Mancano pochi giorni a San Valentino 2020 e probabilmente, se hai una dolce metà (o dolcissima, come nel mio caso!) stai pensando di organizzare qualcosa di molto romantico. Quindi ti voglio dare una bellissima idea condividendoti cosa faremo io e Francesco in quel week-end… non vediamo l’ora! Prima ancora di dirti i nostri programmi però ci tengo a ringraziare Barbara Borraccia in Pali (che da come me ne ha parlato Marina non vedo l’ora di conoscere), proprietaria del Castello di Spessa, per l’invito, e la fantastica Marina Tagliaferri dell’Ufficio Stampa Agorà di Cormòns (GO) per la splendida organizzazione. Come avrai intuito trascorreremo uno splendido San Valentino a Castello di Spessa che comprenderà in realtà un intero week-end nel Collio goriziano!
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“Romance is in our nature”: romantica è l’essenza stessa del Castello di Spessa a Capriva del Friuli, che, con la sua inconfondibile silhouette, svetta sulla cima di una piccola altura, nel cuore del Collio goriziano, terra di grandi vini e antica storia in Friuli-Venezia Giulia. Immerso nel verde di un magnifico giardino all’italiana, circondato dalle vigne della tenuta a cui dà il nome, il maniero d’origine medievale è oggi il cuore di un raffinato Golf&Wine Resort. Nel castello si trovano una quindicina di suites arredate con mobili del 1700 e del 1800 italiano e mitteleuropeo e, scavata nella collina sottostante il maniero, la più antica e scenografica cantina del Collio, dove invecchiano i pregiati vini della tenuta. Per secoli dimora dei signori della nobiltà friulana e triestina, ebbe fra i suoi illustri ospiti anche Giacomo Casanova, il seduttore per eccellenza, a cui è dedicata nel parco all’italiana una passeggiata letteraria, scandita da cartigli in ferro battuto con riportate una decina di sue frasi sull’amore, le donne, la vita.
Quindi nulla di più romantico del Castello di Spessa per trascorrere la festa degli innamorati! Image may be NSFW. Clik here to view. Ad accoglierci, nelle scenografiche cantine scavate sotto il castello, ci sarà un brindisi di benvenuto con il vino dell’amore, il pregiato Pinot Nero dedicato a CasanovaImage may be NSFW. Clik here to view. , che amava i vini di Spessa tanto da definirli nelle sue Memorie “di qualità eccellente”.
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La sera ci attende una raffinata cena al lume di candela davanti al fuoco del camino al ristorante gourmet “La Tavernetta al Castello“, ricavato dalla ristrutturazione di un antico casolare ai piedi del castello. Lo chef Antonino Venica delizierà i nostri palati con il Gran Menu di San Valentino, costruito con piatti ispirati all’amore (lo scoprirai sotto la prossima foto). Ad attenderci, in una saletta appartata, ci sarà un disegnatore, che ci farà un rapido e divertente ritratto da conservare come ricordo di questa romantica serata.
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Menu di San Valentino 2020
Aperitivo di benvenuto con frivolezze
Antipasti
Lo scampo, la mazzancolla e i calamari su crema di mais al nero di seppia
La porchetta di mangalica, il canarino e la rosa dell’Isonzo al vin brulé con emulsione di rafano
Primi Piatti
Riso Acquerello alle cime di rapa, carpaccio di branzino e la sua bottarga
Bottoni ripieni di baccalà mantecato e burro alla nocciola e capperi di Pantelleria
Secondo Piatto
Asado di manzetta prussiana glassato all’aglio nero su insalata di cappucci
Dessert
Morbido di cioccolato e cremoso alla vaniglia con zest di agrumi e salsa ai frutti rossi
Caffè e golosi biscottini
Per il pernottamento abbiamo potuto scegliere tra l’eleganza classica delle suite del Castello arredate con mobili d’epoca (fra cui la richiestissima Suite Casanova), l’atmosfera country chic delle camere della Tavernetta, oppure la pace assoluta del luogo più remoto del resort, il Casale in Collina immerso fra le vigne. In camera ci aspetta un delizioso omaggio.
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Castello di Spessa ha organizzato un pacchetto di San Valentino 2020 irresistibile che comprende:
Brindisi di benvenuto nelle cantine storiche;
Cena con Gran Menu di San Valentino al ristorante gourmet “La Tavernetta al Castello” bevande incluse;
La notte di San Valentino in camera matrimoniale;
Omaggio in camera;
Una golosa prima colazione a buffet;
Ritratto degli innamorati come ricordo della serata.
Il prezzo varia a seconda del tipo di alloggio: suites del Castello (330 € a coppia), camere in stile country chic del ristorante “La Tavernetta al Castello” (280 € a coppia) e “Casale in Collina” (250 € a coppia). Per informazioni e prenotazioni puoi chiamare il +39 0481 808124 oppure visitare il sito ufficiale!
Che dire? Non vedo l’ora di raccontarti com’è andata… anche perchè il programma del nostro soggiorno nello splendido Castello di Spessa è ricco anche di altre attività che non vedo l’ora di svelarti!
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Chiara
P.S. In questa occasione conoscerò di persona anche Valentina Ursic, che ci attende alle 18 per una degustazione guidata dei vini di Castello di Spessa! Image may be NSFW. Clik here to view.
Un paio di venerdì fa sono stata con Francesco in visita a una cantina di cui non avevo mai sentito parlare, nonostante sia nella zona in cui vivo: il Lago d’Iseo. Romantica Franciacorta è a Passirano, in provincia di Brescia, in quella zona d’Italia che è diventata celebre per i suoi vini spumanti metodo classico che stando imbandendo le tavole di tutto il mondo. Di questa azienda se ne parla davvero pochissimo, eppure merita una visita da combinare con il Ristorante Piccola Corte. La Famiglia Avanzi, che non vedo l’ora di andare a trovare anche sul Garda, produce vino da oltre 80 anni e ha creato questa cantina per essere un piccolo gioiello, oggi diamante grezzo che chiede timidamente di brillare.
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Siamo arrivati piuttosto tardi (dopo le 18:30), ma grazie alla mia meravigliosa Sony RX100M4 sono riuscita a scattare questa splendida notturna dei vigneti. Sono 10 ettari totali di proprietà che circondano la cantina, di cui 9 di chardonnay e 1 di pinot nero. Sicuramente avere tutti i vigneti intorno all’azienda è una situazione privilegiata che consente di monitorare con grande meticolosità la situazione.
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La cantina è disposta su due piani, con il piano sotterraneo dedito all’affinamento e quello superiore dedicato alla vinificazione. La cantina è bellissima, pulitissima e curatissima… anche se l’aspetto che più mi ha colpito è stata la scelta dell’interior design… che confesso di essere la mia più grande passione! Sì, lo ammetto, l’arredamento è l’unica cosa che amo di più del vino… Mi è piaciuta molto sia la scelta del rosso alle pareti, sia le forniture: dai divanetti LC3 di Le Corbusier alle applique Mesmeri di Artemide! La luce gioca un ruolo fondamentale scolpendo gli spazi ed enfatizzando gli ambienti.
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Entrare nella cantina di affinamento è emozionante proprio grazie all’uso spettacolare della luce! La cantina è piccola, ma sono certa che la cura del dettaglio saprà conquistarti… anche perchè è la stessa cura che si sente in ogni bottiglia di Franciacorta! La stanza riservata alle barriques è molto affascinante!
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Passeggiando per i sotterranei si aprono porte che ti catapultano in un museo contemporaneo grazie proprio allo studio della luce. Prima di dirti come sono i vini di Romantica Franciacorta, sai cos’è il remuage? (Vuoi approfondire il magico mondo del vino? Compra subito il mio libro Come diventareSommelier – II Edizione QUI)
Durante la produzione dello spumante metodo classico c’è una particolare fase chiamata remuage che ha l’obiettivo di evitare i depositi di lieviti nella bottiglia, quindi si può dire che è una fase di “illimpidimento” che si rende necessario se si vuole commercializzare il vino nella stessa bottiglia. Il remuage oggi è manuale o meccanico, e, come forse immagini, quello manuale non garantisce una qualità più elevata (anzi, è più facile ottenere lotti non omogenei) e al contempo è molto più costoso sia in termini di spazio sia in termini di manodopera. Come si può intuire dal numero (ridotto) delle pupitres presenti dentro Romantica Franciacorta, il remuage è per lo più meccanico.
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Trovo comunque le pupitres sempre estremamente affascinanti! Nate nei primi del 1800 in Champagne, sono due assi di legno disposte a forma di V rovesciata con dei fori per disporre le bottiglie. Per noi oggi queste sono utilizzate per effettuare il remuage manuale, ma in realtà quando sono nate erano un “raffinamento” del remuage manuale di allora, molto meno preciso di quello reso possibile dall’utilizzo delle pupitres. Prima di queste infatti si prendevano le bottiglie dallo scaffale una dopo l’altra causando un’agitazione del vino inevitabile e indesiderata. Nelle pupitres invece la bottiglia resta ferma e si girano solo di 1/8 in senso orario e antiorario per poi porle in senso più verticale in modo che i depositi di lievito si spostino sempre più verso il tappo.
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Ora però ti voglio parlare dei vini di Romantica Franciacorta! Pur essendo tutti classificati come “Brut” il dosaggio non è elevato: sono presenti circa 6 g/l di zucchero (ti ricordo che per essere chiamato Brut ci possono essere fino a 12 g/l di zucchero). I Franciacorta Brut, Brut Satén e Brut Millesimato sono 100 % chardonnay mentre il Franciacorta Brut Rosé è elaborato al 90% da pinot noir e per il restante 10% da chardonnay.
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Le degustazioni
La degustazione è andata molto bene! I due vini che mi sono piaciuti di più sono il Franciacorta Brut Millesimato 2015 e il Franciacorta Brut Rosé, ma anche il Franciacorta Brut mi è piaciuto molto. Quello che invece mi ha convinto meno, come puoi dedurre, è il satén. C’è da dire che pochi Franciacorta Satén fino ad oggi sono stati nelle mie corde… pochissimi!
Romantica Franciacorta Brut – sboccatura novembre 2019
Affina 30 mesi sui lieviti ed è forse, complessivamente, lo spumante metodo classico che mi ha convinto di più… anche se si gioca una splendida partita col Franciacorta Rosé. Si presenta di un bel giallo paglierino brillante con un perlage piuttosto fine e abbastanza numeroso che forma una spuma evanescente. Al naso è elegante e fine, con sentori di lievito, cioccolato bianco, cedro candito e fiori di tiglio. In bocca è elegante e gode di un’ottima beva.
Romantica Franciacorta Brut Satén – sboccatura novembre 2019
Una piccola % delle basi affina nelle barriques che abbiamo visto nella splendida cantina… e si sente! I sentori infatti sono più spostati sulle spezie dolci e, rispetto al Brut, si presenta con una bollicina più cremosa e una bocca meno acida e più morbida.
Romantica Franciacorta Brut Millesimato 2015 – sboccatura marzo 2019
Si presenta di un bel giallo paglierino brillante, leggermente più intenso rispetto ai due precedenti! Il naso è intenso, fine ed elegante con note di cioccolato bianco, pepe rosa, crema e pan brioche appena sfornato. In bocca è cremosissimo, con una bollicina molto fine. Delicatamente persistente.
Romantica Franciacorta Brut Rosé – sboccatura novembre 2019
Si presenta di un bel rosa buccia di cipolla brillante con un perlage fine e numeroso. Naso delicato e fine con profumi di cannella, vaniglia, fiori di ibisco, pasticcini con fragole, gelatina e crema. In bocca è elegante e conferma una bollicina cremosa. Persistente.
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La cena al Ristorante Piccola Corte
Il ristorante è molto carino e adatto a trascorrere una serata romantica, come quella che abbiamo passato io e Francesco. Gestione e cucina sono ad opera di due ragazzi giovanissimi e molto, molto dotati che, sono convinta, insieme possono fare molta strada. Il menù è interessante e mescola elementi tradizionali ad interpretazioni coraggiose. Altra nota apprezzatissima: il menù per le signore senza i prezzi! Da donna fatico a mandar giù l’idea di offrire la cena al mio uomo o, orrore, dividere a metà e trovo molto elegante il non sapere la spesa della serata. In una coppia la donna può fare la sua parte in mille modi, suvvia, non perdiamo anche un po’ di galanteria!
Che meraviglia queste tagliatelle con gorgonzola, pere e caffè! Che formaggio e pere siano un abbinamento divino non te lo devo probabilmente spiegare io, ma questo piatto l’ho trovato particolarmente gustoso! La cottura delle tagliatelle era perfetta e i sapori ben equilibrati. Bellissima anche l’estetica del piatto. Ho scelto di scoprire in anteprima un’altro prodotto della Famiglia Avanzi: la birra artigianale! Io ADORO la birra artigianale! Manerba Brewery è un micro birrificio sul Lago di Garda inaugurato nel 1999 di cui spero di parlarti presto. La birra blanche Fiordalisa è divina, con vibranti note agrumate che si intrecciano a un ricco bouquet di erbe aromatiche e spezie.
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Il secondo piatto meglio eseguito è stato indubbiamente il brasato, ma trovo comunque più interessante la faraona. Questo è il piatto che “non ti aspetti”, o che almeno una romagnola come me non si aspetta perchè abbiamo tradizionalmente un concetto di faraona completamente diverso. La cottura della carne è perfetta ed esaltata da una salsa di liquirizia che l’accompagna alla perfezione. Io adoro la cicoria saltata e questa è stata preparata magistralmente, tuttavia ho trovato il sapore forte della cicoria troppo impegnativo per la faraona alla liquirizia, nel senso che copre un po’ il suo gusto delicato. Perfetto l’abbinamento con il vino spumante Romantica Franciacorta Brut.
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In sintesi trovo Romantica Franciacorta e il Ristorante Piccola Corte due eccellenze che vale la pena di scoprire. La passione è tanta, e tante sono la voglia di fare, trasmettere, crescere. Combinare queste due esperienze con una cena al ristorante è necessario per comprendere le sfumature di un progetto che fa della qualità la sua chiave di volta. La cura della materia prima abbraccia entrambi gli aspetti: per fare un vino così serve aver lavorato bene in vigna… e il roast-beef che ho mangiato al Piccola Corte credo non lo dimenticherò mai!
Per San Valentino il Ristorante Piccola Corte propone, a soli 150 € a coppia, un’intelligente cena di 3 portate con menu alla carta, visita in cantina, brindisi con spumante rosé e notte in suite (Info & prenotazioni a questo link).
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Giovedì 23 gennaio 2020 sono stata, come ogni anno, all’evento “Autoctono si nasce” dell’Associazione GoWine all’Hotel Michelangelo a Milano. Ancora una volta l’ho trovata una manifestazione piccola e raccolta interessantissima per scoprire qualche chicca e confermare qualche buona degustazione fatta in precedenza. Quest’anno ha avuto un sapore speciale: è stato il primo evento enologico dove ho portato Francesco e dopo ne abbiamo anche approfittato per andare in uno dei miei sushi preferiti di Milano: Jin Sushi Experience! Questa manifestazione dedicata ai vitigni autoctoni italiani ha presentato, nei suoi banchi di assaggio, oltre 80 etichette provenienti da ogni parte d’Italia e non solo, ma per questo articolo ho deciso di sceglierne solo 5. Image may be NSFW. Clik here to view.Image may be NSFW. Clik here to view.
… Un’importante selezione di vini, espressione di terroir nascosti e dai sapori nuovi, per un irripetibile viaggio tra i più insoliti e rari autoctoni italiani.
Autoctono si nasce: atto dodicesimo – GoWine
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Autoctono si nasce 2020 – #1 Ca ed Curen, L’incompreso
Un vitigno che a me piace tanto, ma proprio tanto, è il moscato. Non è affatto “banale” come qualcuno può pensare perchè, ovviamente, è il tipo di vinificazione a fare la differenza. Ad esempio, L’incompreso di Ca ed Curen è un moscato secco e, per la zona, è già un metodo piuttosto alternativo. Questa piccola cantina a conduzione familiare infatti si trova a Mango, un paesino nelle Langhe in provincia di Cuneo ad oltre 500 metri sul livello del mare famoso per il su Moscato, ma non certo vinificato come vino bianco fermo e secco! Conosco Michele da diversi anni ormai e, quando posso, seguo la sua evoluzione. Devo dire con grande piacere che ha fatto una crescita incredibile e ha fatto fare un vero salto di qualità all’azienda.
L’incompreso è elaborato da uve moscato bianco (85%) e favorita (15%). Dopo la vendemmia manuale, le uve vengono pigiate e pressate delicatamente. La fermentazione, a temperatura controllata pari a 14 °C, esalta il profilo aromatico di questo vitigno. In seguito affina in acciaio sulle fecce nobili e per un periodo avviene il bâtonnage. Questa annata presenta un bouquet sensoriale strepitoso rispetto all’annata precedente, con note di pesca gialla matura, salvia e soprattutto zenzero, che ho ritrovato anche in bocca sia nel gusto che nella piccantezza. Un calice tira l’altro!
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Autoctono si nasce 2020 – #2 Rossovermiglio, Sannio Aglianico
Conosco questa cantina da tre anni grazie ai loro vini spumanti che, purtroppo, ho visto “bistrattati” anche durante questo evento di GoWine da un ragazzo che non voleva assaggiarli perchè Metodo Martinotti o Metodo Charmat, chiamalo come ti pare!
Perbacco, ma è mai possibile che nel 2020 debbano ancora esistere gli enofighetti con i pregiudizi? Allora, che sia pieno di spumanti elaborati con questo metodo di infima qualità è verissimo, ma non è che col metodo classico va proprio meglio eh!!! Poi ci scommetto che il Prosecco (e non quello buono come questo di Bellenda) ve lo bevete comunque a fiumi! Come in ogni aspetto della vita, ci sono cantine che lavorano bene e cantine che lavorano male, stop. Ovvio che se un Metodo Charmat sta 30-40 giorni in autoclave è al 99% una porcheria (o quasi). Ma cosa pensi che il Metodo Classico solo perchè sta almeno 9/12 mesi ad affinare è meglio? Ne avrei giusto qualcuno da farti assaggiare per sfatare questo mito… e in ogni caso “Frenesia”, la Falanghina del Sannio DOC Brut che quest’anno è venuta spettacolare, è un Metodo Charmat Lungo e affina ben 12 mesi sui lieviti e poi riposa altri 2 mesi in bottiglia prima di esser messa in commercio. Quindi?
Comunque oggi voglio premiare il Sannio Aglianico DOC 2014 perchè mi ha emozionata. Dopo la vendemmia manuale in piccole cassette, la fermentazione avviene in vasche di acciaio inox a temperatura controllata e la macerazione delle bucce dura 15 giorni. Successivamente affina per 12 mesi in barriques di rovere francese e 6 mesi in bottiglia. Ho assaggiato sia l’annata 2017 sia l’annata 2014, che ho trovato con una marcia in più grazie a una preziosa eleganza. Ah, la 2014, che annata controversa! Qui il bouquet aromatico è ampio, con note di ciliegia fresca, cannella, foglie di tabacco, susina e sottobosco. In bocca è molto equilibrato e piacevole.
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Autoctono si nasce 2020 – #3 Tre Monti, Thea 2016
Nel mio personale podio dei migliori Romagna Sangiovese DOC c’è sicuramente anche Thea di Tre Monti… che si gioca una splendida partita con il Vigne del Generale di Nicolucci e l’Amarcord d’un Ross di Trerè. Facciamo un podio da 4 gradini, perchè ci voglio mettere anche il Monte Brullo di Gabriele Succi (Costa Archi). Viene elaborato da vecchie vigne impiantate nel 1968 e collocate su un terreno argilloso-sabbioso nella denominazione “Oriolo”. La vendemmia, rigorosamente manuale, avviene uno dei primissimi giorni di settembre. La macerazione dura 12 giorni a temperatura controllata di 28-30 °C. L’affinamento, che dura 9 mesi, avviene in barriques nuove della pregiatissima foresta di Allier. L’annata 2016 è elegantissima, con un bouquet ampio che spazia dalla liquirizia dolce alla rosa canina, dai frutti di bosco al pepe rosa. In bocca entra deciso, equilibrato e coerente, con un tannino finissimo e una bella lunghezza.
