava di cocco… ma come facevi a lasciare lì questa Brassia Ethernal Wind che ti guardava in primissimo piano? Fiori stupendi, peccato che non profuma come la mia Brassia Toscana e che si è devastata nel viaggio di ritorno. Del resto Giulio mi ha detto: “quest’anno sei fortunata, guarda che bel sole… anno scorso pioveva!”. Sono arrivata al lago e ho preso anche la grandine… che fortunella! Comunque la Phalaenopsis bellina che mi ha regalato Fabrizio per il mio compleanno è arrivata a casa intatta (almeno lei) e forse mi sta già buttando uno stelo!

orticola

Devo dire che a Orticola ho trovato un’inflazione di Vanda della Anco un po’ da tutte le parti… peccato! Ricordo ancora le 2 Vanda Anco che mi hanno rifilato al Flover di Bussolengo (la seconda in omaggio per sostituire la prima ammalata, che però ha fatto la stessa fine della prima in ancora meno tempo!)… costeranno anche solo 40/45 € nei garden ma sono davvero soldi buttati via! La stessa fine l’hanno fatta anche tutte quelle dei miei amici coltivatori… quindi non è certo dipeso da casa mia (anche perché poi quella di Michele Cesi che avevo da anni stava benissimo!). Per questo non vorrei proprio vederle dai produttori italiani!

E dopo il breve giro ad Orticola…

sono volata alla prima edizione del Best Wine Stars!

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Best Wine Stars 2018

Che bello quando nella stessa giornata riesco a schizzare da una parte all’altra e coniugare le mie due passioni! Una location molto bella per il Best Wine Stars, unico difetto la difficoltà di parcheggio per chi come me è allergico ai mezzi pubblici! Sinceramente preferisco sempre gli eventi che si trovano in aree accessibili e con comodi parcheggi nei pressi che non ti chiedano un rene per lasciarci la macchina mezza giornata… ma pazienza, questa zona di Milano è comunque bellissima!

best wine stars

Ma parliamo un po’ di vino!! Allora premetto che sono stata davvero felice di partecipare al Best Wine Stars perché ho scoperto qualche chicca di cui mi sono davvero innamorata! Il vino che mi è piaciuto di più in assoluto è abruzzese dell’azienda Castel Simoni: Lupa Bianca, Riesling Renano. Prima di questo evento non mi era mai capitato di assaggiarlo! Non mi sbilancio nella degustazione perché l’ho assaggiato non nelle condizioni ideali… però davvero un grande vino con un naso minerale, ricco di note di idrocarburi ed erbe aromatiche e un gusto sapido ed equilibrato. Ammetto che non ho mai considerato l’Abruzzo terra di Riesling: l’ho sempre vista una regione adriatica del Centro-Sud Italia. Sbagliando, spesso dimentico che ci sono enologicamente due regioni d’Abruzzo: da un lato l’Abruzzo che affaccia sul mare, dall’altro l’Abruzzo di montagna. I prodotti di queste due regioni non possono che essere profondamente diversi! Insomma, spero di degustarlo anche con più calma a casa per poter fare una valutazione più approfondita!

best wine stars orticola

Il secondo vino che mi è piaciuto di più è dell’enologo pugliese Giovanni Aiello: una bollicina integrale che mi riservo di valutare nell’edizione 2019 della mia Guida Vini Spumanti 500 Bolle in 500 (che puoi comprare QUI). Un ragazzo sorprendente con tantissima passione che fa a mano il vino in ogni sua parte, etichette comprese! Con uno speciale stampo tinto di colore dipinge a mano le sue bottiglie. Il risultato? Ogni bottiglia è diversa e sicuramente sullo scaffale di una enoteca si fa notare! I vini sono dotati di grande beva… la bolla è proprio la bottiglia da aprire con gli amici che vola via in un attimo! Comunque mi è piaciuto tantissimo anche il rosato… anche qui mi riservo di fare una degustazione più approfondita con calma e nel giusto ambiente! 😍

best wine stars

Un altro vino che mi è piaciuto molto è Najma, il Prosecco Millesimato di Vigna Belvedere che prende il nome da una barca che a sua volta prende il nome da una bella ragazza algerina. Una bella storia per un prosecco dotato di grande equilibrio, croccante e al contempo morbido, con i sentori caratteristici di mela, nocciola e biancospino e un finale elegante.

best wine stars orticola

Il mio piccolo viaggio nelle terre vocate alla produzione di Prosecco mi ha condotta a scoprire un’altra azienda: Le Vigne di Sarah. La ragazza presente al banchetto mi ha raccontato con passione di un luogo incantato, un’agriturismo biologico dove si può perfino dormire in delle botti dotate di ogni comfort! Affascinante! Per quanto riguarda al vino, Grappoli di Luna è un prosecco millesimato che ha la particolarità di seguire una vendemmia notturna. Colle 170 rappresenta una versione “più classica” del Prosecco, più verticale rispetto a Grappoli di Luna, ma comunque dotato di grande bevibilità.

best wine stars 2018

E infine un saluto alle Tre Gemme è d’obbligo, anche se nella foto la terza gemma non era ancora arrivata e al suo posto brillava il “gemmo”! L’ho già detto, ma la Passerina d’Abruzzo, pur non essendo il mio vitigno, quest’anno è venuta super! Perfetta per un aperitivo elegante e disimpegnato di piacevolezza rara! Per approfondimenti su questa azienda puoi leggere questo articolo: Comunicare il vino d’Abruzzo: backstage tra personaggi, arte, terra e storia.

best wine stars orticola

Infine devo dire che mi sono mangiata un panino splendido, con la fassona piemontese cruda! E ho assaggiato anche dei formaggi impastati deliziosi, ma nonostante ne abbia portati a casa due, non sono arrivata a fare la foto!

best wine stars

Che dire, davvero una bella giornata tra vino e orchidee! Sono stata felice anche di conoscere Patrizio Busa di Tannini Setosi a cui ho promesso un’intervista da un sacco di tempo che sono felicissima di fare questo week end! Infine le macchinette su cui posare il bicchiere e selezionare i vini degustati che ti inviano per e-mail le schede tecniche sono una figata pazzesca e ogni evento enologico dovrebbe usarle (Devo solo controllare come si chiamano, ma lo scriverò in un commento)!