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Autoctono si nasce 2020 – #4 Cieck, Alladium Passito 2010
Va bene, confesso: al Merano Wine Fest 2019, in compagnia della cara Lia, lo avevo già assaggiato in una spettacolare degustazione verticale… ma dato che Francesco mi aveva chiesto di concludere in dolcezza non ho resistito dal “fare un altro giro in una giostra che mi era piaciuta”! Ad averci avuto una tagliata di petto d’anatra come quella che abbiamo mangiato ieri sera a cena… magari con una favolosa scaloppa di foie gras da abbinarci sarei stata una bimba tanto, tanto, tanto felice. Ma non si può avere tutto dicono… Image may be NSFW. Clik here to view.
L’erbaluce è un vitigno che adoro perchè ha una spalla acida da paura, un buon tenore zuccherino e dei sentori molto caratteristici che virano, principalmente, alle erbe aromatiche. L’Erbaluce di Caluso passito è un vino meraviglioso che mi raccomando di non rovinare servendolo a temperatura ambiente (soprattutto d’estate) o, comunque, a temperature troppo elevate.
Per produrlo si selezionano i migliori grappoli di erbaluce, quelli perfettamente sani con gli acini più radi e più colorati dal sole. Poi si mettono ad appassire appesi in un locale ben aerato secondo la tradizione del luogo. A marzo si tolgono gli acini appassiti dai grappoli facendo così un ulteriore lavoro di selezione. Gli acini integri vengono delicatamente pressati in un antico torchio di legno, poi il mosto viene fatto decantare a freddo e fermentare con lieviti selezionati. Invecchia 3 anni in piccole botti di rovere, per poi affinare in bottiglia per circa 6 mesi. Già il colore riempie di soddisfazione, ma è il naso a emozionarmi: un intreccio tra frutta secca, agrumi canditi, biscotti al burro e note balsamiche! In bocca è molto equilibrato, lunghissimo e non troppo dolce, caratteristica che apprezzo tantissimo!
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Autoctono si nasce 2020 – #5 Ocone, Bozzovich Bianco
Lo ammetto, lo ammetto: ho assaggiato questo vino solo perchè mi ha colpito l’etichetta: mi ha ricordato un disegno di uno dei miei artisti preferiti dell’Art Nouveau, Alfons Mucha! L’altro è Gustav Klimt… di cui colleziono libri fin dai tempi che frequentavo il Liceo Artistico di Ravenna! Vedi quanto è importante vestire in modo intrigante la bottiglia? Ocone non l’avevo mai sentita nominare, nonostante produce vini nel Sannio dal 1910! Il realtà l’etichetta riprende il manifesto originale che disegnò l’artista Sergio Bozzovich per pubblicizzare il vino durante la Prima Guerra Mondiale! Quando riesco a coniugare nello stesso concetto vino, arte, architettura e fiori sono una bimba felice!
Questo vino è un blend di tre vitigni autoctoni locali: falanghina, fiano e greco. Le uve sono raccolte manualmente nel mese di settembre, alcune leggermente in anticipo per privilegiare certi sentori aromatici e mantenere alta l’acidità. Pur non potendo fare una degustazione professionale ad un evento posso dirti che l’ho trovato un bel vino da aperitivo, molto piacevole grazie a un bouquet delicato dove si intrecciano profumi di fiori ed erbe aromatiche. In bocca è molto fresco, sapido e coerente. Che dire? Non vedo l’ora di assaggiare anche il Bozzovich nero… Image may be NSFW. Clik here to view.
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Il miglior sushi All Can You Eat di Milano? Vivi anche tu una Jin Sushi Experience!
A questo punto devo farti una doverosa premessa: io odio quasi tutti i ristoranti finti-giapponesi all can you eat. Ne ho provati circa una decina in vita mia: pesce tendenzialmente vecchio “sterilizzato” con una buona cara vecchia abbattitura che però non gli ha fatto perdere la puzza (spesso “coperta” da generosi quantitativi di aceto di riso e salsa di soia)… sushi impresentabile… centinaia di coperti… igiene discutibile. No signori, io sono per la qualità. E la qualità si paga. Perfino le oche destinate a diventare foie gras si abbuffano contro la loro volontà, com’è possibile che noi uomini possiamo essere più sfondi di un’animale?
Poi una sera per caso provo per caso Jin Sushi Experience, in via Luca della Robbia 10, trascinata dopo una degustazione nei paraggi. Giusto un paio di settimane prima avevo cenato da Io, sushi alla carta di Milano con 1 stella Michelin dove il mio accompagnatore spese circa 320 € per una cena per due innaffiata da una buona bottiglia di Champagne (50 €). Capisci che il mio concetto di sushi era alto… e ero convinta mi sarei trovata malissimo come in tutti gli altri sushi con la formula ACYE. Beh, mi sono ricreduta subito! Da Jin Sushi trovi dalla ventresca di tonno (il taglio più pregiato) alla cappasanta fino ai gamberi rossi. Nella foto in alto i nigiri sono con ventresca di tonno e salmone con fegato d’oca, nella foto in basso i rotolini di salmone sono con uovo di quaglia e tartufo. La % di pesce sul riso è abbondante e l’alga sempre croccante, segno che non è riciclato (come ci è capitato a dicembre in un altro posto).
La cena stellata poi è stata fantastica, ma, tolto il vino, si parla di 140 € a persona per mangiare una qualità che non è 8 volte superiore come il prezzo… anzi! Due piatti erano davvero eccezionali: l’ostrica e i roll di aragosta. Il resto l’ho dimenticato. Credimi, se ami il sushi e sei a Milano fai un giro da Jin Sushi e scrivimi in un commento come ti sei trovato… noi -nel dubbio- ci torniamo prestissimo!
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Coronavirus: è sicuro mangiare nei ristoranti cinesi e nei sushi all can you eat?
Sabato sera scorso, di ritorno alla presentazione dell’Indice Bigot nello splendido Castello di Cigognola della Famiglia Moratti, ci siamo fermati -tanto per cambiare- a mangiare da Jin Sushi Experience. Normalmente è sempre pieno e trovare posto è difficilissimo anche tra settimana, figurati il sabato! C’è da dire che a differenza dei terribili Sushi All Can You Eat che trovi in giro, Jin Sushi, facendo qualità, fa inevitabilmente pochi coperti… a occhio e croce dentro sono meno di 50! Beh sono stata assolutamente stupita di non vederlo strabordante come al solito… Francesco dice che è perchè siamo arrivati presto, poco dopo le 19:15… ma siamo andati via alle 20:30 e non era ancora pieno! Secondo me c’è lo zampino della psicosi del Coronavirus… pertanto voglio fare un piccolo appunto sul tema, poi se vuoi in un prossimo articolo approfondisco l’argomento!
Le presenze nei ristoranti cinesi e nei sushi all can you eat sono calate del 20-50 % nel giro di settimane, anzi giorni. Questo nonostante un allarmismo totalmente ingiustificato: gli ingredienti freschi sono tutti di origine italiana, al più Europea.
Cosa ne pensa il sito ufficiale del Ministero della Salute?
Inoltre, come riportato sul sito ufficiale del Ministero della Salute, aggiornato quotidianamente:
Normalmente le malattie respiratorie non si tramettono con gli alimenti, che comunque devono essere manipolati rispettando le buone pratiche igieniche ed evitando il contatto fra alimenti crudi e cotti.
I pacchi e le merci importati dalla Cina possono trasmettere l’infezione? Le modalità di trasmissione e le caratteristiche di sopravvivenza del nuovo coronavirus sono ancora in corso di studio e non esistono ancora informazioni specifiche inerenti alla trasmissione tramite merci o pacchi importati. Però, sulla base della bassa sopravvivenza di altri coronavirus (SARS, MERS) sulle superfici si stima che il rischio di trasmissione da prodotti o pacchi importati dalla Cina (mantenuti per alcuni giorni o settimane a temperatura ambiente) sia molto basso.
Dal canto mio mi è dispiaciuto non avere al ristorante Jin Sushi due calici di Incompreso o di Bozzovich Bianco da abbinare ai nigiri… l’unica cosa che manca a Jin Sushi è una carta dei vini dignitosa! Image may be NSFW. Clik here to view.Image may be NSFW. Clik here to view. Diciamo che un giro da “Autoctono si nasce” faceva un gran bene anche a loro! Image may be NSFW. Clik here to view.
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Andare, partire, tornare…
Questo è il titolo di una canzone di Nek, la mia preferita di quando avevo 12 anni… 2 anni prima di scoprire Franco Battiato e convertirmi per sempre a lui. In prima media ascoltavo Golden Age Hip Pop e mi vestivo con pantaloni larghi, catene di ogni genere… il ritratto della signorina per bene con tutti “Ottimo” in pagella, insomma! Già da piccola presentavo certe contraddizioni che… ehm… diciamo che oggi nascondo meglio! Image may be NSFW. Clik here to view.
Dopo essere andati a Milano per la splendida degustazione e il delizioso sushi, eccoci in metropolitana sulla linea rossa che partiamo per recuperare la macchina e tornare a casa! Ovidio diceva che “il vino prepara i cuori e li rende più pronti alla passione”… non è che in realtà “il vino prepara i letti e ci rende più pronti per le nanne?” Image may be NSFW. Clik here to view.Image may be NSFW. Clik here to view.
Ci vediamo giovedì 20 febbraio 2020 a Milano per “Barolo, Barbaresco e Roero“? Lo trovo un altro evento imperdibile per tutti gli amanti dei grandi vini rossi organizzato sempre da GoWine all’Hotel Michelangelo!
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Chiara
PS Tu ci sei stato ad Autoctono si nasce 2020? Quali sono i vini che ti hanno colpito di più? Hai già assaggiato qualche vino di questi che ti ho appena segnalato? Scrivimelo in un commento qui sul wine blog! Image may be NSFW. Clik here to view.
Sabato 1 febbraio 2020, nel Wine Point del Castello di Cigognola, a pochi passi dallo splendido maniero, Giovanni Bigot ha presentato il suo “Indice Bigot“, coadiuvato da due professionisti d’eccezione: Angelo Gaja, che sono certa non devo introdurti, e Stefano Poni, docente dell’Università di Piacenza. L’Indice Bigot ha come obiettivo la valutazione empirica del potenziale qualitativo del vigneto e per questo è un argomento estremamente interessante per tutti gli appassionati e i professionisti del settore. La Famiglia Moratti è “portavoce”, quindi, di un metodo di valutazione che, potenzialmente, può essere adottato da tutti i produttori di vino che ricercano la qualità a partire dalla conduzione dei loro vigneti.
Image may be NSFW. Clik here to view.Da sinistra: Giovanni Bigot e l’AD di Castello di Cigognola Gian Matteo Baldi
Presentazione Indice Bigot/Primo tempo: L’Indice
Indice Bigot: perchè è nato proprio in Italia?
Francia e Italia sono le due indiscusse regine del vino mondiali, eppure, nei miei viaggi, ho appurato come condividano due approcci diametralmente opposti nell’elaborazione di qualsiasi vino. Se in Francia il vino è l’espressione dello chef de cave, che con il suo stile, più o meno blasonato, firma ogni singola etichetta, in Italia il vino è l’espressione del vigneto, della terra in cui affonda le radici e del clima di cui gode. Con una semplificazione che spero mi perdonerai si può dire che in Francia il vino è un quadro astratto dove l’artista -il cantiniere- esprime il suo talento, mentre in Italia il vino è un quadro realista dove l’artista riproduce fedelmente il vero (o almeno dovrebbe).
Image may be NSFW. Clik here to view.Da sinistra: Giovanni Bigot, Angelo Gaja e Stefano Poni
Francia e Italia giocano da sempre una partita serratissima nella produzione di vino dove si intersecano diverse correnti di pensiero volte a premiare talvolta l’una, talvolta l’altra nazione. Trovo tutto questo estremamente sbagliato. Come si possono paragonare due prodotti nati da due filosofie opposte? Senza parlare poi del fatto che Francia e Italia sì confinano, ma hanno due climi profondamente diversi. Del resto vogliamo paragonare il clima della Lombardia a quello della Sicilia? Sul serio?
Image may be NSFW. Clik here to view.Da sinistra: Gian Matteo Baldi, Giovanni Bigot e Angelo Gaja
Questa mia riflessione nasce dal fatto che in Italia, durante le visite in cantina da un produttore o l’altro, mi sento praticamente sempre ripetere che un grande vino si fa in vigna. L’ultimo viaggio enologico che ho fatto in Francia è stato qualche mese fa quando sono stata ospite della Laurent-Perrier (puoi leggere QUI il mio reportage) e, anche lì, come sempre, mi è stato ripetuto che un grande vino lo fa un grande chef de cave. Per questo mi sembra estremamente naturale che l’Indice Bigot sia nato in ad opera di un agronomo italiano!
Image may be NSFW. Clik here to view.Da sinistra: Angelo Gaja, Giovanni Bigot e Marina Tagliaferri (Agenzia Stampa Agorà)
La visione vignacentrica come mezzo fondamentale per la qualità del vino italiano
Del resto, nella sua splendida introduzione, Angelo Gaja mi ha ispirato questo pensiero. Come lui stesso ha detto, tra il 1970 e il 1990 c’è stato un cambio radicale del modo di vedere il vino: prima anche in Italia il vino si faceva in cantina e il vigneto praticamente non contava nulla, poi il vigneto è diventato il centro della qualità del vino. Quindi di fatto si può dire che storicamente l’Italia era allineata alla Francia e, per me, era proprio questo allineamento che ne accentuava il divario qualitativo.
Mi spiego: assumendo che Francia e Italia siano le due leader della produzione di vino mondiale, la Francia è sempre stata la Regina e l’Italia una giovane principessa, non sempre Delfina. Con questo cambio di orientamento l’Italia, nelle sue eccellenze, ha quasi completamente colmato il gap qualitativo che storicamente la separava dalla Francia. Poi come sempre so che i soliti enofighetti mi odieranno, ma pazienza… Image may be NSFW. Clik here to view.
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Indice Bigot: il suo obiettivo e come utilizzarlo nella pratica
L’Indice Bigot, di fatto, è uno strumento di autovalutazione aziendale che è utile per fissare un risultato che ci si aspetta di raggiungere per poi porsi nuovi obiettivi ancora più ambiziosi. Probabilmente questo non lo rende certo interessante per tutti i produttori di vino: se non si ha come obiettivo una produzione di qualità è inutile perfino parlarne! Continuate a fare “Tavernello” e non pensateci più! C’è da dire che interfacciandomi con tantissime realtà vitivinicole posso dire che ne ho conosciute davvero poche “in cattiva fede”: quasi la totalità delle volte una cantina che fa un vino penoso non sa di farlo, anzi è convinta di lavorare bene. Questo perchè chi la gestisce è ignorante, nel senso proprio che non ha le competenze di valutare un vino se un vino è buono o no. Ammesso che vogliamo parlare di “vino buono” o “vino cattivo”… ma sto estremizzando, si intende!
Ovvio che se invece vogliamo comprare un vino al supermercato/discount da 1,50/3 € la bottiglia questo discorso non vale… ma prometto di approfondire anche questo argomento prossimamente!
L‘Indice Bigot permette di classificare i vigneti in base alla loro qualità attuale e potenziale con l’obiettivo di dargli anche un valore economico. Questo, oltre a consentire di definire le operazioni colturali e organizzare le scelte vendemmiali, fa sì che il produttore di vino sappia dove investire il maggior numero di risorse per ottenere il miglior risultato e, potenzialmente, guadagnare di più. Ti ricordi che una cantina vini non è una Onlus finalizzata a soddisfare la “sete” di sommelier e winelovers, vero?
Image may be NSFW. Clik here to view.Al microfono il sindaco di Cigognola Gianluca Orioli
Indice Bigot: caratteristiche
L’Indice Bigot è un metodo di valutazione dei vigneti basato sulle loro osservazioni oggettive. Il suo valore è l’essere uno strumento concretamente efficace pur mantenendo una grande facilità di osservazione in un bassissimo impiego di tempo dedicato. Le misure per poterlo calcolare sono tutte semplici, veloci, intuitive e richiedono massimo 60 minuti totali per stagione a vigneto. Per effettuarle non serve nessuno strumento particolare: bastano una bilancia da campo e l’applicazione per smartphone “4grapes” per registrare i dati correttamente. Questa applicazione consente di avere sotto controllo la situazione fitopatologica, fenologica e produttiva di ogni vigneto -georeferenziato- in qualsiasi momento, con funzionalità basate su standard europei e con un protocollo di monitoraggio ottimizzato per ogni area.
La cosa che mi è piaciuta di più è che, dato che nessuno è nato imparato – forse giusto Mozart o Michelangelo – l’applicazione è integrata ad una rete neurale di intelligenza artificiale per riconoscere da immagine i sintomi delle malattie della vite. In parole povere, tu carichi l’immagine e lei ti dice se quella pianta si sta ammalando di qualcosa… è bellissimo, vero?
Image may be NSFW. Clik here to view.Giovanni Bigot inserisce i dati raccolti nell’applicazione 4grapes
Indice Bigot: limite (secondo me)
Il peso dei diversi fattori e la loro valutazione sono stati determinati dall’esperienza ventennale di osservazione sistematica dei vigneti combinata con i risultati della ricerca vitivinicola internazionale. Ecco, secondo me il limite sta proprio in questa frase. Di fatto l’algoritmo combina i dati delle principali ricerche scientifiche internazionali con i risultati dell’esperienza individuale ed è da questo che è stata ricavata l’equazione polinomiale che rappresenta la correlazione tra la misura di campo e il punteggio. L’esperienza individuale… può essere un grande valore aggiunto, ma anche un grande limite a seconda del “chi” e delle interpretazioni. Tuttavia il limite è ampiamente superato se si utilizza l’Indice Bigot con la sua finalità originaria, ovvero a definire un metodo di autovalutazione della qualità attuale e potenziale del vigneto.
Presentazione Indice Bigot/Secondo tempo: Castello di Cigognola
Come ti ho anticipato, la presentazione dell’Indice Bigot si è tenuta nel Wine Shop di Castello di Cigognola, situato a poche centinaia di metri dal Castello vero e proprio. Con Gabriele Moratti, figlio di Gianmarco e Letizia Moratti, Castello di Cigognola è entrato in una nuova era della sua storia. I 28 ettari di vigneto si trovano intorno al castello e sono una splendida corona posata sulle cime della collina dell’Oltrepò Pavese. Anche in un giorno nebbioso come questo, i paesaggi che si scorgevano faticosamente sono stati capaci di incantarci!
Dopo la presentazione dell’Indice Bigot, l’evento stampa prevedeva un Light Lunch degli ospiti proprio lì nel Wine Shop, dove tutto è stato davvero gestito alla perfezione! Tuttavia io e Francesco siamo stati portati dall’AD Gian Matteo Baldi, che con Gabriele Moratti gestisce i vigneti e l’azienda con grande passione e serietà, in una bellissima sala del Castello di Cigognola per una degustazione privata.
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Castello di Cigognola: i vini
Il pinot nero è il re della produzione, grazie all’eccellente maturazione fenolica che raggiunge in Oltrepò Pavese e al lavoro dell’enologo Federico Staderini. L’obiettivo è occupare un posto di rilievo nel piccolo mondo dell’alta gamma. Per me Castello di Cigognola ha tutte le risorse per diventare una vera eccellenza, in particolare grazie a 3 vini.
Image may be NSFW. Clik here to view.La splendida sala del Castello di Cigognola dove è stata allestita la nostra degustazione
I vini spumanti
Castello di Cigognola: “More” Pas Dosé
Giallo paglierino brillante con un perlage fine e numeroso. Al naso si intrecciano piacevoli sentori di burro fuso, nocciola fresca, una leggera nota vanigliata e yogurt alla fragola. In bocca è croccante, con una buona acidità e una morbidezza che lo rende godibile anche da chi non ama questo stile di bollicina.
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Castello di Cigognola: “More” Brut
Giallo paglierino brillante con un perlage fine e numeroso. Anche se cambia solo il dosaggio, il naso è completamente diverso dal precedente! Anche se tendenzialmente preferisco gli spumanti pas dosé, in questo caso ho preferito il brut, soprattutto per le sue accennate e interessanti note balsamiche. Al naso burro crudo, nocciola tostata e un finale quasi affumicato. In bocca è sempre croccante, ma si sente il dosaggio. Sicuramente è ancora più “facile” e godibile del primo (che già era piuttosto facile da apprezzare!).
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Castello di Cigognola: “Cuvée dell’Angelo” Pas Dosé 2012
Giallo paglierino brillante con un perlage finissimo, ma non molto numeroso. Al naso è fine e delicato, con forti sentori di noce, cumino, erba cedrina, ciliegia fresca e burro a pomata. In bocca è più cremoso, fine ed elegante, coerente e persistente. Tuttavia la bolla manca di spinta e confido nella prossima annata per sorprendermi.
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Castello di Cigognola: Rosé 2013
Rosa buccia di cipolla brillante con un perlage molto numeroso e fine. Naso piacevolmente balsamico con note di pepe nero, cioccolato fondente, mentuccia. In bocca è molto cremoso, fine, morbido, abbastanza persistente e particolarmente godibile.
Castello di Cigognola: Rosé 2010
Rosa buccia di cipolla brillante con un perlage fine e abbastanza numeroso. Il naso è pazzesco: elegantissimo, finissimo e ampio. Si intrecciano intriganti notte di cumino, pepe nero, zest d’arancia e fiori di rosa inglese. In bocca è molto cremoso, molto fine, molto elegante e piuttosto lungo sul finale.
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I vini rossi
Per il mio gusto personale è con questa tipologia di vini che l’azienda raggiunge la massima espressione di sé. I vini rossi di Castello di Cigognola hanno tutti un rapporto qualità-prezzo eccezionale. Eleganza, struttura, morbidezza e piacevolezza sono le caratteristiche che li rendono speciali. Quello che più mi ha colpito è il “DodiciDodici“, la Barbera base se la posso chiamare così. Ecco, se tutti i vini sotto i 10€ fossero così buoni sarebbe un mondo di winelovers felici!
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Anche “La Maga” (Barbera Superiore) e “Per Papà” (Nebbiolo) sono entrambi due vini entusiasmanti! Da riassaggiare con calma! Comunque non vedo l’ora di sentire il nuovo progetto a base di pinot nero vinificato in rosso… adoro il pinot nero come vitigno e date le indiscusse capacità della Famiglia Moratti di proporre grandi vini rossi che non hanno nulla da invidiare a terroir più blasonati, sono certa che mi sorprenderà!
Image may be NSFW. Clik here to view.Un momento della nostra degustazione con Gian Matteo Baldi
Gian Matteo Baldi è stata una presenza perfetta: discrezione, competenza e una evidente grande passione per il suo lavoro!
Insomma, è stata davvero una bellissima esperienza… ah! C’è una cosa che ancora non ti ho detto… sai che una volta tornati al wine shop, quando ormai eravamo pochissimi, Giovanni Bigot ha stappato una bottiglia di Champagne dell’anno del mio fidanzato? Adoro quelle note ossidative dei grandi Champagne! A proposito, se vuoi scoprire 6 grandi champagne che mi hanno stupita… leggi questo articolo!
Cheers Image may be NSFW. Clik here to view.Image may be NSFW. Clik here to view.
Chiara
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PS un enorme grazie a tutti per la splendida giornata e in particolare a Marina Tagliaferri per essere sempre al top! Ce ne fossero di agenzie stampa come la sua Agorà…
Proprio come il Castello di Spessa, anche la festa di San Valentino nacque nel Basso Medioevo. In quegli anni, un certo scrittore inglese di nome Geoffrey Chaucer scrisse il suo capolavoro intitolato “I racconti di Canterbury“. Si tratta di 24 racconti che hanno il pregio di aver consacrato l’inglese medio come lingua della letteratura, in un tempo dove i poemi erano scritti per lo più in latino. Uno di questi racconti, ricettacolo di tutti i luoghi comuni dell’Amor Cortese, era dedicato al matrimonio tra Riccardo II e Anna di Boemia. Qui, per la prima volta, si associa Cupido a San Valentino. In realtà egli era stato già consacrato dalla cristianità come protettore degli innamorati, ma questo al solo fine di sdoganare certe barbare usanze pagane dell’Antica Roma che volevano giovani fanciulli nudi, con un grido di fertilità, frustare volontarie matrone durante la Lupercalia (13-15 febbraio). Prima di raccontarti la prima tappa del nostro San Valentino nel ristorante la Tavernetta al Castello a Capriva del Friuli, voglio fare un piccolo appunto sull’Amor Cortese che ritengo assolutamente fondamentale.
Amor Cortese tra sacro e profano
L’Amor Cortese non è una cosa bella, anzi, per me è la consacrazione del più totale decadimento dei valori romantici. Dietro questo nome, la cui assonanza con “cortesia” ci fa pensare a qualcosa di buono, c’è un amore che affonda le sue radici nel tormento dato dall’impossibilità di compiersi. Oggetto del desiderio del più o meno valoroso cavaliere c’è una donna sposata, sublime e “profumiera” che egli, completamente sottomesso, serve. Questo amore è adultero, secondo me, principalmente perchè ai tempi ci si sposava per ragioni dinastiche o economiche e l’amore centrava poco con questi matrimoni combinati. Paradossalmente la storia ha allontanato molto più Giacomo Casanova dall’Amore fino di questi amanti cortesi... eppure… Casanova, anche se solo per un breve periodo, amava davvero le sue conquiste e le trattava con grande cortesia, fino all’uscita di scena quando lasciava sempre nella dama una romantica nostalgia.
Il Castello di Casanova
San Valentino è la festa degli innamorati, da certi condannata come festa commerciale, spesso dagli stessi che si scambiano regali sotto un improbabile e luccicante, albero di Natale! Per questo per me festeggiare San Valentino con il mio compagno è sacro. Sia chiaro che per noi ogni giorno è San Valentino, ogni giorno ci svegliamo abbracciati e ci godiamo un quotidiano fatto di piccoli gesti e grandi sogni. Tuttavia proclamare una data per ricordarci quanto è grande quello che costruiamo giorno dopo giorno dovrebbe essere un rito davvero per tutti gli innamorati! Quando la famiglia Pali, l’imprenditore Loretto e la sua “spalla”, la bellissima ed elegantissima moglie Barbara, ci hanno invitato a passarlo nel loro Castello di Spessa, l’ho ritenuto assolutamente il luogo perfetto. Nel 1773 Casanova, ospite del conte Luigi Torriani in questo splendido maniero, sedusse la sua serva Sgualda che intrecciò con lui una sensuale amicizia. Non so quanto Sgualda potesse considerarsi una sgualdrina dal momento che rifiutò il proprietario del castello per concedersi all’avventuriero veneziano! Certo è che il Castello di Spessa, con le sue storie, i suoi amori, i suoi vini, i suoi cibi è stato il teatro perfetto di un San Valentino indimenticabile!
Tavernetta al Castello: cena di San Valentino
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Questo è solo il primo di una trilogia di articoli che dedicherò a Castello di Spessa. Ho deciso di cominciare a parlarti del loro ristorante Tavernetta al Castello un po’ perchè è stato teatro della nostra deliziosa cena di San Valentino, ma soprattutto perchè qui ho ricevuto una “lezione” importante per la mia crescita professionale di cui mi preme parlarti.
Già dal menu puoi intuire la delizia della cena… ah, tranquillo! Il canarino sopracitato è uno splendido radicchio giallo a forma di rosa!
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Lo scampo, la mazzancolla e i calamari su crema di mais al nero di seppia
Dopo l’aperitivo ci è stato servito questo antipasto gustoso a base di pesce freschissimo, a cui abbiamo abbinato il Perté, una ribolla gialla spumantizzata con Metodo Charmat lungo davvero piacevole.
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La porchetta di Mangalica, il canarino e la rosa dell’Isonzo al vin brulé con emulsione di rafano
Adorando la cucina giapponese come non potrei amare il rafano? Croce e delizia di tutti i grandi chef, ben dosato ha una capacità di pulire e sgrassare la bocca senza eguali! Un piatto semplice e delizioso.
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Nell’attesa dei due primi piatti ci è stata servita la splendida Vitovska di Bajta che mi ha ricordato gli splendidi giorni che ho trascorso lo scorso anno nel Carso! Tra tutte le Vitovska 2018 ricordo che questa era forse una delle più “moderne”, se mi concedi il termine, per la sua macerazione praticamente assente e la sua delicatezza. Ottima scelta!
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Riso acquerello alle cime di rapa, carpaccio di branzino e la sua bottarga
Ho trovato particolarmente interessante la scelta di mantecare questo piatto principalmente con abbondante crema alle cime di rapa, lasciando il burro una presenza piuttosto discreta. A mio avviso è una soluzione vincente per valorizzare un carpaccio delicato come il branzino.
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Bottoni di patate ripieni al baccalà mantecato con burro di nocciola e capperi di Pantelleria
Che io adoro il baccalà mantecato, le nocciole e i capperi è cosa nota… ma vorrei sottolineare la bravura dello chef (che ti presenterò solo con il dolce del giorno dopo) a creare un perfetto equilibrio gustativo anche laddove si hanno ingredienti fortemente aromatici e identitari come i capperi.
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Asado di manetta prussiana glassato all’aglio nero su insalata di cappucci
Un secondo piatto come questo, tra le cose, mi ricorda perchè non potrei mai essere vegetariana! Che delizia! Ho scoperto l’aglio nero a Lisbona e me ne sono innamorata: delicatissimo, non turba i baci più appassionati! Francesco, che oltre a svegliarmi ogni mattina all’alba per studiare russo, ha viaggiato molto in Europa, mi ha detto che ha trovato in questo piatto i sapori di Praga. In effetti il Castello di Spessa si può ricondurre a tutti gli effetti a una splendida residenza della Mitteleuropa.
In abbinamento Marco (ricordati questo nome perchè di lui te ne parlerò tra pochissimo) ci ha proposto la riserva di Castello di Spessa SanSerff Collio Rosso 2005, un vino che ti consiglio di comprare e dimenticare in cantina per i prossimi 7/8 anni. 80% Merlot e 20% cabernet sauvignon per questo vino barricato di un bellissimo rosso rubino con qualche leggero riflesso granato. Il naso intenso ed elegante regala un complesso bouquet di spezie dolci, liquirizia, cacao, tabacco e cuoio. La bocca è coerente, freschissima, con un tannino modulato ma potente che chiede, instancabile, tempo per domarsi. Lascia in bocca persistenti note vanigliate.
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Morbido di cioccolato e cremoso alla vaniglia con zest di agrumi e salsa ai frutti rossi
Dolce buonissimo e abbinamento perfetto grazie a questo Moscato d’Asti che non conoscevo e mi è piaciuto molto! Questa dolce bollicina servita freschissima è stata capace di sgrassare il cremoso alla vaniglia e sorreggere l’aromaticità del cioccolato e della scorza d’arancia!
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San Valentino 2020: la notte al Castello di Spessa
Ecco, a questo punto, più che parlarti di vino e cucina, mi limiterò a segnalarti il miglior piatto e il miglior vino che, a mio parere, abbiamo bevuto in tre giorni nel Collio. Prima però voglio parlarti di quella importante lezione che ho ricevuto di cui ti ho accennato all’inizio di questo pezzo che ha rivoluzionato il mio modo di vedere un ristorante.
A sinistra il benvenuto della cucina, a destra il primo antipasto “L’insalata di Rosa di Gorizia, Acciughe del Cantabrico, Uova di Quaglia e Aceto nostrano”
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Con un pizzico di presunzione e pur con un diploma da Sommelier AIS, chiedo scusa a tutti i miei colleghi per quello che sto per dire. In questi tre giorni nel Collio ho conosciuto un uomo che mi ha fatto capire una volta per tutte il valore del servizio di sala all’interno di un ristorante di buon livello. Nulla può una cucina anche eccellente se la sala è non pervenuta o peggio.
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Fino a questo soggiorno ho sempre considerato la cucina l’attore protagonista del ristorante e la sala il più importante tra gli attori non protagonisti. Che grande errore che commettevo, proprio io poi che mi batto per la valorizzazione della figura del Sommelier! Il maître Marco Andronaco (nella foto di copertina dell’articolo) è riuscito nell’intento di rivoluzionare il mio pensiero e porre la Sala come indiscussa co-protagonista di una buona cucina. Con la sua eleganza, il suo sorriso sincero e la sua presenza discreta, Marco mi ha colpito al cuore e ha scardinato le mie idee che oggi, ahimè, ho capito essere davvero limitanti. Grazie Marco per avermi insegnato quanto un professionista come te è tutto in un ristorante gourmet (e non). Spero di rivederti presto!
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Ravioli di baccalà mantecato su aria di capperi e acqua di prezzemolo con pinot nero “Casanova”
E ora veniamo al piatto e al vino che mi hanno rubato il cuore nel bellissimo Castello di Spessa! Che splendida combinazione viverli insieme, in un abbinamento di valorizzazione che ritengo magistrale! Complimenti infiniti allo Chef Antonino Venica che in questa foto tiene in mano il suo “Cuore cremoso di Yuzu in mezza sfera di Cioccolato, Ananas, Melone d’Inverno e Coulis di Cachi”. Io non amo particolarmente né il melone né i cachi, ma l’ho trovato fresco, equilibrato e buonissimo!
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Grazie infinite a Marina Tagliaferri dell’Ufficio Stampa Agorà per avermi fatto compagnia durante questi giorni meravigliosi. Sei speciale. E grazie di cuore a Barbara e Loretto Pali per lo splendido invito. Image may be NSFW. Clik here to view.
A presto e cheers Image may be NSFW. Clik here to view.
Sono stata parecchio indecisa se scrivere qualcosa in merito al Coronavirus, di cui sono certa senti già parlare praticamente tutto il giorno. In Italia siamo a quota 3.089 casi, 107 morti e 276 guariti. Allarmante la situazione dell’Emilia-Romagna che su appena 2.500 tamponi registra 544 positivi (1 su 4) e 22 decessi. In Lombardia sono stati fatti 12.138 tamponi con 1820 casi (1 su 7) e 73 decessi. Meglio in Veneto, che su 10515 tamponi conta appena 360 casi (1 su 30) e “solo” 6 decessi. [Dati aggiornati alle ore 17 di oggi, 4 marzo 2020]
Da poco più di un mese vivo col mio fidanzato Francesco e ci dividiamo la settimana tra Monte Isola e Remedello in provincia di Brescia. In entrambi i paesi per ora nessun contagio, ma a Calvisano (che dista appena 9 km da Remedello) oggi è morta una persona e a Marone (che dista appena 2 km da Monte Isola) è stato annunciato il primo infetto. Qui ci troviamo fuori dalla temuta zona rossa lodigiana, ma la zona rossa sta ampliando i suoi confini anche ad alcuni paesi bergamaschi avvicinandosi inesorabilmente verso di noi.
Per questo, quando sento definire il Coronavirus “una semplice influenza con una bassa mortalità” da scellerati che non si rendono conto dell’emergenza in cui viviamo qui nel Nord Italia mi sale una rogna fulminante! Ieri mattina ho ricevuto il comunicato stampa di Verona Fiere che ha spostato il Vinitaly -sold out da novembre scorso- a giugno, precisamente dal 14 al 17. Per caso hai mai visto spostare il Vinitaly per l’influenza stagionale?
Coronavirus: ricordi che il Vinitaly per le cantine è un luogo di lavoro?
Il Coronavirus ha colpito -principalmente- le tre regioni più produttive d’Italia: Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. Qui si registra un incremento dei casi giornalieri allucinante. In 24 ore i bresciani contagiati sono passati da 16 a 61 e altre 2 persone sono morte. Non voglio fare allarmismi di nessun genere, ma nemmeno sentirmi dire che la scelta di spostare il Vinitaly è una cazzata come ho sentito da qualcuno oggi.
Certo, i contagiati sono per lo più over 60, ma anche la mia mamma ha 60 anni e non mi risulta che i 60enni debbano avere una scadenza così ravvicinata per legge naturale. Poi il problema è che 1 su 10 va in terapia intensiva, e se ogni giorno ci entrano decine di persone, i reparti sono pieni. E chi ne ha bisogno per altre patologie o interventi lo spediamo a casa o lo lasciamo morire? Siete degli scellerati, scusatemi. Fatevi un calice di Tavernello e non scomodatevi a venire al Vinitaly a giugno, se avete tanto da lamentarvi e da criticare la scelta di Verona Fiere.
Poi, se non avete lo sbuzzo di temere il contagio per voi e per i vostri cari (non avete nemmeno un parente stretto o un amico a cui volete bene over 60?), abbiate quantomeno il rispetto di tutte le cantine che -lo so, non ci crederete mai- non spendono fior di soldini per partecipare al Vinitaly per farvi godere o ubriacare (a seconda dei casi)! Che affluenza pensi possa avere una fiera internazionale in una delle regioni più colpite quando gli equipaggi dell’America Airlines disertano i voli per Malpensa per paura del contagio? Fare il Vinitaly tra un mese era solo una follia in cui a rimetterci davvero erano principalmente le cantine.
Mi immagino i padiglioni vuoti, i vignaioli e gli operatori che parlano con 2 mascherine una sull’altra, i pochi avventori rigorosamente ad almeno un metro di distanza che si tolgono velocemente la mascherina per fare un sorso. Bel modo di lavorare, complimenti! Ah, giusto! Qualcuno si dimentica sempre che il Vinitaly è un luogo di lavoro e noi sommelier dovremmo essere i primi a rispettarlo, con l’orgoglio del titolo che portiamo.
La decisione di rimandare il Vinitaly secondo Mantovani e Cotarella
“In considerazione della rapida evoluzione della situazione internazionale che genera evidenti difficoltà a tutte le attività fieristiche a livello continentale, Veronafiere ha deciso di riposizionare le date di Vinitaly, Enolitech e Sol&Agrifood dal 14 al 17 giugno 2020, ovvero nel periodo migliore per assicurare a espositori e visitatori il più elevato standard qualitativo del business”. Giovanni Mantovani, direttore generale di Verona Fiere. In effetti non solo il Vinitaly di Verona è stato rimandato, ma anche il Cosmoprof di Bologna e il Salone del Mobile di Milano.
Verona Fiere sta attivando una task force per assistere i propri clienti in ogni ambito necessario alla riorganizzazione delle manifestazioni posticipate e in stretta collaborazione con le associazioni di riferimento predisporrà tutte le azioni di incoming necessarie a garantire la presenza di buyer e operatori professionali qualificati. Sulle nuove date, inoltre, Confcommercio Verona e Cooperativa Albergatori veronesi hanno espresso massima disponibilità per favorire lo spostamento delle prenotazioni.
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Ha parlato molto bene Riccardo Cotarella, presidente di Assoneologi: “La decisione assunta da Veronafiere su Vinitaly e supportata dalle associazioni della filiera, deriva da considerazioni intelligenti e imprenditoriali. Non si può immaginare un Vinitaly fiore all’occhiello del settore vitivinicolo italiano, nonché evento che tutto il mondo ci invidia, ridimensionato più o meno fortemente nelle presenze di operatori che al momento danno previsioni non soddisfacenti. Questo significa tutelare l’operatività dei nostri produttori e allo stesso tempo proteggere l’immagine del vino italiano e di Vinitaly nel mondo”. A proposito di questo immenso enologo italiano, sai che cura anche i vini di Castello di Cigognola, proprietà della famiglia Moratti?
Coronavirus e Vinitaly: hai voglia di fare polemica? Sul serio?
Uno svolgimento del Vinitaly come che nulla fosse accaduto non è possibile. Il Coronavirus è nuovo, difficilmente possiamo auspicare di essere certi della situazione da qui a un mese. Anzi, a veder la Cina, pur concordando di essere più bravi, Quindi per favore, BASTA BASTA BASTA POLEMICHE. Siamo in emergenza, bisogna essere uniti e forti per rilanciare l’immagine dell’Italia nel mondo. Dalle stelle alle stalle è un attimo, vediamo di fare squadra ed impegnarci per essere ancora più bravi quest’anno e fare un Vinitaly di cui si parlerà a lungo per la sua bellezza, la sua qualità e la sua efficienza.
Vinitaly: ecco le date di tutti gli eventi
Vinitaly Design International Packaging Competition
In bocca al lupo a tutti gli operatori, come sempre metto a disposizione il mio wine blog per ogni vostra necessità. Cheers Image may be NSFW. Clik here to view. Chiara P.S. Sentiti libero di lasciarmi un commento per farmi sapere cosa ne pensi. Prometto che se sarà una polemica, mi limiterò a lanciarti la maledizione di Bacco (che trasforma ogni bottiglia di vino nella tua cantina in un cartone di San Crispino). Image may be NSFW. Clik here to view.Image may be NSFW. Clik here to view.