A presto,

Chiara

L'articolo Fotostoria di una giornata a Milano, tra Orticola e il Best Wine Stars 2018 🌺🍷 proviene da Perlage Suite.

Wine Marketing: packaging e valore percepito, riflessione sul Millè di Villa Crespia

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Ieri sono stata ospite a una “insolita verticale” del Franciacorta Millè di Villa Crespia e per prima cosa voglio ringraziare Michela Muratori per l’invito e farle gli auguri per la sua bellissima pancina! Il taglio che mi esce naturale per questo articolo è inquadrare Millè in una logica di Case Study per analizzare il rapporto del vestito della bottiglia col valore percepito, e soprattutto come viene percepito da chi lo deve comprare, sia un operatore di settore sia un utente finale.

millè villa crespia

I bellissimi vigneti di Villa Crespia in conversione biologica. Nessun diserbo, i fiori con i loro profumi attirano insetti predatori che mantengono il giusto equilibrio. In vigna pochissimi trattamenti, dalla confusione sessuale al rame nei casi più gravi.

Millè è uno Chardonnay in purezza che nasce dall’assemblaggio di vini prodotti con uve coltivate nelle diverse terre della Franciacorta. Millè è anche un progetto più ampio, nato con l’obiettivo di avvicinare la generazione del Millennials al Franciacorta. In effetti viene proposto con un vestito insolito ed appariscente, da discoteca glamour e sfavillante. Proporre una verticale di questo Franciacorta mi è sembrato piuttosto “ardito” quando ho ricevuto l’invito, ma devo dire che mi ha piacevolmente sorpreso. Prima di parlare dei vini in degustazione, vorrei fare un piccolo ragionamento proprio sul packaging e sul vestito della bottiglia che credo sarà utile a Michela e a tutti i produttori di vino che mi seguono.

millè villa crespia

Bellissima la merenda campestre, forse un po’ disallineata con i colori glamour di Millé, ma graditissima!

Un produttore di vino spesso dimentica di essere prima di tutto un’azienda che deve funzionare, e si abbandona a romanticismi che spesso lo allontanano dalla vendita. Allo stesso modo altri produttori si disinteressano totalmente dell’aspetto della bottiglia dimenticando che, sullo scaffale di un’enoteca o un supermercato, il consumatore finale viene attirato per prima cosa proprio dal vestito della bottiglia! Del resto è così in ogni aspetto della vita: quando incontri una ragazza per strada ne sei attirato per la sua bellezza, che spesso non è un valore assoluto ma un qualcosa che cambia a seconda dell’occhio dell’osservatore. Non mi puoi certo dire che quando incontri una ragazza o un ragazzo per strada ne sei attirato dal bellissimo carattere… no? Ecco, per il vino è la stessa cosa. Su uno scaffale offline tutto questo è amplificato, ma possiamo dire che anche in un’enoteca online segue le stesse dinamiche.

franciacorta millè villa crespia

Mille Millé 🍇

Questo ci insegna che l’etichetta ed eventuali gingilli che adornano la tua bottiglia attireranno un tipo di pubblico piuttosto che un’altro, o non attireranno nessuno. La cosa fondamentale poi è che il tipo di pubblico che attiri sia coerente con il contenuto della bottiglia. Anche questo aspetto funziona esattamente come nei rapporti umani. Ora faccio un paragone “forte”, ma che calza a pennello. Se tu cerchi una ragazza appariscente, che alle 2 di pomeriggio va in giro in abiti succinti e tacchi a spillo… la cerchi in biblioteca? No. Ti aspetti di conoscere una vergine innocente tutta “casa e chiesa”? La risposta è ancora no (oppure un bel “ti piacerebbe”… o “ho visto volare un unicorno”… 😄) Questo cosa significa? Significa che devi vestire la tua bottiglia in base al vino in essa contenuto che risponderà al gusto, al portafoglio e al “carattere di scelta” di un preciso target.

millè franciacorta

Sono stata molto, molto tentata di andare a trovare Ivan da Polastri (Torbiato di Adro, se ci capitate puntate Via Risorgimento… fa angolo!) ma avevo già mangiato fin troppo… ma li adoro, prodotti fantastici. Poi se mi parlate di mora romagnola…

Per quanto riguarda il “gusto” la prima domanda che devi farti è “com’è questo vino?” e cercare di essere il più onesto possibile. Ogni volta che ricevo la telefonata di un produttore sento sempre questa frase “il mio è un vino diverso, speciale, fatto con tutti i crismi e bla bla bla”. Me lo dite tutti. Per prima cosa dovresti studiare il vino e imparare a bere per poterlo valutare correttamente… e questo non è scontato come può sembrare! Conosco più produttori che non hanno la minima base di enologia o viticoltura che il contrario, perché tanto poi il vino lo fa l’agronomo, l’enologo, il cantiniere… Poi dovresti bere tutti i vini della denominazione in cui si inserisce il tuo vino. Una volta ho parlato con un produttore di Brunello di Montalcino che mi ha detto di non aver mai assaggiato i vini degli altri perché lui beveva il suo… aiuto! Come puoi valutare oggettivamente il tuo vino all’interno del “genere” in cui si colloca senza avere termini di paragone? In termini assoluti non esistono vini che non si vendono. Esistono vini che sono proposti per un target che non sarà mai interessato a comprare proprio quelli, questo sì. E il target, ancora prima del vino, vede la comunicazione che ruota intorno alla bottiglia.

franciacorta millè villa crespia

Poi c’è il “portafoglio” perché non tutti hanno la stessa volontà o capacità di spesa quando si parla di vino. C’è chi è disposto a spendere e chi no. C’è chi può spendere e chi no. “Quanto vale il tuo vino?” ecco la seconda domanda che devi porti! Lo so, per te il tuo vino vale oro perché rappresenta sacrifici, sudore, passione… o tante altre cose. Ma ti do una brutta notizia: questo non interessa a nessuno! “Quanto è disposto a pagare il tuo consumatore la tua bottiglia?” Nel caso di Millè abbiamo un Franciacorta particolare: almeno 30 mesi in acciaio sui lieviti e almeno 30 mesi di bottiglia. Insomma, non è proprio il classico Franciacorta “base” e collocarsi su una fascia di prezzo che ruota intorno ai 25 € è più che accettabile con questa premessa. Vestito della bottiglia a parte.

millè franciacorta

Infine c’è il “carattere di scelta” che è il fattore più importante per me. “Il potenziale consumatore che cerca un vino come Millé lo sceglierebbe in base alla bottiglia in cui viene presentato?”. Per “carattere di scelta” intendo il rapporto tra il packaging e il contenuto in funzione alla denominazione che può o non può essere proposta. Qui serve il ragionamento più complesso, ma anche il più affascinante. Abbiamo un packaging pensato per un consumatore a un livello un pochino più basso del consumatore medio. Abbiamo un vino pensato per un consumatore a un livello un pochino più alto del consumatore medio (anche se tanto fanno le annate nel caso del Millè). E infine abbiamo la Franciacorta DOCG, una denominazione forte e commerciale che tira “a prescindere” dal gusto e dal portafoglio esattamente come un abito indossato da Chiara Ferragni. Il terzo moltiplicando è la chiave di Millè. Se lo avessero fatto in Alta Langa credo sarebbe stata una tragedia annunciata: seppur terra di spumanti eccellenti (spesso molto molto molto al di sopra della media franciacortina), è una denominazione meno commerciale della Franciacorta e una bottiglia come Millè sarebbe stata snobbata da tutti. In Franciacorta, bene o male che sia, ormai tutto è concesso.

mille chiara ferragni

E quindi cosa penso di Millè? Penso che è un progetto di Marketing che funziona in rispetto alla denominazione e al vino che offre che, con l’annata 2010, la nuova annata in commercio, risponde finalmente in positivo alla domanda sulla coerenza tra packaging e contenuto e può per questo anche fidelizzare il suo consumatore. Come vedo una riserva di Millè 2004? Difficile da vendere. Ma proprio difficile, difficile e ancora difficile… l’unica possibilità è cambiare completamente il vestito alla bottiglia, il nome e indirizzarla ad un pubblico diamentralmente opposto. Il vino in essa contenuto non è il pubblico del Millè azzurro cielo e, diciamocelo, quel pubblico dubito sia interessato a comprare una Riserva, ammesso che sappia cosa significa la parola “Riserva”. Io mi metto nel pubblico diametralmente opposto che la Riserva 2004 di Millè la comprerebbe “ad occhi chiusi” anche con l’abito del Millé attuale, ma solo perché l’ho già bevuta… e tollererei la vista di una bottiglia del genere giusto a bordo piscina. Il packaging di Millè è glamour e frizzante e lo rende il Franciacorta perfetto da sbicchierare il un wine bar trandy o un disco pub sulla spiaggia, a patto di non considerarlo un’alternativa più o meno blasonata al Prosecco che taglia sul nascere la gara con la voce “prezzo”. Chi non è interessato al contenuto della bottiglia e si ferma al packaging sarà davvero interessato a bere un Franciacorta millesimato che paga almeno 4 volte il costo del suo principale competitor? Lascio la domanda aperta e aspetto una tua risposta in un commento. Io personalmente lo vedo un vino difficile da collocare in enoteca, a patto di non intercettare un pubblico che è lì per caso e solo per fare un regalo sotto le feste. Lo vedo molto, molto meglio in GDO ad esempio… ma spero che i miei amici enotecari partecipino alla discussione con i loro contributi!

millè villa crespia

E ora veniamo alle degustazioni! Tutti i campioni sono stati sboccati a maggio, pertanto si può dire che in tal senso hanno giocato ad armi pari. L’annata che mi ha davvero stupito è stata la 2007: degna di un grande Champagne! Un vino con una forte personalità, pulito, equilibrato, elegantissimo e con un profumo che oscilla tra note di frutta matura, note eteree, tostate e speziate. Il 2004 anche è davvero buono, al naso sorprende ancora più del 2007 ma al palato c’è un retrogusto leggermente amaro che credo sia dovuto alla caramellizzazione dello sciroppo di dosaggio. Colpa del tempo e del tappo, tanto che ogni bottiglia che ho degustato (3 in totale) ha vantato in tal senso una storia a sé. Una bottiglia in particolare era perfetta, e vestirlo con un abito sfavillante e proporlo come vino “Millennials”, anche Riserva, sarebbe un enorme peccato. L’annata peggiore in degustazione è stata la 2009: mancava di tutto, dal naso troppo poco complesso al perlage, non particolarmente fine e numeroso.

millè

foto rubata a Michela, ma non avrei saputo fare di meglio!

Quello che si intuisce è che dentro il progetto Millè c’è un vino che ha enormi e inaspettati potenziali di evoluzione. Quanto al Packaging… sicuramente Villa Crespia ha osato a proporre una bottiglia di questo tipo e fin dal primo giorno sapeva di attirarsi addosso critiche di ogni sorta. Invece non ha fatto bene, ha fatto benissimo a farlo! Sono anni che si parla di Franciacorta “prosecchizzato” per quel pubblico che vuole fare bella figura nel disco-bar con gli amici e apprezzano il vino come si apprezza una lasagna al ragù dopo un anno all’estero… e allora facciamolo!