Scrivere dell’esperienza che abbiamo vissuto a Castello di Spessa per me non è affatto facile, soprattutto in un periodo storico incredibile. Nel giro di 3 settimane tutto è cambiato a causa del Coronavirus. Abbiamo trascorso un week-end così magico che, sinceramente, temevo di non trovare le parole e avevo paura di sminuirlo. Io non sono una giornalista e non faccio cronaca. Come wine blogger racconto le emozioni che vivo quando ho la giusta ispirazione per valorizzarle. Oggi sento che è giunto il momento per parlarti di questo luogo incantato che dovresti assolutamente visitare. A Capriva del Friuli, in provincia di Gorizia e a pochi km dal confine sloveno, sorge un magnifico maniero con una serie di proprietà annesse che Barbara e Loretto Pali hanno riportato a brillare. Tra queste mura ho capito che non esiste il momento giusto, ma la persona giusta, nel luogo giusto, capace di far diventare qualsiasi momento quello giusto. Quindi grazie di cuore per averci dato l’opportunità di vivere questa esperienza così splendida proprio a San Valentino 2020! Image may be NSFW. Clik here to view.
Castello di Spessa: una scelta romantica
Barbara è lo specchio di questo luogo: bellissima, discreta, elegante. Barbara ti mostra quella bellezza vera, che nulla chiede alla volgarità e tutto svela cautamente con l’armonia. Negli anni ho imparato che le principesse sono silenziosi quadri coperti da stoffe poco vistose e tagliate con cura, eppure è impossibile non notarli quando hai la fortuna di saperli apprezzare. Per me cercare di togliere il velo e poter ammirare, nonché comunicare, questo è un qualcosa che sento tanto dono quanto dovere.
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Nulla a che vedere con certi rospi gracchianti che tutto mostrano per nascondere la reale incapacità di offrire qualcosa di vero. Loretto, invece, ha ingannato il tempo con una vitalità e un’intraprendenza straordinarie e Castello di Spessa è la sintesi di entrambi. Per questo è una scelta romantica che ti consiglio di fare in coppia, anzi… appena l’emergenza sarà finita e sarà possibile parti e goditi il momento! In questo periodo di incertezze, scegliere un luogo magico in cui abbandonarci tra le rassicuranti braccia di chi amiamo dovrebbe essere un’esigenza sacra per ognuno di noi. Spero di cuore che il Coronavirus ci insegni proprio questo, ma te ne parlerò domani nel mio prossimo articolo.
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Suite raffinate, pulite, eleganti, mai ostentate
Amo soggiornare nei castelli… e a Bordeaux, ad esempio, ne ho visitati -e vissuti- tantissimi. La cura del dettaglio che ho trovato a Castello di Spessa però è un qualcosa di assolutamente unico. La cosa che ho più apprezzato è la capacità di essere appariscenti senza ostentare nulla. La nostra camera era davvero splendida, con un letto grande, comodissimo e con delle lenzuola morbide perfettamente stirate dove è stato bellissimo fare l’amore.
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L’unica cosa che ho trovato superflua è stata la TV satellitare, ma so che tanti clienti la gradiscono e “deve” esserci! Anche il bagno in camera è bellissimo e curato, presenta una doccia spaziosa e dei deliziosi set per la cura del corpo di ottima qualità che ho utilizzato praticamente per fare tutto!
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La colazione è servita in una cucina di rara bellezza, dove si susseguono vetri pregiati e vasellame in rame lucente. Il buffet è ampio, con pane fresco, ottimi formaggini, brioche, torte, biscotti, yogurt, affettati, marmellate, uova sbattute, frutta… e tutto quello che un ospite può desiderare! Anche la selezione di tè, a cui proprio la mattina non so rinunciare, è fantastica.
Stile luxury? Of course!
Ti piace giocare a golf o preferisci aspettare la tua dolce metà comodamente seduta sullo splendido divano chesterfield del country club? Qualsiasi sia il tuo stile, c’è sicuramente una proprietà all’interno di Castello di Spessa in cui sentirti perfettamente in sintonia. Anche l’offerta dell’ospitalità è declinata su vari livelli che sono sempre accomunati dallo stile attento e discreto che governa il maniero. Sono certa poi che visitarlo in primavera/estate sia ancora più ricco di opportunità!
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Castello di Spessa: Vini splendidi tra Collio e Isonzo
Al nostro arrivo venerdì sera Valentina Ursic ci ha guidato nella degustazione dei vini prodotti dall’azienda, dove ho particolarmente apprezzato la comparazione tra la zona del Collio e quella dell’Isonzo. Una fantastica esperienza didattica, grazie! Stesso vino, stessa annata, due espressioni diametralmente opposte, entrambe di straordinaria qualità. In sintesi posso dire che Isonzo offre vini adatti a un pubblico di winelover “principianti”, più immediati nei profumi e nell’approccio in bocca. Tra tutti quello che ho preferito è il Friulano 2018 per il suo intenso profumo di tè al limone che ho ritrovato anche in bocca.
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Il Collio dona invece vini per winelover con una bocca più allenata, tutti dotati di grande eleganza. Anzi, direi che eleganza è la parola simbolo dei vini di questa cantina. Delizioso il Segré, il Sauvignon, con le sue note vegetali che sfumano nel pompelmo rosa. L’ho trovato un’espressione incredibile e coerente di questo vitigno che personalmente adoro.
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I due vini che in assoluto mi sono piaciuti di più sono il Casanova Pinot nero e il San Seriff Pinot Bianco Riserva 2012. Si sente nitidamente che questo pinot bianco riserva fa un periodo di botte nuova: il naso è un tripudio di vaniglia, cioccolato bianco e scorza di arancia. La bocca è morbida, coerente e freschissima nonostante i 7 anni che ha trascorso in bottiglia ad affinare. Il rapporto qualità/prezzo/soddisfazione finale è straordinario: lo trovi in carta a 79 € alla Tavernetta del Castello. Ho trovato particolarmente buono anche il Merlot Torriani che ho avuto modo di assaggiare a casa nei giorni successivi.
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Castello di Spessa: una delle cantine più spettacolari del Collio
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Secondo me i vini sono così buoni perchè affinano nelle cantine medievali e nel bunker sotterraneo, scavato durante la Seconda Guerra Mondiale, ma scoperto solo durante la ristrutturazione del 1987. Qui le condizioni sono ottimali: la temperatura è costante a circa 14 gradi e l’umidità è perfetta.
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Una visita guidata è assolutamente d’obbligo se ami i vini friulani. Oltretutto hai la possibilità anche di organizzare una degustazione nelle cantine medievali… non è fantastico?
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Castello di Spessa: e se organizzassi qui le tue wine wedding?
Girovagando nelle sale del maniero e nel parco dedicato a Casanova (con Francesco e Marina Tagliaferri dell’ufficio stampa Agorà che ci ha fatto da meravigliosa guida in questi giorni) ho pensato che Castello di Spessa è la location perfetta per delle wine wedding da sogno!
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Lo ammetto, io ho una visione del matrimonio un po’ diversa da quella “convenzionale”… infatti non amo affatto l’esigenza di trasformarlo in una festa con centinaia di parenti di dodicesimo grado, animazione, balli di gruppo, abiti e impalcature corporee fintissime e costosissime… più una serie di inutili dettagli finalizzati a dimostrare di essere titolati a dimostrare qualcosa che ha poco a che vedere con l’amore e con l’impegno.
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Personalmente, anche se sono atea, ho un’idea del matrimonio più “sacra” di tante giovani sposine più o meno credenti che partono 2 (a volte addirittura 3) anni prima ad organizzare feste paesane che trovo spesso addirittura carnevalesche. Giuro, mi è capitato di vedere un video di matrimonio con la canzone di Heather Parisi “Cicale” prima, durante e dopo il pranzo nuziale!
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Il mio matrimonio ideale
Immagino una cerimonia all’aperto e un pranzo semplice, ma curato, in uno splendido giardino panoramico, dove, in un unico tavolo rettangolare con non più di 20 ospiti, si susseguono non più di 5 portate servite in tempi ragionevoli per non farmi perdere la pazienza.
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Una elegante suonatrice d’arpa (pianoforte? sax? violino?) e un fotografo sono le uniche comparse -oltre chi effettua il servizio al tavolo naturalmente- che apprezzo davvero. Mi piace l’idea di organizzare tutto in meno di 2 mesi, di farmi la sera prima un lungo bagno caldo mentre fumo un sigaro nicaraguano e poi truccarmi e farmi i capelli da sola la mattina, di indossare un vestito bianco di pizzo corto, sandali gioiello senza tacco e un paio di orecchini lunghi e vistosi dal tocco gitano. Mi piace l’idea di godermi ogni istante, di spedire gli ospiti al tramonto per vivere una serata romantica e una notte splendida piena di emozioni col mio neo marito! Quindi non sono forse la persona giusta per parlare di feste di matrimonio… o forse sì dal momento che sono un’inguaribile romantica?
Matrimonio al Castello
Per coloro che hanno più di una dozzina di parenti da invitare, qui il giardino è grande e suggestivo e le sale del castello affascinanti! Inoltre sono sicura che Castello di Spessa è capace di accontentare sia la sposa più vistosa sia quella più discreta: quando una location è stupenda, è stupenda e basta!
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Ogni salone è perfetto per realizzare un ricevimento da favola! Sicuramente se amassi l’idea di sposarmi all’interno sceglierei questa sala di questo stupendo azzurro carta da zucchero. Certo nella mia foto non è addobbata a festa, ma immaginatela con i decori dei tuoi sogni… che meraviglia può diventare! Image may be NSFW. Clik here to view.
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Io che sono un po’ maschiaccio mi sono immaginata in questa sala stupenda giocare a biliardo fumando un sigaro e bevendo Armagnac!
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Questo salone invece mi ha fatto venire in mente la caccia… e mi sono ricordata che qui le feste sono organizzate anche nella “Casa di Caccia”, una bellissima casa colonica ristrutturata dove celebrare i matrimoni più intimi e romantici! C’è anche un grande fogolâr, simbolo delle case friulane. A casa di Marina ne abbiamo visto uno spettacolare con tantissime teiere che mi hanno colpito! Ecco, in caso di maltempo questa Casa della Caccia alle pendici del bosco sarebbe perfetta anche per il mio matrimonio ideale!
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Degli ambienti di Castello di Spessa quello che più mi ha colpita sono le atmosfere. Mi immagino davvero bellissime cerimonie celebrate in saloni o nel parco secolare!
Castello di Spessa: ci torniamo quest’estate insieme?
Abbiamo visto in anteprima un qualcosa di meraviglioso: Vinum, la nuovissima SPA dedicata alla vinoterapia che aprirà nei prossimi mesi. Ti anticipo che gli ambienti sono semplicemente PAZZESCHI e i trattamenti INCREDIBILI. Sulla bontà dei polifenoli per la cura del nostro corpo e la nostra bellezza posso solo dire che a me quasi 35 anni non li dà nessuno… e sono certa che quasi nessuno sospetta che tra me e il mio compagno ci sono così tanti anni di differenza (che io ho in più…) quindi il vino fa davvero miracoli! Image may be NSFW. Clik here to view. In più il panorama è mozzafiato… non vedo l’ora di tornare per provare qualche trattamento!
Cheers Image may be NSFW. Clik here to view.Image may be NSFW. Clik here to view.
Chiara
P.S. Grazie come sempre a Sony e a Universo Foto per la splendida RX100M4 che mi ha consentito di fare queste foto meravigliose, soprattutto quelle della cantina. La luminosità era scarsa, ma come sempre la mia macchina fotografica compatta professionale ha fatto la differenza!
P.P.S. Hai già comprato il mio libro “Come diventare Sommelier”? Image may be NSFW. Clik here to view.Image may be NSFW. Clik here to view.
Tutto quello che c’è da sapere sul vino in un solo libro. Il manuale è pensato per tutti gli aspiranti sommelier, ma è utilissimo anche per i “già sommelier” che vogliono ripassare, per i winelover che vogliono cominciare a dare basi concrete alla loro passione e per gli operatori di settore che vogliono guadagnare di più imparando sia a gestire la cantina del loro ristorante sia a vendere la bottiglia giusta ai loro clienti.
I Edizione: 31 ottobre 2018, formato 16,5 x 24 cm, 300 pagine in bianco e nero – ISBN 978-88-943070-1-6 [ESAURITO]
II Edizione: 1 dicembre 2019 – formato 16,5 x 24 cm, 430 pagine in bianco e nero, ISBN 978-88-943070-8-5 [IN VENDITA]
€ 34,00 IVA inclusa!
IN OMAGGIO, solo per chi compra il mio libro su Perlage Suite, una copia della Prima Edizione da Collezione della mia Guida Vini Spumanti "500 Bolle in 500", prezzo di copertina 25,30 €.
Lunedì sera, appena 3 giorni dopo aver pubblicato questo articolo sul Vinitaly 2020 rimandato a giugno, ho ricevuto questa lettera da parte di Umberto Cosmo di Bellenda. Avevo giusto invitato i produttori e gli operatori di settore a scrivermi cosa ne pensavano di questa decisione di Verona Fiere e per questo il messaggio del caro Umberto è stato particolarmente gradito. Il focus del mio articolo era sulla necessità di (almeno) rimandare il Vinitaly che, dato il coronavirus italia, era per me assolutamente impensabile da svolgersi a metà aprile. Quando ho scritto quell’articolo mi sono letteralmente sfogata per quel gruppo di scellerati che ho sentito lamentarsi dello spostamento del Vinitaly perchè il coronavirus era per loro né più né meno dell’influenza stagionale.
In Da quando si parla di coronavirus Italia le cose cambiano da un giorno all’altro. Personalmente non avevo ancora preso in considerazione l’ipotesi di annullare il Vinitaly 2020, ma sapevo con certezza che farlo ad aprile era assolutamente fuori da ogni grazia logica. La mia principale paura era la perdita economica che poteva esserci per le centinaia di cantine presenti se fosse diventata una fiera con pochi appassionati e nessun importatore a causa della chiusura di aeroporti e frontiere. Per me è impensabile credere che tra un mese esatto saremo totalmente fuori da questa pandemia e, se anche per l’Italia davvero diventasse già un problema superato, chi ci dice che gli altri stati Europei, la Russia e l’America non diventino la nuova Cina? Mi preme ricordare a tutti i fenomeni che criticano questa situazione italiana che noi siamo semplicemente più bravi e trasparenti delle altre nazioni: facciamo gratuitamente i tamponi e aggiorniamo pubblicamente i dati rilevati. Davvero volete dirmi che negli USA o nella ricca e produttiva Germania accade questo? Cosa? Trump chiude le frontiere americane a tutti i passeggeri in arrivo dall’Europa? Ma li mortacci, siamo noi che dovremmo chiudere a tutti quelli in arrivo dagli USA! Quanti tamponi han fatto sti fenomeni, proprio lì dove senza un’assicurazione che copre ti lasciano morire per strada? Ma non mi dire, c’è un uomo della Florida, senza assicurazione sanitaria, tornato di recente dalla Cina e con sintomi assimilabili al Coronavirus che è andato in ospedale a Miami a fare un tampone: 3.270 $ di conto. Potessi farlo pagherei io personalmente un tampone per ogni cittadino americano per vedere se è la volta buona che fermiamo il pericoloso delirio di Trump, poi vediamo chi deve chiudere le frontiere a chi. In ogni caso è evidente che, con questa pandemia in corso, il Vinitaly a metà aprile 2020 non si può fare!
Sarò patriottica, sarò controcorrente… ma io amo l’Italia. Io mi sento italiana in tutto e per tutto, con la mia bellezza, il mio genio e i miei limiti. Non c’è nessun altro luogo al mondo dove vorrei vivere se non il mio amato Lago d’Iseo. Io sono fiera di come funziona l’Italia, anche se ci sono tante cose che cambierei. Anche se il mio cervello non è valorizzato come in California. O forse sì? Se in Italia sono riuscita a far diventare l’essere una wine blogger un lavoro, siamo così sicuri che il nostro Paese non dia possibilità a chi ha talento e resilienza? Prima o poi parleremo anche di questo, ma oggi non voglio spostare il focus del discorso!
Giusto in questi giorni il Prowein 2020 è stato annullato e rimandato al 2021. Nell’efficiente -o omertosa, dipende dai punti di vista- Germania, non si è parlato di spostare di un paio di mesi la più importante fiera del vino nazionale, ma di rimandarla direttamente all’anno successivo. Perchè Verona Fiere invece chiede alle cantine che sono il vero motore economico di Vinitaly di giocare alla roulette russa? Mio nonno mi avrebbe detto, in romagnolo e in modo meno fine, che son tutti bravi a far gli imprenditori con il fondoschiena degli altri…
Gentilissimo Dott. Danese, gent.mo Dott. Mantovani, Vi scriviamo per manifestarvi la nostra preoccupazione riguardo un possibile insuccesso di pubblico professionale per il prossimo Vinitaly, nel momento in cui la manifestazione si realizzasse davvero durante il prossimo mese di giugno. La nostra azienda, come molte altre del settore, ha una quota export discretamente elevata, pari a circa il 50% del fatturato e sviluppata in quasi trenta paesi di tutto il mondo, una delle ragioni per cui abbiamo frequenti, quasi quotidiani, rapporti con il mondo degli importatori. In questi ultimi due mesi abbiamo avuto molte e crescenti indicazioni da parte dei nostri maggiori distributori, abituali frequentatori di Vinitaly, riguardo alla loro intenzione di partecipare alla manifestazione: nessuno, a parte un piccolo importatore russo, ci ha manifestato intenzione di venire a Verona a giugno. Oltretutto, vorremmo anche farvi presente che le decisioni in merito al mercato 2020 sono già state prese dai nostri importatori e la fiera in giugno sarebbe quindi inutile per molti di loro. Si aggiunga a questo l’attuale evoluzione della situazione in Italia, con i gravi e ben noti problemi di carattere sanitario, che ci inducono a ritenere, con una buona approssimazione, la non partecipazione anche degli operatori italiani, i quali, posto che si risolva la questione COVID-19 come tutti ci auguriamo, avranno ben altro da fare che non venire in fiera in pieno periodo estivo. Vogliamo forse una fiera frequentata da “appassionati”? Per quanto ci faccia piacere dialogare con chiunque e avere feedback sui nostri prodotti anche da persone non direttamente coinvolte nel circuito commerciale o da semplici consumatori, vi facciamo notare che l’investimento importante che facciamo in quella che forse è la maggiore tra le fiere del vino al mondo non sarebbe assolutamente giustificabile. Neppure, crediamo, lo sarebbe per Veronafiere, i cui sforzi per rendere Vinitaly una vera fiera professionale ci sono ben noti e abbiamo apprezzato sempre di più negli anni: si rischierebbe di tornare indietro, ai tempi in cui molti la consideravano una sorta di Festa del Vino, piena dei noti problemi che fortunatamente ci siamo lasciati alle spalle. Da espositori di lungo corso, il nostro primo Vinitaly risale infatti al lontano 1988, vi raccomandiamo caldamente di riconsiderare l’opportunità di riportare la manifestazione nel suo periodo naturale di aprile, intendendo con questo l’aprile del 2021. Da imprenditori ci rendiamo conto che questa cancellazione della manifestazione potrebbe portare qualche problema di bilancio per Veronafiere S.P.A. e destabilizzare alcuni equilibri, stante l’importanza di Vinitaly per il tessuto economico veronese, ma nel contempo vorremmo significarvi la credibile possibilità che la manifestazione si risolva in un insuccesso clamoroso per gli espositori, quelle centinaia e centinaia di cantine che sono i veri stakeholder della fiera. Da ultimo, vorremmo portarvi a conoscenza del fatto che la maggior parte delle imprese medio piccole, quelle cantine che sono il vero motore del Vinitaly, visto che è per queste imprese che vengono i visitatori e non certo per quelle poche grandi aziende strutturate con uffici export e viaggiatori dedicati che in ogni caso i clienti li visitano a prescindere da una fiera. Queste medio- piccole imprese con le quali siamo in contatto quotidianamente, manifestano le nostre stesse perplessità, stante lo squilibrio assoluto nel rapporto costi-benefici di una fiera organizzata in queste condizioni assolutamente emergenziali.
Siamo certi che vorrete invitarci a “scommettere” su un risultato positivo, ma ci preme sottolineare che le “scommesse” non sono parte del DNA di un imprenditore. Un’impresa investe, a volte rischia a ragion veduta, ma non scommette mai.
Pur comprendendo le pressioni alle quali siete sottoposti dagli enti e ambienti locali, i soli forse che trarrebbero vantaggio dalla manifestazione, pure se questa si rivelasse un insuccesso per gli espositori, vi chiediamo cortesemente di considerare il punto di vista di un’azienda che, per quanto piccola, fa parte di quel tessuto imprenditoriale che fa grande il mondo del vino italiano.