Auguri Michela, tingi il mondo d’azzurro e rimani sempre fresca come sei. Tra i bevitori di Millé di oggi ci sono i futuri bevitori di Simbiotico, Brolese, Riserva o Numero Zero di domani. O forse no… ma rimani comunque vincente anche con una scelta di marketing rivolta agli amanti della sfavillante mondanità.

A presto,

Chiara

P.S. Come sempre ringrazio Sony e UniversoFoto per la splendida RX100M4… la compatta professionale su misura di un wine blogger (fa foto luminosissime anche nella cantina più buia senza flash!). Attualmente la puoi comprare su Amazon con circa 300 € di sconto CLICCANDO QUI!

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P.P.S. Un piacere condividere il tavolo con Alessandro Caccia, il Delegato AIS Brescia, con cui mi sono sentita molto allineata in tutte le degustazioni. Vorrei dirvi che la mamma AIS è sempre la stessa, ma c’era anche un relatore AIS Spumanti che ha detto cose che, dopo aver bevuto solo lo scorso anno oltre 3000 bollicine per fare la guida e non, non riesco davvero a condividere!

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Elezioni AIS 2018: povera associazione, come siamo caduti in basso!

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Da poco è passata la mezzanotte, e questo significa che è il 9 giugno, giorno delle elezioni AIS 2018. Anche se in questi giorni sono stata poco presente su Facebook perché ho lavorato tantissimo, per quel poco ho visto che questa cosa delle votazioni sta quantomeno sfuggendo di mano. Il risultato di tutto questo è che si perde lo spirito associativo per privilegiare il mero interesse economico. Perché parliamoci chiaro, di soldi e potere si tratta. Presidenti e delegati AIS hanno un giro di eventi in mano notevolissimo e attorno a questi ruotano i brand e le persone con le cariche più disparate. Una conseguenza di questo è che i personaggi che ruotano attorno a queste cariche hanno un’onestà intellettuale piuttosto variegata.

Io mi tengo da sempre lontana dalla politica, sia che si tratti della nostra nazione sia che si tratti dell’AIS. Un po’ per disinteresse, un po’ per mancanza di fiducia. Posso dire che Hosam, il delegato di Milano, lo conosco personalmente e mi ha sempre fatto una bella impressione mentre io e Fabio Mondini, il delegato di Monza, non ci siamo mai parlati, ma ai miei occhi si è un po’ svalutato con la gestione del sito web e della promozione social di queste elezioni creando un personaggio che definirei quasi grottesco.

Con la premessa che questo articolo non è una critica a Fabio Mondini che non conosco personalmente (semmai rivedrei chi cura la sua immagine), ci tengo a riportare un post che Hosam ha pubblicato sul suo profilo Facebook, con l’obiettivo di innescare un dibattito costruttivo da entrambe le parti.

Cari Amici,
il racconto che leggerete qui di seguito è legato ad alcune evidenze riscontrate in merito alle iscrizioni, per questo anno sociale, in AIS Lombardia, in particolare nella delegazione di Monza-Brianza che ha visto un incremento non omogeneo delle stesse (908 soci iscritti al 28/2/2018, quasi il doppio rispetto agli scorsi anni).
Questo dato appare rilevante se si considera che la delegazione citata, dati alla mano, non ha aumentato né il numero di corsi né gli eventi sociali che sono rimasti assolutamente in linea con il passato.
Vista la situazione insolita, ho richiesto l’intervento del Presidente nazionale Antonello Maietta, della Lombardia Fiorenzo Detti e di un membro dei Revisori nazionali dei conti AIS che ha eseguito un controllo a campione su 50 persone, scelte tra le nuove iscrizioni di cui sopra, e che, dopo attenta indagine, ha ricavato quanto segue:
1- tutti i 50 pagamenti sono stati effettuati nelle date tra il 23 e il 28 febbraio 2018;
2- tutti i pagamenti sono stati effettuati in contanti all’ufficio postale di Barlassina;
3- tutti i 50 iscritti non hanno frequentato alcun corso.

A fronte delle verifiche compiute dal Revisore dei conti, la questione è stata quindi sottoposta all’esame dei Probiviri (Collegio nazionale deputato alla risoluzione di controversie legali interne), proprio in considerazione della insolita circostanza per cui un numero assai rilevante di persone, 471 per la precisione, tutti pagati con bollettino postale all’ufficio di Barlassina per l’esattezza 315 bollettini, tutte senza mai aver frequentato eventi organizzati dall’Associazione o partecipato ai corsi, abbia deciso di iscriversi alla delegazione di Monza-Brianza nell’arco di soli 5 giorni, pagando in contanti con bollettini eseguiti nello stesso ufficio postale di Barlassina.
A seguito di tali evidenze, che riguardano una delle delegazioni lombarde, ritengo sia doveroso informare tutti i soci in vista delle prossime votazioni proprio perché si vedrà l’elezione, tra gli altri organi, anche del Presidente regionale.
Invito dunque tutti i soci lombardi a recarsi, il 9 giugno, presso i seggi elettorali preposti per esprimere il proprio voto e per sostenere con forza che “FARE SQUADRA RENDE UNICI”!

Un affettuoso saluto, Hosam

hosam-eldin-abou-eleyoun-fiorenzo-detti

Hosam Eldin Abou Eleyoun, il delegato AIS Milano e Fiorenzo Detti, il presidente AIS Lombardia

A questo punto mi sarebbe piaciuto capire come risponde Fabio Mondini a questo post che è davvero molto pesante. Ho provato a scrivergli privatamente su Facebook, ma attendo ancora una risposta. Quindi riporto il post che ho visto sulla bacheca della sua Pagina Facebook, se poi Fabio Mondini ha qualcosa da aggiungere lo invito a farlo in un commento:

Cari soci,
poche ore ci dividono ormai dal voto per la presidenza regionale dell’Ais. Un appuntamento che, finalmente, può rappresentare un punto di svolta nello sviluppo della nostra associazione.
Mi pongo come elemento di discontinuità dopo gli otto anni di presidenza di Fiorenzo Detti. Chi mi conosce sa benissimo che non so stare con le mani in mano e che non so accontentarmi: concetti come la partecipazione, la formazione, la condivisione sono alla base del mio modo di agire sia in ambito professionale che associativo.
Proprio per questo motivo molte persone si sono avvicinate alla nostra associazione in occasione dell’appuntamento elettorale, convinte che si possa trasformare l’Ais in un luogo di incontro e di formazione – a vari livelli – per tutti. Non solo per i corsisti o per i degustatori. L’associazione è bella e viva quando smettere di essere una casta e, al contrario, spalanca le sue porte a tutti.
Purtroppo, invece di parlare di programmi, in questi giorni dalla parte avversaria si è pensato di screditare la mia figura. Non porto rancore.
Io penso al programma che mi impegno a realizzare, alle persone che mi stanno aiutando, ai tanti soci incontrati in questi giorni. Forte non solo delle mie idee, ma anche di una squadra di prim’ordine che mi sostiene, composta da professionisti del settore che certo non hanno bisogno di presentazioni. Sono per un’Ais aperta a tutti, ma anche per un progetto di qualità. La mia persona, il mio vissuto, i miei progetti, sono una garanzia per tutti. Ora, però, serve anche il vostro contributo decisivo: il 9 giugno andate alle urne e scegliete il cambiamento votando Fabio Mondini.

Fabio Mondini

E poi ancora:

Il Collegio dei Probiviri riunito all’unanimità, ritiene che, allo stato: -non sussistono i presupposti soggettivi per avviare un procedimento disciplinare;- dall’esame oggettivo della documentazione messa a disposizione, non si riscontrano violazioni delle norme statutarie e regolamentari con riferimento alla modalità di iscrizione dei nuovi soci della delegazione Monza e Brianza.
Fabio Mondini

Fabio Mondini e Annalena Valenti, figlia del fondatore dell’AIS Jean Valenti, ormai scomparso. Ha dichiarato di sostenere Mondini perché anche il padre avrebbe fatto la stessa scelta.

Non so cosa pensare dell’intera vicenda, ma ho una certezza ben salda. Povera AIS, come ti sei ridotta male! Non so se Jean Valenti avrebbe davvero sostenuto Fabio Mondini alla luce di quanto riportato, ma sono certa che se fosse ancora vivo sarebbe schifato di questi giochi di potere che sono lontani anni luce dallo spirito dell’Associazione. Del resto, mi sono allontanata io per prima da AIS proprio per questo, anche se la ringrazio per la bellissima formazione che mi ha dato.

Che dire? Aspettiamo l’epilogo di questa pagliacciata delle Elezioni AIS 2018. Speriamo che sia rapido e indolore, e soprattutto che sia fatta luce su questi 470 nuovi iscritti della delegazione di Monza per prendere adeguate contromisure, in un senso o nell’altro.

Cheers,

Chiara

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Vini rosati pugliesi: il Salento diventerà un’oasi per i winelovers d’Oriente

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Era da tempo che Stefano Spagnolo di Salento Wine Shop mi parlava del suo amato Salento e me lo dipingeva come una terra capace di produrre vini rosati straordinari. Così mi manda 6 etichette di questi vini rosati pugliesi e la prima cosa che ho pensato, quando ne ho visto (e degustato) uno in particolare, è stata: “cavolo, se li assaggiasse Akiyoshi se ne innamorerebbe!”. Akiyoshi è un mio cliente giapponese, e quando parlo con Federico che lavora con lui mi dice spesso i trend del mercato del vino italiano in Giappone.

So che il Cerasuolo d’Abruzzo è una delle etichette più fortunate, per essere un vino rosato che si avvicina per struttura e colore ad un vino rosso, ma si beve fresco. In effetti anche i vini rosati pugliesi hanno questa caratteristica, con la differenza di essere tendenzialmente più complessi e fini al naso. A volte sono ingiustamente paragonati ai vini rosati provenzali, paragone che proprio non ci azzecca nulla dato che è come paragonare il gelato al fiordilatte con il gelato al limone solo perché entrambi i gusti sono di colore bianco.

vini rosati pugliesi

Stefano mi ha mandato 5 etichette di Negroamaro e 1 etichetta di Primitivo, tutte in vendita al pubblico al di sotto dei 10 €. Dato che era la prima volta che assaggiavo con la volontà di scriverci sopra dei vini rosati pugliesi ho deciso di fare una prima degustazione e poi farne una seconda il giorno successivo in modo di avere la bocca più “avvinata” a questo tipo di vini. Le impressioni del giorno precedente sono state complessivamente confermate, ho solo invertito i due Negroamaro sul podio: alla fine ha prevalso il Rosarò perché il Metiusco, nonostante al naso si sia rivelato assolutamente straordinario, l’ho trovato leggermente meno coerente in bocca. Uno di questi Negroamaro si è rivelato “non classificabile” e davvero terribile, ma della serie che erano anni che non mi capitava di degustare un vino così fatto male, e per rispetto del lavoro delle persone che ci sono dietro non vi citerò il nome.

Ora le degustazioni, in ordine di apprezzamento.