Certi della vostra attenzione, vi porgiamo i nostri più distinti saluti.
Umberto Casagrande Cosmo – Bellenda srl
Come non essere d’accordo con questa riflessione così lucida e intelligente? Che il Vinitaly 2020 non può essere a metà aprile credo che ormai con le misure prese dal governo è sotto gli occhi di tutti… ma dopo questa lettera scritta da chi il Vinitaly lo vive -e lo paga- non si può non ritenere necessario che debba essere annullato come il Prowein.
Cara Verona Fiere, fai uno sforzo… non pensare a prendere un piccolo uovo oggi, ma preoccupati di coccolare la tua gallina affinchè ti faccia tante uova per tutti gli anni a venire.
sono quasi 7 anni che sei mancata e la mia unica consolazione è immaginare che ogni giorno cucini piatti deliziosi al mio papà. Vi immagino così: tu stai stracciando gli ultimi passatelli mentre papà “ruba” l’ennesima fettina di lingua “per assaggiare se è cotta”. Dato che Francesco, che tu purtroppo non hai conosciuto, ma che ti sarebbe piaciuto tantissimo, non li ha mai mangiati, stasera ho deciso di prepararglieli. Ti penso. Penso alle nostre domeniche mattina, così meravigliose eppure così lontane, che ai tempi davamo per scontate. Tu e nonno mi raccontavate spesso della Seconda Guerra Mondiale, tu eri solo una bambina quando nonno era prigioniero dei tedeschi in Austria. Oggi sono io a raccontarti che la Terza Guerra Mondiale è cominciata, non ci sono Stati contro altri Stati, non ci sono neutrali o nazioni che hanno deciso di non entrare in guerra: siamo tutti in campo contro un nemico invisibile chiamato Covid-19.
Guerra di ieri, guerra di oggi
Cara nonna, questa guerra odierna si differenzia con quella che avete vissuto voi perchè noi siamo viziati dai lussi contemporanei e stiamo chiusi in casa, al caldo, su un comodo divano, con internet, la TV, lo smartphone… e abbiamo fin troppo da mangiare per passare il tempo. Ci portano perfino la spesa a casa, ma c’è chi si lamenta e esce 10 volte al giorno per fare la spesa “a rate”. I social sono invasi di disadattati che a leggere i post si sentono eroi di guerra, reduci di chissà quale sacrificio, poi scopri che abitano da Roma in giù, dove il Covid-19 praticamente non esiste. Se abitassi ancora a Ravenna oggi mi sentirei tranquilla, invece vivo nello spartiacque tra Brescia e Bergamo, il Lago d’Iseo, nell’epicentro del Covid-19.
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Covid-19: vedo gente morta grazie a un proliferare di virologi dell’ultima ora
Cara nonna, la buona notizia è che tutta l’Italia è pilotata da un Presidente del Consiglio fuori dal comune: Giuseppe Conte. Anche se lo hanno tirato su i 5 stelle che non sono nemmeno lontanamente vicini al mio pensiero politico, ammiro tantissimo il nostro Premier. Non solo non ha abdicato o strumentalizzato il momento per fare propaganda, ma addirittura sta dimostrando coraggio, polso e lungimiranza facendo scelte impopolari per il bene di noi italiani. Sono certa che tutto il mondo ce lo invidia, a cominciare dal deficiente inglese che condanna a morte migliaia di persone confidando su una presunta immunità di gregge, o dal fenomeno americano che dice che la cura non può essere la malattia, ma intanto gli USA hanno superato Italia e Cina per contagi in meno di 15 giorni.
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Covid-19: ti chiedo scusa in anticipo per questa provocazione. Ah, no, non è una provocazione, lo penso sul serio.
Cara nonna, io credo che da un lato il Covid-19 era assolutamente necessario. La fetta del mondo più ricca e produttiva aveva davvero bisogno di fermarsi e trovare tempo per riflettere. Lo so, probabilmente per chi pubblica ogni giorno su Instagram un selfie con mezzo busto fuori dalla finestra e la faccia da vittima non c’è niente da fare, ma probabilmente il Coronavirus se lo prenderà in nome della selezione naturale. Per tutti quelli che invece approfitteranno di questa quarantena per riflettere sulla loro vita e sapranno riabbracciare quei valori nascosti da futili strati di ciccia, impegni e consumo, per loro sì ci sarà speranza. Il benessere ci ha reso ciechi, ma questo mondo connesso ci ha dato la possibilità di scattare foto capaci di arrivare ovunque in tempo reale, a patto che l’algoritmo – la vera divinità di questo millennio – le ritenga meritevoli. Certo, anche nel nostro ricco mondo c’è ancora qualcuno che sceglie di vivere sconnesso dalla realtà e ignora social network, siti di informazione, giornali e i telegiornali in nome di una superiorità autoproclamata. Sono individui pericolosi, ma per fortuna rari. L’informazione oggi può correre ovunque e questa libertà di circolare è la chiave del progresso.
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Cara nonna, questa è un’immagine che ti aspetti di vedere solo in guerra e che né la nostra generazione, né la generazione di tua figlia, la mia mamma, ha mai visto prima. Siamo nel centro di Bergamo: 70 camion militari portano via le bare dei cadaveri causati dal Coronavirus. Questi mezzi, incolonnati in via Borgo Palazzo, stanno trasportando le bare dal cimitero bergamasco ai forni crematori dell’Emilia-Romagna perché qua non c’è più posto e il forno crematorio -attivo 24 ore su 24- non ce la fa più. Alla faccia dell’influenza stagionale e dell’imbecillità dilagante.
Abbiamo sfidato la Natura, come ci dipingerebbe Turner oggi?
Cara nonna, le pandemie circolavano anche ai tempi delle economie curtensi, basta pensare alla peste che ha sfoltito l’umanità nei secoli a periodi alterni. E se fossimo semplicemente diventati un mondo troppo vecchio? E se il Covid-19 non fosse tanto necessario per farci ritrovare un senso della vita, quando per tagliare i soggetti più anziani che il progredire della medicina sta portando a vivere oltre il loro tempo beffeggiando la natura stessa? Il Covid-19 esiste nei mammiferi da decine di anni, è provato. Eppure è mutato proprio oggi e proprio oggi è capace di uccidere l’uomo. Può la natura avere innescato questo salto del virus per chiederci il conto? Ricordo un bellissimo documentario sui telomeri che mi ha fatto vedere Fabrizio. Sai cosa sono i telomeri? Immagina il nostro DNA come costituito dalle stringhe di una scarpa, hai presente le due estremità di plastica che fanno sì che il nastro di stoffa non si sfilacci? Ecco, quello è il telomero, il suo compito è far sì che il DNA sia copiato, da una cellula all’altra, in maniera corretta e completa. La lunghezza dei nostri telomeri è direttamente proporzionale alla nostra età. Quando il telomero diventa troppo corto per proteggere il DNA copiato, lancia un messaggio al nostro corpo: arrivederci e grazie, è ora di morire. Oggi esistono degli studi per far sì che la telomerasi, ovvero la proteina (mi sembra sia una proteina, ma non vorrei ricordare male) conservi i nostri telomeri per il maggior numero di anni possibili in modo da migliorare la qualità della vita degli anziani.
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Cara nonna, oggi pomeriggio ho montato le mensole… ti piacciono? Lo so, anche tu avevi 79 anni quando sei morta della stessa malattia del mio papà, assai più giovane di te. Perdonami se trovo questi studi l’ennesimo progetto egoista di questa parte ricca del mondo che, pur essendo una % ridotta, si scippa da sola la quasi totalità delle risorse. Davvero vogliamo studiare come far scalare l’Everest a un ultra 80enne quando in Africa la maggior parte dei bambini non raggiunge i 5 anni di vita? Davvero siamo così ciechi? E se la natura con il Coronavirus ci stesse chiedendo di ringiovanire il mondo? Non faccio politica, non devo essere votata da nessuno… quindi posso scrivere esattamente quello che penso. Se siamo 7 miliardi di essere umani nel pianeta, sperando ci siano sempre nuove nascite, non possiamo desiderare che la vita di qualità si protragga oltre, a meno che non colonizziamo davvero altri pianeti. Ma siamo sicuri che questa colonizzazione sia giusta? Oppure è più giusto il ciclo della vita secondo natura e investire affinché questo si compia per la quasi totalità di esseri umani?
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Passatelli di Romagna: la ricetta originale della mia nonna Diomira
Cara nonna, ora ti saluto: è passata un’ora da quando ho messo la pasta dei passatelli in frigo. Ah, ho utilizzato fedelmente la tua ricetta… sono sicura che ti renderebbe felice sapere che l’ho messa a disposizione di tutti qui sul blog: tu eri così generosa! Non dire a nonno che ho finito l’Albana di Romagna secca da abbinarci… A nonna, perdonami se ho paragonato il Covid-19 alla guerra: non ci sono case distrutte dai bombardamenti e soldati nemici che ci sparano a vista qui, solo poveri cretini che si lamentano se rischiano una multa perchè in casa, con ogni ben di Dio, non stanno abbastanza bene. Tuttavia se ci pensi è coerente con la nostra epoca, quindi sì, a modo nostro siamo davvero in guerra.
Ingredienti per 2 golosi:
100 g di pangrattato
40 g di Parmigiano Reggiano
20 g di Pecorino Romano (perchè così hanno più sapore, mi dicevi mentre lo grattavo)
2 uova intere + 1 tuorlo
20g midollo di bue
noce moscata in quantità semi industriale (dicono che è tossica, ma noi romagnoli siamo complici del paradosso francese per quel che la riguarda).
Procedimento:
Sbatti le uova e il tuorlo con la frusta, poi gratta la noce moscata e mescola ancora qualche secondo.
Unisci tutto il formaggio.
Straccia il midollo con la frusta e incorporalo al composto di uova e formaggio.
Un cucchiaio per volta aggiungi il pangrattato. Serve tutto, ti consiglio di aggiungerlo lentamente solo per avere una migliore lavorabilità dell’impasto… ma se hai una impastatrice a casa puoi mettere anche tutto insieme e lavorare fin tanto che non otterrai un panetto uniforme.
Lascia riposare un’oretta in frigo, poi tira fuori l’impasto e aspetta qualche minuto fintanto che non è ben lavorabile. Estrai i passatelli con l’apposito ferro per passatelli che puoi comprare su Amazon.
Cuoci in brodo bollente 1 minuto da quando vengono a galla, rigorosamente fatto con la lingua di manzo. Visto che io e Francesco l’adoriamo, ho utilizzato quella salmistrata che è più saporita. In Romagna però non si usa… Io ho fatto il brodo con 1 patata, 1 crosta di formaggio di malga, 1 femore di manzo (da dove ho estratto il midollo) e la lingua… non avendo verdure in casa (carota, cipolla, pomodoro e sedano) perché me le consegnano domani ho utilizzato anche 1 cucchiaino di brodo granulare vegetale.
Tutto quello che c’è da sapere sul vino in un solo libro. Il manuale è pensato per tutti gli aspiranti sommelier, ma è utilissimo anche per i “già sommelier” che vogliono ripassare, per i winelover che vogliono cominciare a dare basi concrete alla loro passione e per gli operatori di settore che vogliono guadagnare di più imparando sia a gestire la cantina del loro ristorante sia a vendere la bottiglia giusta ai loro clienti.
I Edizione: 31 ottobre 2018, formato 16,5 x 24 cm, 300 pagine in bianco e nero – ISBN 978-88-943070-1-6 [ESAURITO]
II Edizione: 1 dicembre 2019 – formato 16,5 x 24 cm, 430 pagine in bianco e nero, ISBN 978-88-943070-8-5 [IN VENDITA]
€ 34,00 IVA inclusa!
IN OMAGGIO, solo per chi compra il mio libro su Perlage Suite, una copia della Prima Edizione da Collezione della mia Guida Vini Spumanti "500 Bolle in 500", prezzo di copertina 25,30 €.
Ogni volta che vado in Romagna da mia madre il cosciotto di agnello è un rito sacro. In realtà non so dire se in Romagna si mangia molto agnello o in casa mia si è sempre mangiato molto agnello… comunque è una delle mie 3 carni preferite! Cucinare il cosciotto di agnello a Pasqua è una tradizione che ho portato dalla mia famiglia di origine alla famiglia che mi sono creata con Francesco. Questa oltretutto è stata la nostra prima Pasqua come conviventi nella nostra adorata Monte Isola… e devo dire che la quarantena è un’esperienza certamente insolita, ma meravigliosa: praticamente siamo in luna di miele da 2 mesi! Certo non è facile essere privati della libertà, ma io a casa nostra ci sto benissimo! Mio padre mi diceva sempre che dovevo scegliere una casa che fosse per me un paradiso e mai una prigione… e mai consiglio fu più prezioso! Vivere in paradiso rende la quarantena assai piacevole, per questo non mi lamento affatto! Non so come fanno le famiglie di 2/3 persone in dei bilocali senza giardino e terrazzo, peggio se con finestre affacciate su palazzoni grigi e strade decadenti! Noi abbiamo mangiato questo squisito cosciotto di agnello laccato al miele di castagno che mi ha regalato Vittorio nel nostro splendido terrazzo sul lago in mezzo alle Prealpi… quindi zitti e mosca!
Cosciotto di agnello laccato al miele: la mia ricetta
Per agnello si intende un esemplare di pecora (femmina) o ariete/montone (maschio) di età inferiore a 12 mesi. l’agnello è un animale domestico erbivoro che viene allevato dall’uomo per le sue carni prelibate se macellato da giovane, o per la produzione di lana o latte se lasciato diventare adulto. la carne di agnello è magra (il cosciotto ha sole 103 kcal per 100g) e le sue proteine hanno un alto valore biologico.
Difficoltà: Facile
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Preparazione: 10 minuti
+ tempo di riposo della marinatura
Cottura: 40 minuti
Costo: Medio
Calorie: c'è di peggio
Pur essendo più delicato della pecora, il suo sapore forte può essere stemprato da una lunga marinatura. C’è chi consiglia di lasciarlo una notte in acqua e limone o di bollirlo qualche istante prima della cottura… francamente non sono d’accordo! Il suo sapore caratteristico è il suo buono e il suo piacere, inolte se avete una carne di buona qualità e quindi giovane non è necessario intervenire prima della marinatura! Se la carne odora e pesa troppo… probabilmente state per mangiarvi una coscia di pecora o giù di lì!
Cosciotto di agnello, ingredienti per 2 golosi:
1 cosciotto di agnello giovane, peso tra 1 kg e 1,3 kg
1 litro di vino rosso
olio extra vergine di oliva
2 cucchiai di miele di castagno
pepe nero di
alloro
rosmarino
4 patate abbastanza grosse con una bella forma ovale
sale grosso
Attrezzature necessarie:
1 placca da forno
carta forno
1 tagliere in legno lungo almeno come il cosciotto
1 pestello
1 ciotola in alluminio grande
1 ciotola in alluminio piccola
1 coltello per sfilettare la carne
1 cucchiaio
1 pennello in silicone
Preparazione:
Fase 1: la marinatura
Lava il cosciotto in acqua corrente e riponilo in una teglia, possibilmente capace di contenerlo tutto, con 1 litro di vino rosso, 4 o 5 foglie di alloro, 1 cucchiaio di miele o zucchero semolato e 1 cucchiaio di sale grosso. Io ho utilizzato lo stesso miele che ho utilizzato anche a fine cottura per l laccatura.
Copri con abbondante pellicola trasparente e riponilo nel ripiano più basso del frigo per un periodo di tempo compreso tra 24 e 48 ore (nel mio caso c’è stato dalle 16:30 di venerdì alle 12:30 di domenica, quindi 44 ore). Questa ricetta è deliziosa e molto semplice, ti chiede solo di non avere fretta… quindi non indugiare in questa fase di riposo!
Fase 2: la preparazione per la cottura
Sbuccia le patate con un pelapatate, lavarle in acqua fredda e riporle sul tagliere. Tagliarle per il lungo prima a metà, poi a metà della metà, poi ancora a metà: in pratica in 8 spicchi più o meno della stessa dimensione. Riponi le patate in una ciotola di alluminio man mano che le tagliate e condire con olio extravergine di oliva, sale grosso, rosmarino tritato e pepe nero, possibilmente pestato col pestello e non macinato.
Taglia a misura un pezzo di carta forno capace di coprire interamente la placca, spennella poco olio e adagia delicatamente il cosciotto e le patate condite.
Fase 3: la cottura
Infilzare nel cosciotto una sonda per rilevare la temperatura al cuore che, per l’agnello, deve essere di almeno 65°C. Questa parte è fondamentale per una cottura magistrale… quindi se non hai una sonda investi pochi euro per comprartela! Ti sarà utilissima in cucina! Io ho scelto un forno con la sonda incorporata che quando raggiunge la temperatura al cuore desiderata si spegne: lo adoro! Ricorda che il tempo di cottura è una misura relativa: dipende sia dal forno, sia dal pezzo di carne. Con la sonda non puoi sbagliare!
Inforna in forno statico preriscaldato a 200°C e lascia che la temperatura al cuore raggiunga i 65°C (nel mio forno ci sono voluti poco meno di 40 minuti). Nel frattempo prepara la salsa per la laccatura nella ciotolina di alluminio con 2 cucchiai di miele, 4 cucchiai d’olio evo, pepe nero e sale grosso pestati insieme e alloro sminuzzato.
Quando la temperatura ha raggiunto i 65°C aprire il forno, sfila la placca e lacca il cosciotto della salsa con il pennello in silicone. Intanto fai partire il grill, il mio arriva a 300°C. Nel mentre che viene raggiunta la temperatura approfittane per girare le patatine aiutandoti con una pinza da cucina.
Inforna e aspetta che l’agnello raggiunga i 70°C al cuore: nel mio forno ci ha messo circa 5 minuti.
Fase 4: la presentazione
Adoro presentare la carne nei taglieri di legno quindi ne ho uno grande per 2 persone e 2 piccoli per le monoporzioni. Adagia il cosciotto sul tagliere.
Delicatamente e con le pinze da cucina, posa patata per patata sul tagliere. Questa fase ti ruberà un paio di minuti, ma è assolutamente calcolata: durante questo arco di tempo permetterai ai succhi della carne di ridistribuirsi grazie alla convergenza del calore al cuore. Se lascerai la sonda infilzata nel cosciotto quando questo è già fuori dal forno ti accorgerai che la temperatura sale ancora di un paio di gradi. Il mio cosciotto è arrivato a 72°C al cuore e ti assicuro che era la perfezione pura! Succulento, tenero come il burro… buonissimo!
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Cosciotto di agnello laccato al miele: 2 vini diversi che ci stanno benissimo!
Come sono solita a fare, mi piace spaziare con abbinamenti cibo-vino sia convenzionali sia inusuali. Per prima cosa voglio identificare con te consistenze, profumi e sapori del cosciotto di agnello. La carne di agnello è deliziosamente succulenta, tenerissima, saporita e non particolarmente sapida. La lunga marinatura toglie un po’ di quel sapore forte che ha talvolta l’agnello e arricchisce di nuovi profumi. L’abbinamento “canonico” chiede lo stesso vino della marinatura, ma un escamotage può essere quello di utilizzare un vino delicato e poco strutturato, bianco o rosso. In questo modo abbiamo una maggiore possibilità di abbinamento.
Vino rosso fermo. Ho scelto un Pinot Nero altoatesino 2018 di Castel Salegg perchè è un vino con una struttura media, un delizioso bouquet speziato, un interessante equilibrio tra morbidezza e freschezza e una buona persistenza al palato.
Vino bianco fermo. Puoi abbinarlo a un Soave Classico come il Calvario 2017 di Pieropan. Questo abbinamento mi piace molto perchè mi piace la contrapposizione tra la laccatura che ha note dolci e al contempo amare assunte dal miele che caramella alla sapidità del vino. Inoltre il suo profumo in cui dominano i fiori di sambuco si sposano davvero benissimo al sapore della carne di agnello!
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Tutto quello che c’è da sapere sul vino in un solo libro. Il manuale è pensato per tutti gli aspiranti sommelier, ma è utilissimo anche per i “già sommelier” che vogliono ripassare, per i winelover che vogliono cominciare a dare basi concrete alla loro passione e per gli operatori di settore che vogliono guadagnare di più imparando sia a gestire la cantina del loro ristorante sia a vendere la bottiglia giusta ai loro clienti.
I Edizione: 31 ottobre 2018, formato 16,5 x 24 cm, 300 pagine in bianco e nero – ISBN 978-88-943070-1-6 [ESAURITO]
II Edizione: 1 dicembre 2019 – formato 16,5 x 24 cm, 430 pagine in bianco e nero, ISBN 978-88-943070-8-5 [IN VENDITA]
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Hai presente una “botta di culo”? 🤣 Questo è quello che ho pensato quando ho mangiato la mia personalissima variante delle più famose madeleine, la cui ricetta originale puoi trovare ovunque su internet. In pratica oggi volevo cucinare qualche dolcetto per quando il mio compagno rincasava dal lavoro in modalità “eroe sopravvissuto alla Conad” e ho fatto con quello che avevo in casa! L’altro giorno per golosità ho comprato 4 o 5 arance, ma dato che oramai siamo fuori stagione non sono più buone da mangiare… così ho pensato alle madeleine: ho sempre messo il succo di un’arancia anche nella ricetta originale! Non mi piacciono gli aromi artificiali!
Le madeleine originali prendono il nome dallo stampo con tante piccole conchiglie, escono dei pasticcini di 10g l’uno. Golosità senza peccato… o quasi perchè una davvero tira l’altra! Se dovessi dirti a cosa assomigliano… forse a un plum-cake! Sono nettamente più buone però! A Ravenna mi preparavo le classiche madeleine ogni settimana e le mangiavo da colazione… mi sa che riprenderemo questo vizio perchè anche a Francesco sono piaciute un sacco!
Come fare le madeleine “dolcetto dell’Amore” (come le ha chiamate Francesco)
Nella planetaria (o in una ciotola se usi lo sbattitore elettrico) metti 3 uova e lo zucchero e sbattile fin tanto che non ottieni un composto chiaro e spumoso.
Fondi il burro a bagnomaria, lascialo intiepidire poi aggiungilo al composto un cucchiaio per volta.
Aggiungi un cucchiaio per volta la spremuta d’arancia.
Aggiungi un cucchiaio per volta il vino passito.
Aggiungi la farina setacciata insieme al lievito.
Togli dalla planetaria o spegni lo sbattitore elettrico e trita con le mani in modo grossolano gli amaretti. Mescola dolcemente e aspetta qualche minuto, tempo che il forno statico si preriscaldi a 175°C.
Spennella gli stampini di burro fuso e metti in ogni conchiglia un cucchiaio di composto.
Cuoci per circa 15 minuti fin tanto che non sono leggermente brunite in superficie. Se puoi mangiale tiepide, sono una vera bontà!
Le altre lasciale raffreddare su una grata non più di 30 minuti poi riponi con cura sotto una campana di vetro o in un barattolo ermetico. Conservale per 3 giorni… se ci arrivano… Francesco è arrivato alle 17 a casa e il bilancio alle 20 era di 27 madeleine rimaste (su 50… 6 le ho date alla mia vicina di casa e 4 le ho mangiate io!).
Le mie madeleine: golosità e abbinamento cibo-vino
Servile con dei ciuffi di panna montata zuccherata: sono semplicemente magnifiche!
Naturalmente ti consiglio di abbinarle con lo stesso vino passito con cui le hai preparate! 150g sono tanti quindi il sapore di vino è nitido e è difficile abbinarle con qualcosa di diverso! Io ho utilizzato il Ramandolo DOCG che avevo in programma di degustare oggi!
Questo vino passito giallo oro brillante è ottenuto da uve di verduzzo friulano attaccate dalla muffa nobile, la botrytis cinerea (QUI trovi i miei appunti sui vini muffati), che conferisce un profumo caratteristico e inconfondibile. Al palato è un vino dolce “non dolce” e per questo ha straordinarie possibilità di abbinamento: da prodotti di pasticceria come le mie madeleine a formaggi erborinati, ma se vuoi osare provalo con le ostriche o con un prosciutto d’oca col suo grasso. Puoi comprarlo adesso su WineKissYou cliccando QUI, spedizioni in tempo reale e consegne lampo: li adoro!
Cheers 😍
Chiara
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In quarantena ho notato che, a parte uno spopolare di dirette Instagram, siamo tutti accumunati da un fatto imprescindibile: cuciniamo -e di conseguenza mangiamo- di più. In effetti devo dire che questa cosa mi fa davvero piacere: io mi preparo da tanti anni ormai tutto in casa e spero che uno dei risvolti positivi del Coronavirus sia proprio far riprendere contatto con la materia prima alle persone. Sono felice che il mio compagno cucina con me (ormai è più bravo di me a fare la piadina romagnola) e si è reso conto che ci vuole davvero poco a farsi tutto, dai biscotti al pane, dalla pizza alla pasta, dall’hamburger alla maionese… Quello che però mi manca è poter camminare in un vigneto, sentire il profumo del mosto in una cantina, respirare l’umidità mista vino nella bottaia. Tutte queste cose le ho vissute a fine febbraio, quando dopo lo splendido San Valentino trascorso a Castello di Spessa, sono tornata in Friuli per visitare Ronco dei Tassi. Avevo già apprezzato in particolare uno dei vini di questa azienda: il Fosarin, così quando ho ricevuto questo invito non ho resistito!
In quarantena ti dicevo, oltre le dirette Instagram e le foto di cucina, spopolano anche i ricordi dei giorni in cui eravamo liberi di muoverci. Ah, la libertà… quella cosa che noi giovani abbiamo dato per scontata fin da quando siamo nati! Beh, oggi voglio scrivere un articolo proprio su questa visita avvenuta ormai 2 mesi fa. In realtà sono “solo” due mesi fa, ma a me sembra davvero un tempo lontanissimo! Ronco dei Tassiè un’azienda di cui non puoi non innamorarti. Merita una visita, non fermarti “solo” ad assaggiare i vini. Scoprila. Perchè? Eccoti 5 motivi… anche se ce ne sarebbero ancora di più! Image may be NSFW. Clik here to view.
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Motivo 1: I vigneti sono curati e situati in un punto panoramico splendido
Prima di visitare la cantina abbiamo fatto una piccola passeggiata in vigna dove abbiamo potuto ammirare un panorama splendido quasi a 360°. Sembra incredibile vedere Italia e Slovenia intersecarsi perfettamente l’una nell’altra, cultura e architettura fondersi nelle colline coltivate, piccoli paesi sovietici ma non troppo, colorati campanili barocchi, e, dall’altro lato, il mare Adriatico. Per quanto febbraio non sia il mio mese preferito per visitare un vigneto, Enrico Coser è riuscito a conquistarmi con il suo affascinante racconto, anche se non ne aveva affatto bisogno: i suoi “terrazzamenti” ordinati mi avevano già rubato il cuore. Nel 1989 suo padre Fabio e sua madre Daniela comprarono i primi 9 ettari, di cui solo 4 erano adibiti a vigneto. Oggi gli ettari sono 50 di cui 23 sono vigneto e la parte restante è bosco. Già questo ci lascia intuire che tanta strada è stata compiuta e tutta nella direzione giusta. L’obiettivo resta lo stesso: portare in cantina un’uva sana che consenta di elaborare grandi vini con il minor numero di trattamenti possibili. Per fare questo si parte proprio da questi filari ordinati e curati con amore. Image may be NSFW. Clik here to view.
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Motivo 2: La cantina è un gioiello di pulizia
Io non so se tu immagini il numero di cantine che visito in un anno… diciamo che prima della quarantena erano almeno un centinaio! Ah, ne vedo davvero di tutti i colori… ma di tutti eh! Beh, io ho un punto di vista semplice e chiaro su cui non transigo: nel caos e nello sporco non si può lavorare bene. Ah no, non me la raccontate a me la storia dell’artigianalità, degli artistoidi del vino, dei contadini… non attacca! Non confondiamo, ad esempio, uno studio di un pittore pieno di tele, pennelli, colori, libri, con un ambiente caotico e sporco! Sono cose ben diverse! Beh quando entro in una cantina come Ronco dei Tassi i miei occhi sono appagati: qui si può lavorare e si lavora bene, non ci sono dubbi.
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Motivo 3: C’è una bottaia che non ti aspetti
scelGiuro, quando ho visto la bottaia ho fatto un colpo. E chi se l’aspettava un ambiente così nei sotterranei della struttura? Pazzesca, bellissima! Pietra, umidità, profumi, botti… il mio ambiente ideale. E quando Enrico si è “armato” del ladro e ha iniziato a splillare i vini direttamente dalle botti per farceli assaggiare: beh qui l’amore è diventato totale. A volte preferisco assaggiare il vino direttamente in questa fase che la bottiglia finita! Non fraintendermi: anche l’assaggio della bottiglia è fondamentale, però trovo la degustazione dalle botti davvero didattica e utilissima per farti capire le potenzialità dei vini, soprattutto rossi. E vogliamo parlare di quanto incide la tostatura e la grana del legno? E poi è uno spettacolo sentire come incide la scelta della botte sulla stessa partita di vino: lo adoro, lo adoro, lo adoro! Image may be NSFW. Clik here to view.
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Motivo 4: i vini sono davvero buoni
Siamo nel cuore del Collio Goriziano… e so che stai pensando a grandiosi vini bianchi! Tuttavia i vini rossi che ho assaggiato dalle botti mi hanno arruffianata e riempita di promesse! In una stanza accogliente in stile rustico abbiamo degustato i vini pronti. Un breve focus sulla Ribolla: Enrico mi ha fatto assaggiare una bottiglia più “antica” per farmi scoprire le sue potenzialità e, pur non amando questo vitigno, un po’ mi sono ricreduta! Il vino su cui mi voglio soffermare però è il Fosarin: friulano, malvasia e pinot bianco, piante che hanno fino a 60 anni di età, si incontrano per affinare in barrique per almeno 5 mesi. In degustazione il legno si sente appena, segno che la botte è stata scelta bene e dosata benissimo. Si presenta di un bel giallo paglierino brillante e consistente. Al naso note di yogurt all’albicocca, pesca gialla matura, noce e finocchietto selvatico. In bocca è coerente, minerale e sapido, persistente. Il Fosarin Ronco dei Tassi è per me la punta di diamante dell’azienda!
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Motivo 5: i vini Ronco dei Tassi si abbinano benissimo a tanti piatti diversi
Come ho già detto in quarantena stiamo cucinando e mangiando tanto! Così tra un piatto e l’altro ho scoperto degli abbinamenti divini! Del resto i vini Ronco dei Tassi sono tutti accumunti da una grande bevibilità e questo facilita le possibilità di abbinamento! Tra le varie prove he ho fatto ci sono stati tre piatti che con 3 vini ci hanno emozionato! Il primo è il picolit con il gorgonzola alle noci! La perfezione! Il Picolit ha un bellissimo colore oro intenso con riflessi ambra e un naso intenso di albicocca in confettura e fico secco. In bocca è dolce ma non troppo ed è questa caratteristica che gli conferisce una beva straordinaria. Il secondo abbinamento fuoriclasse è il sauvignon con gli gnocchi ripieni di rosa camuna con pecorino, pepe nero e guanciale. Aromaticità con aromaticità, la dolcezza dei fiori di sambuco del vino contrasta col pepe e i sentori di salvia si confonde col burro con cui ho condito gli gnocchi. Il terzo abbinamento è stato il più super di tutti! Piadina romagnola con carne salada trentina, insalatina e ciccioli frolli sono stati esaltati dal pinot grigioRonco dei Tassi!
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Se non ti sei ancora innamorato di Ronco dei Tassi la colpa è solo tua: assaggia i vini e appena ci danno il via libera a spostarci tra le regioni fai un salto in azienda! Image may be NSFW. Clik here to view.
CheersImage may be NSFW. Clik here to view.
Chiara
Ah, hai ragione! Non ti ho ancora detto perchè l’azienda ha questo nome apparentemente insolito! La cantina si trova ai limiti del Parco naturale di Plessiva, zona di tutela ambientale ricca di flora spontanea e di numerosa fauna selvatica che, non disturbata, trova in questi luoghi l’habitat ideale. Dalla specifica presenza di alcune colonie di tassi che nel periodo in cui l’uva è matura diventano ghiotti consumatori dei grappoli più dolci e dalla particolare disposizione dei vigneti in terrazze ben esposte denominate “ronchi”, è nato il nome dell’azienda Ronco dei Tassi.Image may be NSFW. Clik here to view.Image may be NSFW. Clik here to view.Image may be NSFW. Clik here to view. Va beh, questi sono ricci… bisogna protestare con Apple: vogliamo l’emoji dei tassi! Image may be NSFW. Clik here to view.
Tutto quello che c’è da sapere sul vino in un solo libro. Il manuale è pensato per tutti gli aspiranti sommelier, ma è utilissimo anche per i “già sommelier” che vogliono ripassare, per i winelover che vogliono cominciare a dare basi concrete alla loro passione e per gli operatori di settore che vogliono guadagnare di più imparando sia a gestire la cantina del loro ristorante sia a vendere la bottiglia giusta ai loro clienti.
I Edizione: 31 ottobre 2018, formato 16,5 x 24 cm, 300 pagine in bianco e nero – ISBN 978-88-943070-1-6 [ESAURITO]
II Edizione: 1 dicembre 2019 – formato 16,5 x 24 cm, 430 pagine in bianco e nero, ISBN 978-88-943070-8-5 [IN VENDITA]
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Dato che sono sempre alla ricerca di ispirazioni per delle splendide wine wedding ovvero per un matrimonio a tema vino, ho deciso di aggiornare uno dei primissimi articoli che ho scritto per questo blog, che risale addirittura a maggio 2015. Che ci sia qualcosa che bolle in pentola? Per ora non faccio dichiarazioni! Image may be NSFW. Clik here to view.Image may be NSFW. Clik here to view.Image may be NSFW. Clik here to view. Certo è che la quarantena forzata mi ha ispirato qualche fai da te con i tappi in sughero, ma quelli te li mostrerò nei prossimi articoli!
Il matrimonio è l’esperimento chimico in cui due sostanze innocue si combinano ed esplodono.”
Se sei un appassionato di vino e stai cercando di capire come organizzare il tuo matrimonio diVino, voglio darti qualche idea (alcune anche davvero low cost) per organizzare un matrimonio a tema vino davvero speciale… dall’atmosfera vintage delle campagne provenzali curato nei minimi particolari. E se invece non ti devi sposare… beh leggi comunque questo articolo fino in fondo… ci sono idee interessanti anche per il tuo prossimo wine party! Le wine wedding sono un must in California da anni, ma finalmente il matrimonio in vigna stanno cominciando a prendere piede anche in Italia! Prima di cominciare cosa ne dici di comprare questo bellissimo wedding planner di Moleskine? Nei negozi è praticamente impossibile da trovare… è più raro della Whitney Bag di Max Mara!!! Qui il link per comprarlo su Amazon approfittando della spedizione gratuita!
Wine Wedding: dedicato agli ospiti
Partecipazioni matrimonio a tema vino
L’idea che mi piace di più è accordarsi con una cantina vini di fiducia e far recapitare agli invitati una bottiglia di vino con l’etichetta personalizzata tipo “save the date” o con l’aggiunta di un cartoncino forato da attaccare con un nastrino al collo della bottiglia con tutti i dettagli. Tuttavia capisco che se il numero degli invitati è alto diventa una partecipazione molto onerosa dato che il costo si può aggirare tra i 15 e i 20 € a bottiglia scegliendo un vino di buona qualità. E se lo facessimo solo per gli ospiti più importanti?
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Un matrimonio di successo richiede l’innamorarsi molte volte, sempre della stessa persona.
Un’alternativa molto più economica che adoro è preparare una explosion box! L’explosion box è una “scatolina magica” a più livelli che contiene collage straordinari! Puoi risparmiare e crearne una “fai da te” o contattare Pepilla per crearne una a tema vino che ti rappresenti! Guarda che spettacolo questa a tema sushi:
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Infine se proprio non vuoi rinunciare alla carta, non vuoi spendere troppo e nemmeno diventare matto, eccoti un’alternativa comunque carina e originale! Image may be NSFW. Clik here to view.
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Bomboniere matrimonio a tema vino
Tra tutte le possibilità ci sono tre idee che mi piacciono particolarmente! Per prima cosa mi piace l’idea di scegliere una buona bottiglia, magari diversificando proprio in funzione del tipo di invitato il budget di acquisto:
Testimoni: 75-150 €
Parente – genitore: 50 – 100 €
Parente – fratello: 50 €
Parente – zio: 10 €
Parente – cugino: 7-10 €
Amico – fraterno: 50 €
Amico: 7-10 €
Collega: 5-7 €
Conoscente: 5 € (senti proprio il bisogno di invitarlo?)
Se si hanno pochi invitati io non farei queste distinzioni: una bottiglia da circa 15 € a famiglia per tutti ad eccezione di genitori e testimoni che prenderei una bottiglia più importante, con un budget da quantificare anche rispetto al tipo di impegno richiesto e ai regali che si offriranno di farvi (ad esempio le fedi). Il valore aggiunto è decorarla con un’etichetta personalizzata in ceramica che, se si vuole, si può staccare dopo aver consumato il vino e conservare per ricordo!
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Le altre due idee che mi piacciono molto sono l’Ice bag e il cavatappi professionale personalizzati. Non c’è il problema di intonarsi all’arredamento, stanno dappertutto e sono utilissimi! Un’idea originale, carinissima e davvero low cost sono le luci da mettere all’interno di una bottiglia di vino vuota con le batterie nel tappo e non solo: fanno atmosfera e si adattano ad ogni casa! 1 € l’una… può essere un’aggiunta alla bottiglia di vino o una bomboniera a sé stante da aggiungere a confetti o altre cose! Personalmente le aggiungerei alla bottiglia di vino… mi piace l’idea che bevono il vino e riutilizzano la bottiglia come arredo casa!
Wine Wedding: Tableau e allestimento tavola
Tableau de mariage
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Centrotavola
La sposa degli alberi ci dà l’idea di un bellissimo fai da te per un centrotavola con tappi in sughero di sicuro effetto, con dimensioni da modulare in base alla grandezza dei tavoli. Ricorda che il centrotavola deve essere presente ma mai invadente e deve sempre consentire agli ospiti di guardarsi in faccia. In caso di lunghe tavolate fare centrotavola più piccoli da posizionare ogni 3/4 coperti in lunghezza.
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Segnaposto tappi in sughero
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Bene, direi che di idee per oggi te ne ho date tante… presto ti farò vedere altre originalissime idee per la torta nuziale a tema vino e qualche tutorial per riciclare i tappi in sughero… dato che immagino che anche tu ne hai parecchi a casa!
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Chiara
Si ringrazia per la foto di copertina BlueBlandPhotography/ Jose Villa Photographer.
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La quarantena forzata che stiamo vivendo da ormai due mesi ci ha portato sempre più a contatto con la cucina e con i sapori. Certo c’è ancora chi si ostina a mangiare cose pronte, ma sono convinta che tutti, ma proprio tutti, cuciniamo di più. L’enoteca onlineWine Kiss You mi ha chiesto di creare una ricetta per il Franciacorta Brut “Francesco I”della cantina Uberti. La fruttivendola ieri mi ha consegnato delle melanzane davvero bellissime e Francesco le adora… così ho deciso valorizzare questo delizioso ingrediente. “Less is more”, “il meno è più” non è stato solo il manifesto razionalista di Adolf Loos, ma dovrevve essere una ispirazione in ogni cosa che facciamo… soprattutto in cucina! Per questo, ogni volta che metto a punto una ricetta, mi dò un massimo di 8 ingredienti, condimenti compresi. Non ti sembrano così pochi? Prova a contarli… le mie melanzane ripiene di riso al forno hanno 8 ingredienti giusti giusti pronti per valorizzarle!
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30 minuti
+ la cottura in forno
Super economica
ti basta una buona melanzana o quasi!
Super Facile
Se sai accendere il forno ne hai la metà della fatta!
Ingredienti per 2 golosi:
1 melanzana grande e grossa
3 cucchiai d’olio extravergine di oliva
1 spicchio d’aglio
2 cucchiai di prezzemolo fresco tritato
Una noce di burro
2 cucchiai di formaggio di malga grattuggiato
100 ml di vino bianco
1 litro di brodo di verdure
200g di riso carnaroli
Cosa ti serve per cucinare?
1 forno elettrico
1 bollitore
1 ciotola di alluminio
1 mini-pimer/frullatore
1 tagliere
1 padella antiaderente
1 teglia da forno
una spatola in silicone
qualche posata…
Melanzane ripiene di riso al forno: la mia ricetta facile facile
Lava la melanzana e asciugala con uno strappo di carta da cucina.
Taglia a metà la melanzana intera.
Accendi il forno in modalità statica a 150°C.