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Vini rosati pugliesi: Rosarò 2017

Negroamaro 100% |Da vigneti collocati a Guagnano con viti di età fino a 35 anni allevate a spalliera | 13% vol

vini rosati pugliesi

Si presenta di un bellissimo rosa cerasuolo più tenue degli altri con gradevoli sfumature bronzo. Il colore è davvero invitante. Al naso è eccezionale, con note di yogurt greco con una goccia di miele d’acacia, cumino, fragole, karkedé, fiori di ibisco, panna montata non zuccherata, viola, orchidea Phalaenopsis Liodoro. In bocca dimostra una grandissima coerenza al naso e si comporta bene: freschissimo, ampio, persistente e lungo, sapido ma comunque equilibrato. Anche da solo da grande soddisfazione.

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Vini rosati pugliesi: Metiusco 2017

Negroamaro 100% | Viti allevate ad alberello pugliese | 13% vol

vini rosati pugliesi

Rosa cerasuolo intenso e brillante, alla vista denota una grande struttura. Il naso è piacevolissimo e ricco, con note di yogurt alle fragole, pepe rosa, salvia, burro salato, cumino, ostrica, fiori di rosa e un finale quasi mielato. In bocca è molto strutturato, il gusto è abbastanza coerente con i profumi ma più semplice. Abbastanza orizzontale, ma più spostato sulla freschezza. Il finale è sapido, anzi molto sapido e fruttato. Persistente e con una bella lunghezza. La sua sapidità lo rende perfetto per abbinarsi a carne di pollo, anatra, oca, crostacei, un buon prosciutto crudo dolce.

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.Vini rosati pugliesi: Aka 2017

Primitivo 100% | Da vigneti collocati in Manduria con viti di età fino a 40 anni allevate ad alberello pugliese | 13% vol

vini rosati pugliesi

Rosa cerasuolo brillante. Al naso è molto ricco e dolce, con note di confettura di lamponi, pesca gialla, mora, vaniglia, panna montata leggermente zuccherata e fragoline di bosco. In bocca è piacevolissimo e dimostra una grande coerenza al naso, con le note di pesca gialla e mora che diventano ancora più mature. Giustamente sapido e freschissimo. La sua beva facile e il suo essere un accompagnatore discreto lo rende perfetto per tutti i tipi di sushi e sashimi moderno.

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Vini rosati pugliesi: Tenuta Paraida 2017

Negroamaro 100% | Da vigneti collocati nell’agro Copertino con viti di età fino a 30 anni allevate ad alberello pugliese | 13% vol

vini rosati pugliesi

Rosa cerasuolo leggermente più tenue, molto brillante. Il naso è freschissimo e tradisce una vendemmia leggermente anticipata rispetto alla curva di maturazione che lo rende anche più semplice. Prevalgono le note speziate, e si riconoscono note di peperoncino e di salvia. In bocca c’è una grandissima coerenza al naso, ed anch’essa si presenta speziata e verticale. Nel complesso è meno sapido del precedente. La sua facile beva e la discreta lunghezza lo rendono perfetto per un ottimo aperitivo, con tanti stuzzichini, formaggi e salumi di tutti i tipi, anche molto stagionati.

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Vini rosati pugliesi: Myère 2017 – Michele Calò

Negroamaro 90%, Malvasia Nera Leccese 10% | Da vigneti collocati a Tuglie con viti allevate ad alberello pugliese | 13% vol

vini rosati pugliesi

Rosa corallo molto intenso e brillante. Al naso è molto scarico di profumi rispetto agli altri, ma è comunque fine, di fatto tutto incentrato sulla fragola e sulle sue declinazioni, con un finale di cioccolato bianco e fiori di cappero. In bocca è molto coerente, ma rimane che mi ha deluso la sua eccessiva semplicità e il suo non essere perfettamente pulito. Il finale è inesistente, ma la beva è sicuramente facile e rimane comunque fresco. Non un vino rosato che consiglierei, ma mi riservo di provarne un’altra annata. Non posso dare la colpa infatti all’andamento climatico dato che gli altri vini rosati che ho degustato sono stati eccellenti, ma probabilmente c’è stato qualcosa che non è andato giusto nella scelta del momento della vendemmia.

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Insomma, grazie Stefano per avermi donato un pezzetto del tuo Salento. Spero di venirti a trovare presto e di scoprire le sue meraviglie… e farmi una bella settimana di relax nelle sue favolose spiagge! Ormai è tantissimo che non vado nel Salento… ci ho passato una bellissima vacanza con uno dei miei due migliori amici, Marco… tanti anni fa!

vini rosati pugliesi

E ora vado a prepararmi che il primo video del mio nuovo canale sulla IGTV ho deciso di farlo in onore della Notte Romantica di Monte Isola… cheers <3

Chiara

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Monte Isola: vini sospesi tra passato e futuro per i fratelli Mazzucchelli

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Mercoledì scorso ero da Daniel Pennacchio a Cascina Lorenzo per tenere una piccola lezione con degustazione sui risultati dell’affinamento in legno dei vini rossi (e non solo). Anche se non è di Daniel che voglio parlare, devo dire che il Marzemino (Foppello) 2013 si è evoluto in un vino straordinario. Comunque è stato un vero piacere conoscere tra i presenti i fratelli Mario e Luigi Mazzucchelli che nella mia adorata Monte Isola producono due vini davvero davvero buoni.