Incidi una metà melanzana con un coltellino affilato e svuota la polpa lasciando circa mezzo centrimetro di spessore. Aiutati con un cucchiaino se necessario. Ripeti per l’altra metà. La polpa che stai togliendo conservala in una ciotola.
Prendi una teglia in ceramica con i bordi alti e ricoprila con la carta forno. Appoggia le 2 metà della melanzana e con un cucchiaio spargi qualche goccia d’olio, poi cospargi qualche grano di sale grosso. Inforna per 30 minuti.
Nel frattempo trita grossolanamente la polpa con un coltello e mettila ad appassire in una padella antiaderente con 1 cucchiaio d’olio e uno spicchio d’aglio schiacciato col palmo della mano. Quando è morbida aggiungi una grattata di sale integrale e un cucchiaio di prezzemolo tritato. A fuoco medio ci metterà circa 10 minuti per essere pronta.
Togli la polpa di melanzana e mettila nella ciotola di prima. Nella stessa padella aggiungi un cucchiaio d’olio e mantieni lo spicchio d’aglio che non dovrà essersi annerito. Se lo spicchio d’aglio si è annerito mettine uno nuovo.
Tosta il riso per 2/3 minuti sempre a fuoco medio, poi sfuma con il vino. Nel frattempo nel bollitore scalda 1 litro di brodo di verdure.
Procedi in modo classico per preparare il risotto, aggiungendo un po’ di brodo per volta e lasciando assorbire.
Frulla la polpa di melanzane con un mestolo di brodo. Io ho ottenuto 200 g di crema di melanzane.
Quando il tuo risotto è circa a metà cottura, aggiungi metà della crema di melanzane che hai ottenuto. Mescola, aggiungi l’ultimo goccio di brodo e lascia assorbire ancora un paio di minuti. A questo punto spegni il fuoco e manteca con una noce di burro e 2 cucchiai di formaggio di malga grattugiato. Il risotto devi tenerlo leggermente indietro, completerai la cottura in forno.
Prendi le melanzane a metà e spalmale con metà della crema di melanzane che hai rimasto, poi riempile di risotto e coprile con l’ultima parte di crema!
Spargi un altro cucchiaio di formaggio grattugiato, un po’ di prezzemolo e una punta di chipotle. Un filo d’olio extravergine… e metti in forno statico preriscaldato a 200°C per altri 15 minuti.
Le melanzane ripiene di riso al forno sono perfette da abbinare a un vino spumante perchè il risotto, per sua natura, richiede una bollicina per essere sgrassato. Inoltre il profumo delicato della melanzana viene valorizzato dall’effervescenza! Per questo sono il piatto perfetto per il Franciacorta Brut Francesco I di Uberti! Verticale, molto croccante, dalla beva fin troppo facile: un calice tira l’altro! Si presenta di un bellissimo giallo paglierino brillante con un perlage fine e numeroso che forma una spuma evanescente. Il naso è fine e intenso con note di vaniglia, crosta di pane, burro e fiori di tiglio. In bocca è acido , fresco e abbastanza morbido. Non solo è perfetto per l’aperitivo, ma ti accompagna con classe a tutto pasto.
La prima volta che l’ho bevuto è stato qualche anno fa nel mio ristorante preferito… il Ristorante Tentazioni che oggi è a Costa Volpino, sul mio amato Lago d’Iseo, presso il Residence Bersaglio. Questo nuovo assaggio mi ha riconfermato il suo essere un Franciacorta DOCG con un ottimo rapporto qualità prezzo.
Tutto quello che c’è da sapere sul vino in un solo libro. Il manuale è pensato per tutti gli aspiranti sommelier, ma è utilissimo anche per i “già sommelier” che vogliono ripassare, per i winelover che vogliono cominciare a dare basi concrete alla loro passione e per gli operatori di settore che vogliono guadagnare di più imparando sia a gestire la cantina del loro ristorante sia a vendere la bottiglia giusta ai loro clienti.
I Edizione: 31 ottobre 2018, formato 16,5 x 24 cm, 300 pagine in bianco e nero – ISBN 978-88-943070-1-6 [ESAURITO]
II Edizione: 1 dicembre 2019 – formato 16,5 x 24 cm, 430 pagine in bianco e nero, ISBN 978-88-943070-8-5 [IN VENDITA]
€ 34,00 IVA inclusa!
IN OMAGGIO, solo per chi compra il mio libro su Perlage Suite, una copia della Prima Edizione da Collezione della mia Guida Vini Spumanti "500 Bolle in 500", prezzo di copertina 25,30 €.
Ci vuole coraggio per cambiare. Ci vuole coraggio per fallire. Cambiare e fallire richiedono una capacità rara: quella di osare. Osare è il comune denominatore di tutti quei verbi che fanno capo a un’unica parola: distruzione. Il vocabolario Treccani definisce distruzione come “L’azione di distruggere e l’effetto che ne consegue, abbattimento, strage, rovina”. La spiegazione è bellicosa e non lascia spazio alla positività. Eppure mio padre mi ha insegnato che la distruzione è solo la via per la trasformazione.
Prima ero al telefono con mia madre e, commossa, mi ha letto questa stupenda poesia di Charlie Chaplin. Mi sono commossa anche io e mi sono commossa ancora a trascriverla qui sul mio wine blog. Queste frasi sono l’incipt perfetto delle emozioni che oggi voglio condividere con te che mi leggi.
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“Vivi” di Charlie Chaplin
Ho perdonato errori quasi imperdonabili, ho provato a sostituire persone insostituibili e dimenticato persone indimenticabili.
Ho agito per impulso, sono stato deluso dalle persone che non pensavo lo potessero fare, ma anch’io ho deluso.
Ho tenuto qualcuno tra le mie braccia per proteggerlo; mi sono fatto amici per l’eternità.
Ho riso quando non era necessario, ho amato e sono stato riamato, ma sono stato anche respinto.
Sono stato amato e non ho saputo ricambiare.
Ho gridato e saltato per tante gioie, tante.
Ho vissuto d’amore e fatto promesse di eternità, ma mi sono bruciato il cuore tante volte!
Ho pianto ascoltando la musica o guardando le foto.
Ho telefonato solo per ascoltare una voce.
Io sono di nuovo innamorato di un sorriso.
Ho di nuovo creduto di morire di nostalgia e… ho avuto paura di perdere qualcuno molto speciale (che ho finito per perdere)… ma sono sopravvissuto! E vivo ancora! E la vita, non mi stanca…
E anche tu non dovrai stancartene. Vivi!
È veramente buono battersi con persuasione, abbracciare la vita e vivere con passione, perdere con classe e vincere osando, perchè il mondo appartiene a chi osa!
La Vita è troppo bella per essere insignificante!
Charlie Chaplin
La nostra casa
Noi siamo un terreno e, avvenimento dopo avvenimento, anno dopo anno, costruiamo su esso una piccola casa o una grande villa. La casa è lo specchio di noi. Se siamo vuoti e superficiali curiamo solo il giardino e la facciata della casa per poi sederci su sedie rovinate dove mangiare, in piatti da pochi spicci, cibi scadenti. Se siamo profondi e introversi al punto da trascurare gli altri curiamo solamente gli interni, e la facciata della casa, che casca a pezzi, è avvolta in un groviglio di rovi. Ci vuole equilibrio. Una casa che non ci piace si può demolire e ricostruire o ristrutturare. A volte ristrutturare costa molto più di demolire e ricostruire. Ristrutturare una casa che non ci piace comporta salvare un vecchio muro anche se in quella posizione è davvero scomodo per la funzionalità dell’ambiente o per la sua bellezza. Ristrutturare una casa comporta avere una casa usata che solo in apparenza sembra nuova. Questa casa ristrutturata non sarà mai al 100% come la desideriamo anche se ci abbiamo speso un sacco di soldi. Eppure, pur di non uscire dalla nostra zona di comfort, siamo disposti ad adattarci, per poi, a seconda del nostro modo di essere, lamentarci o fingere per una vita intera.
Cambia. Fallisci. Osa.
Da bambina avevo un sogno: vivere scrivendo in una bella casa vista lago con il mio principe azzurro. Nella mia vita ho sempre osato. Non mi sono mai fatta grossi problemi a rischiare, cambiare, demolire, fallire. Ho sempre costruito da zero: ristrutturare non fa parte di me! Ho radicalmente cambiato il mio percorso lavorativo per realizzare il mio sogno e ci sono riuscita. E il famoso principe azzurro? Dai 16 ai 34 anni ho avuto 8 storie più o meno lunghe, più o meno importanti. Tante o poche che siano, spesso sono stata giudicata per il mio lasciare senza voltarmi indietro. Alberto, Gabriele, Claudio, Daniele, Matteo, Francesco, Davide, Antonio. Tre grandi amori di cui conservo bellissimi ricordi, tre stronzi fotonici che non mi capacito di aver sopportato e due storie tossiche. Di loro solo il primo, è stato davvero vicino a ciò che, senza saperlo, cercavo e desideravo. Eppure nemmeno con lui sono riuscita a fermarmi. Ero solo una ragazzina e ho agito d’impulso, come in ogni scelta della mia vita. Oggi ho capito che mi stavo solo preparando ad incontrare l’altra metà della mela che, credimi, esiste.
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Fino a te.
Lo stesso giorno che mi sono fidanzata con lui di 18 anni dopo, quasi a significare un cerchio che si chiude, ho conosciuto l’ago della bilancia capace di far saltare il banco. Era il 6 dicembre 2019. Ho capito che era Lui la prima volta che l’ho guardato negli occhi. Tutto quello che è accaduto dopo è stata solo la conferma. Ogni sfumatura del nostro rapporto di coppia era come l’avevo sempre sognata. Non siamo perfetti, ma siamo perfetti l’uno per l’altra. Ricordo le parole profetiche del mio caro Marco Antonucci che a Natale mi ha fatto un bigliettino di carta firmato con scritto che entro il 31 gennaio avremmo cominciato a convivere. In effetti non so dirti la data esatta, ma era sicuramente l’ultima settimana di gennaio! Ho ancora questo bigliettino nel portafoglio e lì lo conserverò per sempre. Ricordo la mia cara Marina Tagliaferri dell’agenzia stampa Agorà che, durante il nostro splendido San Valentino 2020 al Castello di Spessa, ci guardò e ci disse: quando vi sposate io voglio fare la testimone!
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Ca’ del Bosco Dosage Zéro Noir 2006 Vintage Collection: un Franciacorta per dire sì!
Ho visitato la cantina Ca’ del Bosco il 12 ottobre 2015. Mi è stata regalata questa preziosa bottiglia in un elegante cofanetto nero. Ho sempre pensato che l’avrei conservata per un’occasione speciale. Io so aspettare. In questi 4 anni e 7 mesi questo cofanetto ha cambiato tre case. Mi ha vista ridere e piangere con 4 diversi uomini senza mai aprirsi, fino a ieri. Il 12 maggio 2020, sullo splendido terrazzo vista lago di casa nostra, dopo che mi hai fatto ascoltare la canzone che hai scritto per me e mi hai messo questo splendido anello al dito, l’ho stappata. Le uve di pinot nero delle tre vigne “Belvedere” di Iseo a quota 466 metri s.l.m. sono state vendemmiate il 5 settembre 2006. Il tiraggio è stato fatto il 30 marzo 2007 e la sboccatura nell’estate 2015. Il risultato? Un capolavoro con meno di 4 g/l di solfiti (il limite legale è 185 g/l) che si è conservato magnificamente.
Le uve, raccolte a mano in piccole cassette, vengono subito portate in cantina, tracciate per vigna d’origine e raffreddate. Ogni grappolo viene selezionato da occhi e mani esperte. L’acino del Pinot Nero ha la polpa incolore ma la buccia nera: per poter creare la base del Dosage Zéro Noir è essenziale che il succo, il mosto estratto, rimanga bianco o leggermente rosato. È per questo che la pressatura avviene rigorosamente a bassa pressione, affinchè la buccia rimanga integra e non ceda colore. I mosti così ottenuti fermentano in piccole botti di rovere. Per ricercare la massima complessità aromatica e potenza espressiva, senza perdere eleganza, l’elevage in botte ha una durata di soli 5 mesi. Una coppia di serbatoi volanti permette ai vini di essere travasati per gravità, dalle piccole botti ai serbatoi di affinamento. Dopo due ulteriori mesi di affinamento in acciaio, i tre vini-base provenienti dai tre vigneti d’origine si assemblano, in modo da ottenere il perfetto equilibrio tra delicatezza, nervosità, vinosità e aroma. Il Pinot Nero trasmette al vino i suoi aromi complessi di frutti rossi e gli conferisce corpo, persistenza in bocca e longevità. La magia del suo terroir, unita alle competenze degli uomini, hanno dato origine ad un vino di eccezionale purezza. Per raggiungere la sua massima espressione qualitativa e per sviluppare il caratteristico profilo aromatico che lo rende unico, al Dosage Zéro Noir servono 8 anni di affinamento. Un Franciacorta giustamente nobilitato dalla classificazione “Riserva”. Per conferire più longevità a questo Franciacorta, ed evitare shock ossidativi e aggiunte di solfiti, il dégorgement avviene in assenza di ossigeno, utilizzando un sistema unico al mondo, ideato e brevettato da Ca’ del Bosco. Questa tecnica rende i nostri Franciacorta più puri e più gradevoli. Affinchè questo “blanc de noir” possa esprimersi con grande personalità e trasmettere la tipicità del terroir da cui è nato, abbiamo scelto di non aggiungere alcuna liqueur alla sboccatura, quindi di non dosare il vino. Ogni bottiglia confezionata viene marcata in modo univoco, per garantirne la tracciabilità.
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Chiara
di Francesco Saldi | una canzone rap come Proposta di Matrimonio
Ho ascoltato questa canzone 100 volte in 2 giorni e non mi basta mai. Non solo è troppo bella, ma ogni dettaglio è per me. Mi sono sentita tipo la Ferragni e Fedez quando lui le ha cantato la canzone sul palco e le ha chiesto di sposarlo, ovviamente in una versione con meno assembramento di pubblico data la quarantena… Image may be NSFW. Clik here to view.
Vorrei dirti che sono la ragazza più felice del mondo, ma papà non sarà con me il giorno del mio matrimonio. Papà non ha nemmeno conosciuto Francesco. Quindi mi limiterò a dirti che sono la ragazza più felice del mondo al netto di un cuore spezzato che ogni giorno fa più male del precedente.
ho avuto paura di perdere qualcuno molto speciale (che ho finito per perdere)…
Ha servito il video della poesia di Chaplin a mia mamma che si è commossa e, dopo averla trascritta, me l’ha letta al telefono, ispirandomi questo articolo.
Ha fatto conoscere me e Francesco, mostrandoci i contenuti l’uno dell’altra.
Tradotto, a settembre mi sposo anche e soprattutto grazie a Instagram. Mi viene in mente un mio collega quando disse: ma tra i tuoi 22.000 followers possibile che non ci sia anche la tua anima gemella? Ecco.
Ogni giorno mi fa tessere rapporti splendidi che crescono messaggio dopo messaggio.
Ci fa essere tutti più vicini, anche alla realtà che ci circonda: non guardiamo notizie e opinioni filtrate dai media, ma direttamente dalla fonte.
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Domenica ho fatto una piacevole chiacchierata telefonica con Marco Simonit, il “guru” indiscusso della potatura della vite. Una persona deliziosa e preparatissima che avevo avuto modo di conoscere personalmente durante lo splendido San Valentino a Castello di Spessa! Ah, quanto mi piace questo articolo… mi piace così tanto che ammetto di essere stata piuttosto impaziente di scriverlo! Mi piace perchè sono anni che mi batto su tre temi che mi stanno profondamente a cuore: la formazione, la specializzazione e la virtualizzazione.
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Prima ancora di raccontarti quello che è emerso durante la nostra telefonata, voglio fare una precisazione su tutti e tre questi argomenti perchè possono essere trasposti anche al mio lavoro e per questo li sento così miei.
Studia, Specializzati, Non perdere tempo…
Ogni giorno nascono nuovi wine blogger e wine influencer più o meno improvvisati, senza alcun tipo di esperienza, che “ci provano” in cambio di qualche bottiglia di vino gratis. La tragedia è che tante aziende non hanno gli strumenti per valutare il valore di questi personaggi, alcuni truffatori senza scrupoli, che per una manciata di euro si sono comprati decine di migliaia di followers su instagram e voilà, l’influencer è servito! Ha bevuto 10 bottiglie del supermercato, spesso non ha nemmeno un blog o peggio mi sento una robaccia gratuita e poco professionale spacciata come tale, ancora più spesso ha solo un profilo Instagram con un numero variabile di followers veri come i personaggi che popolano i programmi di Maria De Filippi… Io sarei per mettere un’abilitazione per farlo! Sono impopolare? Pazienza…
Sono la prima a dire che quando ho cominciato a fare la wine blogger era per realizzare il mio grande sogno di bambina, ovvero scrivere di ciò che amo nella mia casa vista lago. Ed era solo una passione. Tuttavia già lavoravo da anni come web designer e, inevitabilmente, Perlage Suite è nato con una marcia in più. Perlage Suite è stato il primo wine blog didattico sul vino specializzato in abbinamento cibo-vino e bollicine e oggi è il primo in termini di copertura ed engagement. Ricordo che quando ho raccontato di volermi specializzare in vini spumanti, con una particolare attenzione per quelli italiani, sono stata presa per matta. Ancor più per matta sono stata presa quando ho cominciato a sviluppare siti web ed e-commerce per cantine vinicole ed esclusivamente per loro. Eppure a me non sembra difficile da capire che ogni potenziale acquirente ha bisogni particolari diversi e questo porta che ogni prodotto ha un suo codice di comunicazione.
E infine cosa intendo per virtualizzazione? Ma porca miseria, possibile che nel 2020 dobbiamo ancora perdere tempo e soldi in spostamenti inutili? Sono la prima a dire che ci sono cose e lavori che inevitabilmente richiedono una presenza fisica in una determinata sede, ma sono anche certa che un buon 70% si possono fare a casa propria. Studiare, ad esempio, è una di queste cose. Spero di cuore che il lockdown ci abbia almeno insegnato che non solo studiare/lavorare da casa sono cose possibili, ma farlo in questo modo è anche più produttivo, più economico, più green.
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Di cosa ho parlato con Marco Simonit?
Di tantissime cose, in realtà! Una conversazione così piacevole che non avrei buttato più giù, siamo davvero sulla stessa lunghezza d’onda!
Per prima cosa, un monito (o preoccupazione) ai tempi del Coronavirus.
Tantissime persone purtroppo sono rimaste senza lavoro. Stiamo attraversando un momento allucinante che avrà delle lunghe ripercussioni sulle nostre vite. O forse no. Certo è che molti stanno pensando di buttarsi in agricoltura, a mo’ di ripiego, come che fosse un lavoro che possono fare tutti senza nessuna preparazione o esperienza. Ficcatelo in quella bella testolina che hai: potare correttamente la vite è uno straordinario mix di scienza e arte. Il lavoro è duro, ma è anche locale, sicuro, sano e a impatto zero. E se diventi bravo, diventi indispensabile per l’azienda lungimirante che sa che le sue piante, sono il più prezioso dei suoi patrimoni. Si fa tanta maletta nelle visite in cantina per dire che il vino si fa in vigna “e bla bla bla”, “in cantina si toccano il meno possibile le uve sane bla bla” e allora come mi spieghi che in vigna ci sono persone con cultura zero mentre in cantina a momenti ha una laurea in enologia anche la signora che lava i pavimenti?
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Tra le varie, bellissime foto, dei campus in giro per il mondo di Marco Simonit ho scelto questa nelle vigne Chateau Haut-Bailly perchè mi ha ricordato il primo vino Bordeaux che ho bevuto a LaCité du Vin quando ho vinto i Millésima Blog Awards nel 2017 come miglior blogger d’Europa nella categoria abbinamento cibo-vino. Ho trovato uno dei miei primissimi post su Instagram che lo riguardano!
Marco mi ha detto anche che proprio lì è stato istituito il DUTE, ovvero il primo diploma universitario di potatura e taglio della vite, “Diplôme Universitaire de Taille ed d’Epamprage”, che si basa sul Metodo Simonit&Sirch.
Marco Simonit: la scuola di potatura? Da settembre è virtuale.