Mario mi ha prima portata a casa sua, dove ho avuto modo di conoscere i suoi genitori e sua sorella. La sua mamma ha sfettolato il salame prodotto dallo zio, e come si può vedere da questa foto ho avuto il piacere di abbinarlo alla mia cara piadina romagnola proprio stasera. Con grande successo devo aggiungere! Come? Vuoi sapere la ricetta della piadina romagnola? Ma è facilissimo!! 60 g di strutto (io ho usato il burro delle Ardenne perché non ho trovato lo strutto sull’isola, bisogna che diciamo a Fabio di provvedere!!), 80 g di acqua calda, 240 g di farina 00, sale e la punta di un cucchiaino di bicarbonato. Impasta, lascia riposare almeno mezz’ora sotto una scodella, stendi col mattarello e via a cuocere sulla padella antiaderente 4 minuti per lato a fuoco medio!

salame monte isola vini monte isola ricetta piadina

Comunque torniamo ai vini della famiglia Mazzucchelli! Devo dire che appena ho assaggiato il vino rosso, che nasce da uve prodotte con vitigni di Merlot e Barbera che hanno ormai compiuto mezzo secolo, mi ha subito stupito per il bouquet particolarmente speziato e un’insolita morbidezza per un Merlot relativamente giovane. La prima cosa che ho pensato è che gli aromi sono un dono della barrique dato che Mario mi ha detto che affina in botti di rovere. Invece Mario mi ha confermato che è proprio l’uva a custodire questo particolare profumo e ho avuto modo di verificarlo quando abbiamo “rubato” col ladro (mi ha insegnato proprio lui questo sinonimo… io l’ho sempre chiamato pipetta o alzavino!) dalla botte un campione di vino dell’annata 2017. Speziatissimo, forse ancora più della 2015, e la botte è al quarto passaggio! No, davvero non è lei la responsabile di questo bouquet così particolare. L’annata 2017 si preannuncia davvero straordinaria… peccato che ce ne sia solo una botte disponibile! 😋

 

Ho assaggiato anche l’annata 2016, questa riposava nella botte d’acciaio, ma devo dire che non mi ha convinta del tutto. Il naso l’ho trovato piacevolissimo, con note quasi di vin brulé: mela, scorze d’arancia, cannella, chiodi di garofano e marasca sotto spirito di grande intensità mi avevano piacevolmente attratta, ma purtroppo in bocca rivela un tannino verde che credo difficilmente si armonizzerà. Si può provare qualche mese in bottiglia per vedere cosa succede!

vini monte isola

I vigneti di Massimo e Luigi Mazzucchelli sono molto curati e denotano preparazione e amore. La cantina è piccolina, ma in progetto di spostarla in un ambiente che ho visto in anteprima e sarebbe davvero ottimale, sia per le caratteristiche architettoniche sia per la posizione. Nell’attuale cantina c’è l’essenziale, il torchio che usa il papà, una botte in acciaio sulla quale il papà ha una licenza speciale nello spillare il vino che beve a pranzo, la botte in legno di cui ho già parlato, qualche altra botte storica non più utilizzata… e qualche vecchia annata di moscato passito.

Pensa, solo 10 litri all’anno per un vino davvero interessante. Con Mario abbiamo degustato l’annata 2003 di Moscato Bianco Passito, e mi sono anche portata a casa la bottiglia: ero curiosa di vedere come evolveva nei giorni successivi. Il colore è giallo oro carico, pecca leggermente di limpidezza rispetto alla brillantezza che ci ha abituato la tecnologia e il mercato attuale. Da degustare assolutamente in un bicchiere Napoleon, per esaltarne al meglio le caratteristiche organolettiche e stemperare un po’ quell’alcolicità che fa capolino anche dagli archetti così ravvicinati mentre si ruota il bicchiere. Al naso mi ricorda certi vin santi che bevevo anni fa, quando con nonna passavo l’estate dalla zia in Toscana… mi ricorda certi panorami del Casentino a cui sono tanto affezionata e di cui custodisco gelosamente i ricordi. Il tempo gli ha regalato note quasi eteree, ma la frutta candita, in particolare la pera e il cedro, resta il sentore principale. Quando ho chiuso gli occhi mi sono persa per un istante, e mi sono immaginata nella fabbrica di canditi di Apt, in Provenza, quando sceglievo i canditi da portare al mio papà per fare la mia adorata cassata siciliana. In bocca ha un’ottima rispondenza al naso, è morbidissimo, e conferma quell’alcolicità che si era intuita alla vista. Gode ancora di buona freschezza, e questo mi lascia intuire che qualche bottiglia Mario Mazzucchelli potrebbe ancora dimenticarsela in quella piccola cassettina dei tesori.

Per me c’è davvero tanta potenzialità qui, bisogna solo raccoglierla. Non so se quello di Mario resterà sempre un hobby o diventerà una vera professione, ma quando c’è la passione io credo che tutto è possibile. Del resto io ne sono la prova vivente, no?

Complimenti al papà e alla mamma, in formissima. Chiudo questo articolo proprio con una battuta del papà, che mi ha raccontato che quando era giovane era ben felice quando da una sola pianta ci riempiva una cesta d’uva, e oggi ha lasciato spazio ai figli che fanno diradamento per concentrarsi sulla qualità. I tempi cambiano, lo studio e le vicissitudini della vita cambiano le prospettive… noi inevitabilmente cambiamo con esse, ci modelliamo come neve al sole sciogliendoci fin quasi a scomparire per poi ripresentarci puntualmente ogni anno davanti a noi stessi e dicendoci: supereremo anche questa. Ma quando c’è la passione, quando si fa squadra, quando c’è l’amore… i risultati ci sono sempre, è solo questione di saper aspettare.

Un abbraccio,

Chiara

PS Come sempre ringrazio Sony e Universo Foto per la splendida macchina fotografica RX100M4 (che puoi comprare su Amazon cliccando QUI a soli 729 € invece di 1.050 €)… che è davvero una manna dal cielo per le foto in cantina e al tramonto senza flash! Credo che ogni vignaiolo e ogni winelovers dovrebbe averne una! Altro che iPhone!!! 😄

sony universo foto

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Alterazioni, difetti e malattie del vino

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Alterazioni, difetti e malattie del vino

 

Ogni volta che apriamo una bottiglia di vino, che spilliamo il vino dalla botte o che annusiamo un tappo siamo colti da un’ansia da prestazione che neanche Rocco dopo i 50 e 4 bionde nell’ultima ora. “Sarò davvero in grado di riconoscere gli eventuali difetti del vino che stiamo per degustare?” Confessa, anche tu ti sei posto questa domanda almeno una volta. Io ti dico sinceramente che me la pongo sempre: a volte alterazioni e difetti sono davvero sottili e capita quasi di confonderle con le caratteristiche intrinseche di quello specifico vino o vitigno. Con questo approfondimento spero di aiutarti a chiarire quali sono le alterazioni, i difetti e le malattie del vino, anche se solo tanta pratica ti può far acquisire quella sicurezza che ti consente di rispondere con un sorriso discretamente sicuro a questa temibile domanda!

Alterazioni

Si manifestano con variazioni del colore e della limpidezza del vino dovute a trasformazioni di natura chimico fisica ed enzimatica e sono associate all’effetto di qualche metallo. Si chiamano anche “casse” termine francese che significa rottura.

Difetti

si manifestano con odori e sapori sgradevoli legati a fattori esterni al vino e causati da errori e inconvenienti nelle varie fasi produttive.

Malattie

si manifestano con variazioni soprattutto del gusto, ma anche con problemi di limpidezza, colore e profumi sgradevoli.

Una cosa che mi è stata molto utile ai tempi è stato il cofanetto degli aromi del vino con i difetti che una mia collega comprò su Amazon (Trovi il link di quello che abbiamo usato noi QUI). C’è poco da fare, ogni profumo per noi diventa più facile da riconoscere se abbiamo un campione da associarci nella nostra mente. Nel riconoscimento degli aromi non si inventa niente! Ci sono sicuramente persone che nascono con un naso più sensibile e acuto di altre, ma alla fine si può tranquillamente affermare che è tutta questione di allenamento!

E ora analizziamo nel dettaglio quali sono le alterazioni, i difetti e le malattie del vino e che effetti hanno sui vini bianchi e/o sui vini rossi.

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Chianti Classico: Felice di vedermi nella giuria del Wine Contest di Capannelle?

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Questa domenica passerò la giornata davanti all’armadio a dire “non ho niente da mettermi” come ogni donna che si rispetti… mentre preparerò il trolley per il mio breve ma intenso soggiorno nel cuore del Chianti Classico presso il meraviglioso Wine Resort di Capannelle. Sarò ospite dell’azienda due giorni insieme ad altri 5 personaggi tra i più famosi instagrammer e wine blogger del panorama italiano per essere nella Giuria del tradizionale concorso dedicato ai winelovers di ogni parte d’Italia che ogni anno anima Gaiole in Chianti e promosso proprio dalla cantina Capannelle.

Martedì 10 luglio alle ore 17:30 prenditi un giorno di ferie: ti aspetto in piazza Ricasoli a Gaiole in Chianti per degustare alla cieca 5 grandi vini scelti dallo staff di Capannelle. Chi riuscirà ad indovinare di quali vini si tratti, si aggiudicherà la possibilità di trascorrere un soggiorno di una notte all’interno del suggestivo Wine Resort di Capannelle a Gaiole in Chianti, nonché un calice in argento, appositamente realizzato dallo storico marchio artigiano Brandimarte di Firenze.

wine contest capannelle

La novità 2018 è l’ampliamento della competizione anche a gruppi di amici e appassionati che potranno comporre una squadra, con un massimo di cinque componenti, e sfidarsi tra di loro. In questo caso la squadra vincitrice si aggiudicherà un bonus per consumare un favoloso menu degustazione in un ristorante gourmet della propria zona di provenienza. Hai già visto il bellissimo SPOT che sta andando in onda su Wine TV?


Il servizio sarà curato dai miei colleghi del gruppo di servizio dell’Associazione Italiana Sommelier della delegazione di zona. I giudici li puoi già seguire su Instagram, come vuole la moda del momento:

  • Chiara Bassi di @PerlageSuite (ma io Instagram lo uso da poco… ho sempre privilegiato il blog… chi mi segue sa che sono a favore dell’investire soprattutto sulle piattaforme proprietarie dove i numeri non mentono e non si può truccare il banco… ma questa è un’altra storia e ormai lo ripeto troppo spesso 😄)
  • Simone Roveda di @WineryLovers
  • Emanuele Trono di @Enoblogger
  • Chiara Giannotti di @vino.tv
  • Stefano Quaglierini di @Italian_Wines

Tra loro ho conosciuto personalmente solo Simone Roveda, ci siamo trovati spesso ad eventi insieme… di cui l’ultimo è stato proprio in occasione della verticale del Franciacorta Millè a Villa Crespia il mese scorso (leggi l’articolo qui). Non vedo l’ora di conoscere anche gli altri wine bloggers e instagrammers con cui condividerò questa bellissima esperienza! 😍Beh poi mi farebbe piacere conoscere soprattutto tu che mi leggi sempre… quindi che ne dici di venirmi a trovare nel cuore del Chianti Classico?

wine contest capannelle

Costo della partecipazione al Wine Contest di Capannelle:

  • 25 € per singola persona
  • 100 € per squadra fino a 5 persone

Per info e prenotazioni chiamare lo 0577 74511 oppure scrivere una mail a info@capannelle.com, oppure consultare il sito web dell’azienda capannelle.com. Ci vediamo martedì prossimo! E se non ci vediamo… ti potrai godere l’evento comodamente a casa tua, sul tuo TV: Wine TV, canale 815 di Sky 😍

Cheers ❤

Chiara

P.S. Dopo l’evento a noi giurati aspetta un evento davvero speciale nel Caveau di Capannelle, ma questa storia te la racconto mercoledì mattina appena mi sveglio!

P.P.S. Hai già questi 5 imperdibili accessori per winelovers?

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