Il lavoro del potatore di vite è nobile: i grappoli più pregiati li producono le piante più vecchie. Le viti sono un patrimonio tramandato da generazioni all’interno delle maison. Il compito del potatore professionista è far sì che questo patrimonio si mantenga sano per il maggior numero di anni possibili. Da collezionista di orchidee so quanto può essere traumatico il taglio di una radice, di un ramo o di una foglia per la pianta. E un taglio sbagliato non solo ne compromette la crescita, ma la espone a un maggior attacco fungino che può portare ad una morte prematura.
Il Coronavirus ha accelerato un processo che era già in corso per la scuola di potatura di Marco nata nel 2009: offrire anche corsi virtuali a fianco della formazione tradizionale. Questi corsi hanno tantissimi pregi, ma il primo è quello di essere economicamente sostenibili anche dal piccolo produttore che non può pagare un consulente blasonato tutto per lui. Un altro pregio straordinario è la loro scalabilità: i corsi sono pensati per qualsiasi figura che opera nel mondo del vino e sono adattabili al suo livello di formazione. La scuola di potatura virtuale Simonit&Sirch partirà in 4 lingue: italiano, francese, tedesco e spagnolo e sarà fruibile in tutti i Paesi dove sono parlate. Inoltre saranno affiancate ai corsi online anche delle palestre reali dove gli studenti potranno allenarsi e mettere in pratica con i tutor quello che hanno imparato. Questi campus daranno la possibilità di fare esercizio sia a livello locale sia a livello globale: vuoi rimanere sul tuo territorio? Cerca un campus vicino a te! Vuoi viaggiare e approfondire ad esempio la potatura dello Champagne? Hanno campus in tutto il mondo! La scuola di potatura ti offre anche la possibilità di rivoluzionare la tua vita ed esaudire i tuoi sogni. Chi non è affascinato all’idea di studiare in Napa Valley, in California, e trasferirsi là?
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Con Marco abbiamo parlato anche della meccanizzazione e del ruolo del progresso all’interno della vigna. E ora gli lancio una “provocazione”. Come influirà l’avvento dell’intelligenza artificiale sul lavoro nel vigneto?
Di una cosa sono certa: l’espressione “braccia rubate all’agricoltura” è più obsoleta di abbinare al pesce solo i vini bianchi.Image may be NSFW. Clik here to view.
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Quando la giornalista – e presto anche mia testimone di nozze – Marina Tagliaferri dell’Ufficio Stampa “Agorà” ci ha invitato ad andare a degustare i Franciacorta Lantieri de Paratico, a visitare l’azienda e a pranzare nel loro agriturismo Corte Lantieri sono stata molto contenta perchè, pur avendo già sentito parlare di questa storica cantina franciacortina, non avevo mai avuto modo di provare nulla. Eppure il loro Franciacorta Cuvée BrutNV ha conquistato il titolo di World Champion al The Champagne & Sparkling Wine World Championship 2019 (CSWWC) di Londra, com’è possibile che non l’avevo mai assaggiato? Image may be NSFW. Clik here to view. Oltretutto non avevo mai visto il borgo di Capriolo e mi ha ricordato qualche paesino arroccato della Provenza… solo che al posto dei campi di lavanda ci sono i vigneti di Lantieri! E dire che io di Capriolo conoscevo solo il suo delizioso salame De.Co. chiamato RET, piuttosto grosso, con la carne tagliata a coltello e profumato di scorza di agrumi, aglio, salvia e vino curtefranca bianco!
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La giornata non era delle migliori, ma del resto è da fine maggio che qui sul Lago d’Iseo il meteo sembra impazzito. Uscire e vestirsi è tipo un terno al lotto: 10 minuti piove e fa freddo, 10 minuti c’è il sole e fa caldo… oggi ha pure grandinato (Speriamo non ci siano stati danni, dato che siamo piuttosto avanti…)! Comunque l’agriturismo Corte Lantieri è delizioso… e la chicca è sicuramente la piccola e intima piscina nella terrazza sui vigneti! Mi sa che qualche volta ci toccherà andare a trovarli dato che nel residence dove vivo ci tocca tenere chiusa la piscina causa Coronavirus per quest’estate! Image may be NSFW. Clik here to view.
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Un gentile Gabriele ci ha fatto accomodare in un tavolo davanti alla vetrata con una meravigliosa vista sui vigneti. Bellissimo, peccato la tenda non ideale per fare foto causa controluce… ma spero di riuscirti comunque a trasmetterti la piacevole atmosfera che ha pervaso il nostro pranzo. Ottimo il cestino del pane che, per me, fa assolutamente la differenza in un ristorante… poche cose mi fanno più girare i miei grossi chicchi d’uva dei cestini con pane triste, vecchio e poco appetitoso!Image may be NSFW. Clik here to view.Image may be NSFW. Clik here to view.
Siamo stati accolti con un calice del famoso Franciacorta Cuvée Brutche ho trovato piacevolmente croccante e minerale. Un Franciacorta ben fatto che sicuramente può esprimersi al meglio lasciandogli il tempo di evolversi. Sicuramente il suo punto di forza è il basso dosaggio zuccherino: appena 5g/l quando un brut può contenerne fino a 12g! Elaborato da uve 80% chardonnay, 10% pinot bianco e 10% pinot nero, fa la prima fermentazione in tini d’acciaio e piccoli botti di rovere, la seconda in bottiglia e poi riposa almeno 24 mesi prima della sboccatura.
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Ho gradito il crudo di benvenuto (o culaccia?), ma il motivo per cui Corte Lantieri vale la visita è il suo risotto al Franciacorta Millesimato. Sul serio, DEVI provarlo: lo annovero tra i migliori 3 risotti della mia vita! E bada che conquistarmi con i risotti non è facile: non amandoli particolarmente sono parecchio esigente! Cremosità, equilibrio, sapore… definirlo commovente non basta! Image may be NSFW. Clik here to view.
[Piccola parentesi – come fare il ristotto perfetto?]
In effetti io stessa con i risotti me la cavo piuttosto bene: sono una fighetta da Carnaroli, sminuzzo la cipolla di tropea che Edward mani di forbice scansati proprio e tosto il riso in una nocciolina di burro prima di mescolarlo con la cipolla stufata a parte sempre in poco burro. Una sfumata veloce con una buona bolla bianca (e mentre si cuoce faccio fuori almeno un altro calice) e via di mestoli di brodo bollente… possibilmente di cappone (tranne per i risotti di pesce, che però non preparo quasi mai). Quando è pronto coprilo con un canovaccio e nel frattempo sciogli il burro in mezzo bicchiere dello stesso vino che hai utilizzato per sfumare, aggiungi un tocco d’aceto, un bel pugno di formaggio grattuggiato e manteca velocemente e delicatamente. A Corte Lantieri hanno utilizzato un formaggio di malga della Valcamonica… ottima scelta: il Parmigiano Reggiano è buonissimo, ma più coprente.
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In abbinamento ci hanno servito il Lantieri Franciacorta Satén, che è anche il miglior vino della giornata! Viene elaborato da uve chardonnay in purezza e, dopo la rifermentazione in bottiglia, affina sui lieviti almeno 30 mesi. Anche per questo vino ho apprezzato tantissimo il dosaggio zuccherino basso, la bolla fine e croccante ma più cremosa e le note minerali.
Dopo questo risotto spettacolare ci hanno servito il manzo all’olio tradizionale di Rovato che, a dispetto del nome, non è affatto unto. Questo piatto è tipico della cultura bresciana e in particolare di Rovato e si prepara cuocendo il manzo, generalmente il taglio cappello del prete in acqua e olio dopo averlo rosolato in un trito di aglio, cipolla, prezzemolo, capperi e acciughe. Mi piace molto prepararlo anche a casa: è semplice ma gustosissimo. In accompagnamento ci hanno servito il Lantieri Franciacorta Brut Rosé, purtroppo sboccato ad aprile 2020. Come sempre sarò sincera: non ho condiviso la scelta di servire a un professionista uno spumante appena sboccato. Questo perchè è più facile che un palato meno allenato apprezzi una sboccatura giovane (in questo caso davvero giovanissima). Comunque sono certa che, lasciato riposare per il giusto tempo, sia un Franciacorta davvero capace di regalare soddisfazioni!
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Dopo ci è stata proposta una bavarese al pistacchio ricoperta di frutti di bosco cremosi, molto piacevole. Ho apprezzato un sacco anche il servizio del caffè: curatissimo e accompagnato da due biscotti semplicemente divini.
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Lantieri de Paratico: la storia
I Lantieri de Paratico sono una nobile famiglia bresciana le cui radici franciacortine risalgono ad oltre 1000 anni fa, nel 930 d.C. Il suffisso nobiliare “de Paratico” ci suggerisce il loro precedente insediamento nel paese omonimo, dove fecere costruire un magnifico castello, dove fu ospitato anche Dante Alighieri. Il sommo poeta fu talmente ispirato dalla bellezza della Franciacorta che le dedicò alcuni versi del Canto del Purgatorio. La famiglia Lantieri si trasferisce nel vicino Capriolo intorno al 1500 e, in questi anni, pone le prime basi della sua tradizione vitivinicola. Il loro “Rubino di Cortefranca” era apprezzato soprattutto alla corte dei Gonzaga di Mantova, ma anche dai signori di Milano e Ferrara. Ancora oggi fanno parte dell’impianto aziendale le antiche strutture del XVI secolo. La cantina vini di oggi l’ha fondata il nonno, con una particolare attenzione alla vinificazione delle sole uve provenienti dai vigneti di proprietà e raccolte manualmente all’apice della loro maturazione fenolica e tecnologica.
Oggi l’azienda ha 20 ettari di vigneto di proprietà e produce circa 150.000 bottiglie l’anno collocandosi in Franciacorta come una piccola e curata realtà familiare. La maggior parte delle bottiglie sono dedicate alla rinomata DOCG Franciacorta, ma anche la produzione di Curtefranca è da provare. Non dimentichiamo infatti che il Franciacorta è un’invenzione relativamente recente – si parla del 1961- e quando siamo dinanzi a cantine come Lantieri de Paratico con una storia vitivinicola secolare anche la produzione di vini fermi è una tradizione consolidata.
Sicuramente ti consiglio di visitare Corte Lantieri, innamorarti del suo risotto al Franciacorta Millesimato e del suo Satén e di farti coccolare da un pomeriggio di relax nella piscina panoramica. Poi approfitta di una delle 7 camere panoramiche rifinite con pregio e arredate con gusto e vivi un’indimenticambile Franciacorta Experience! Sarà che io mi sto per sposare, ma la prima cosa che ho notato è che Corte Lantieri è una location perfetta per realizzare delle wine wedding da sogno, magari scegliendo proprio una bottiglia del loro Franciacorta Campione del mondo come bomboniera per gli invitati: figurone e gradimento assicurati! Image may be NSFW. Clik here to view.
Cheers Image may be NSFW. Clik here to view., Chiara
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Frequenti l’Università di Enologia o qualsiasi altra università? Conosci Amazon Prime Student? Sono cliente Amazon Prime da praticamente quando esiste Amazon Prime. Vivendo su un’isola in mezzo al Lago d’Iseo dove non circolano nemmeno le macchine, Amazon ora è assolutamente necessario. Tutte le consegne a domicilio sono assolutamente necessarie! Il mio abbonamento però è cominciato quando vivevo in città o, più in generale sulla terraferma: lì Amazon dà davvero il meglio di sé. Un esempio? Lunedì scorso è stato il compleanno della mia mamma, volevo scendere in Romagna da lei ma non l’ho fatto perchè sto aspettando la consegna delle partecipazioni alle mie Wine Wedding: ci tengo a darle la sua partecipazione personalmente! Così ho rimandato la mia “spedizione romagnola” alla prossima settimana! A questo punto volevo mandarle un regalino a casa… e il venerdì pomeriggio mi è venuta un’ispirazione strategica: le regalo una piccola borsa a tracolla da indossare per il mio matrimonio (e non solo!).
C’è da dire che questa borsa di Ira del Valle me la sono già regalata nella variante di colore rosa e latte perlato e sapevo che le piaceva. Del resto è deliziosa, in pelle di bovino primo fiore a taglio vivo con eleganti finiture e tutta la qualità del Made in Italy… il prezzo poi… è praticamente un regalo (del resto è molto piccola, ci sta l’essenziale)! Così, scelto il colore tra gli 8 disponibili, venerdì 26 giugno alle ore 22:53 ho fatto l’ordine su Amazon. Lo so, lo so… era quasi sabato e la mamma compiva gli anni lunedì 29 giugno… ma cosa ci posso fare se ho avuto un’ispirazione ritardata??? Per fortuna c’è Amazon Prime e dico davvero: ho scelto di mandarle un pacco regalo e con appena 2,99€ di sovrapprezzo le hanno fatto un bellissimo pacchetto rosso molto curato e le hanno stampato un biglietto con il testo che avevo scritto per farle gli auguri. Tuttavia la magia è un’altra: la borsa le è stata consegnata alle 11 di domenica 28 giugno, ovvero un giorno in anticipo rispetto al suo compleanno! Amazon Prime consegna la domenica… posso commuovermi????
E così oggi, da cliente felice e soddisfatta ancora una volta del servizio Amazon Prime, ho deciso di segnalarti che se sei uno studente universitario e ti iscrivi ad Amazon Prime Student entro fine mese, hai diritto ad un codice sconto di 10€, i primi 90 giorni sono GRATIS e dopo l’abbonamento ti costerà solo 18€/anno (50% di sconto su Prime)! Meraviglioso, vero?
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Oltre 2 milioni di brani in streaming con Prime Music senza pubblicità (ormai sono Alexa dipendente… come potrei rinunciare a quel piccolo e intelligente autoparlante che mi fa ascoltare tutta la musica che voglio senza alzarmi dalla scrivania o dal divano perchè mi basta parlargli?).
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Tutto quello che c’è da sapere sul vino in un solo libro. Il manuale è pensato per tutti gli aspiranti sommelier, ma è utilissimo anche per i “già sommelier” che vogliono ripassare, per i winelover che vogliono cominciare a dare basi concrete alla loro passione e per gli operatori di settore che vogliono guadagnare di più imparando sia a gestire la cantina del loro ristorante sia a vendere la bottiglia giusta ai loro clienti.
I Edizione: 31 ottobre 2018, formato 16,5 x 24 cm, 300 pagine in bianco e nero – ISBN 978-88-943070-1-6 [ESAURITO]
II Edizione: 1 dicembre 2019 – formato 16,5 x 24 cm, 430 pagine in bianco e nero, ISBN 978-88-943070-8-5 [IN VENDITA]
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Sono 21 giorni che non scrivo sul mio adorato wine blog e devo dire che mi siete molto mancati. Tuttavia quest’anno mi sono presa una “licenza speciale” per sposarmi: infatti in questo mese di assenza io e Francesco abbiamo organizzato il nostro matrimonio! Cavolo, ormai che mancano poco più di 40 giorni cominciamo ad essere davvero emozionati… anche per il Coronavirus sarà una cerimonia intima come ho sempre sognato: infatti saremo in 14 noi compresi! In questi 21 giorni però ho cercato di essere più presente su Instagram, anche se non sono stata al 100% nemmeno lì, ma confido che mi perdonerai visto questo momento unico nella vita che stiamo vivendo. Sono stata felice di accettare la proposta di Umberto Cosmo -Bellenda- e fare le mie 3 prime video degustazioni della vita. Ammetto che da sempre sono un po’ restia a mostrarmi in video perchè, anche se uno non lo direbbe mai, sono un po’ timida davanti alle telecamere. Diciamo che sono più un leone da tastiera o da macchina fotografica!!! Però alla fine mi è piaciuto molto… forse complici anche i 3 vini deliziosi (uno spumante metodo classico e due prosecco col fondo) che ho degustato? Image may be NSFW. Clik here to view.
Il primo vino di cui ti parlo è un capolavoro. Le piante di pinot nero della Vigna del Moro, su suolo misto argilloso-calcareo sono allevate a guyot e hanno un’alta densità. La vendemmia è manuale, tra la fine di agosto e l’inizio di settembre. Diraspatura, una breve macerazione e pressatura soffice, il mosto così ottenuto fermenta in acciaio e affina sulle fecce fini. Spumantizzazione e rifermentazione in bottiglia, sui lieviti per 72 mesi. Dosaggio zuccherino 7g/l, ma non si sentono affatto.
Image may be NSFW. Clik here to view.In questi giorni sto facendo una cosa davvero speciale: sto scegliendo i #vini da abbinare ai piatti di #pescedilago che ho scelto per le nostre #wineweddingImage may be NSFW. Clik here to view.
Bellenda “Metodo Rurale” Fermentazione in bottiglia, frizzante sui suoi lieviti, senza solfiti aggiunti
Questo vino prosecco col fondo è stato uno dei primissimi a colpirmi nel panorama della produzione di Umberto Cosmo – Bellenda. Mi piace tutto: la scelta della bottiglia, la scelta del tappo, l’etichetta, il cartellino, l’effetto ceralacca… e naturalmente il contenuto!
Troppo spesso sentiamo dire che la Glera dà un vino leggero, con struttura non in grado di sostenere lunghe soste in bottiglia. Noi crediamo che questo sia un mito da sfatare. Per questo abbiamo cercato di ripercorrere la nostra memoria olfattiva e gustativa. Ci siamo chiesti quali sono gli elementi da cercare in un vino e quale può essere il modo di produrre questo vino senza ricorrere né a ipertecnologismi né a stregonerie pseudo naturali che, entrambi, con il vino hanno poco a che fare. Crediamo che l’equilibrio tra natura e intervento umano sia la chiave per ritornare a un vino che ci permetta di “bere il territorio”. Abbiamo fatto fermentare questo vino sulle bucce, utilizzando delle tine di legno, senza controllo di temperatura, senza aggiunta di anidride solforosa al prodotto in pigiatura. Nel contempo abbiamo cercato di registrare quanto avveniva in modo da capire cosa stava succedendo alla massa che si stava lentamente trasformando in vino. Capire per poi sapere dove si può celare l’errore. Capire per non cadere nella tentazione di credere che in natura tutto va sempre per il meglio. Capire per arrivare a produrre un vino con il minimo intervento, ma nello stesso tempo riuscire a produrre un vino che in sé porti la storia del territorio e racconti qualcosa di noi: anche qui la parola d’ordine è “equilibrio”. La seconda fermentazione è avvenuta in questa bottiglia che avete aperto o state per aprire.
Image may be NSFW. Clik here to view.Conosci il #metodorurale di #bellendaImage may be NSFW. Clik here to view.?
Image may be NSFW. Clik here to view. Una splendida interpretazione del #vitigno#glera#senzasolfiti aggiunti vinificato con il #metodoancestrale che ci regala sentori di burro, noce, cedro candito, scorza di limone e fiori di tiglio! ⠀⠀⠀⠀⠀⠀
Image may be NSFW. Clik here to view.Perfetto da solo come #aperitivo la sua struttura e la sua aromaticità citrina lo rendono ideale per una molteplicità di abbinamenti. Ve lo avevo promesso con gli spaghettoni “Il Valentino” #monogranofelicetti con la #sardinadimontisola (e in effetti lo puoi vedere nella seconda foto), ma è in questo abbinamento che ha dato il meglio di sé! Crostone di pane con lievito madre di @tentazioniristorante e la #trota marinata in sale grigio bretone e zucchero per 28 ore alla scorza di limone, pepe di #sichuan e #aneto⠀⠀
Bellenda “Così è” Conegliano Valdobbiadene Prosecco col fondo DOCG Frizzante Fermentazione in bottiglia
Un prodotto che riporta alla memoria la tradizione contadina di consumare il Prosecco col fondo a tutto pasto.
E in effetti questo prosecco col fondo a me ha ricordato momenti magici, di domenica, a Palazzuolo sul Senio. Io e i miei amati nonni materni andavamo a fare bellissimi pick-nic. Nonno guidava il suo pandino bianco tenuto come un gioiello stando in mezzo alla strada ai 30 km/h e vantandosi che nessuno lo superava quasi fosse Schumacher. Nonna stendeva la coperta scozzese rossa sulla riva del fiume appena arrivati. Poi via alla locanda, io e nonna in missione pappa! Tortelli ricotta e patate, arrosto del giorno e qualche cantuccio con l’immancabile bicchiere di albana dolce, in una perfetta fusione di quella regione d’Italia che è per me la più bella e non solo perchè ci sono nata: la Romagna Toscana! Sono sicura che i miei nonni avrebbero adorato il prosecco col fondo “Così è” sia abbinato ai tortelli sia all’arrosto!
Image may be NSFW. Clik here to view.Conosci il “Così è” Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG frizzante fermentazione in bottiglia di Bellenda?
Image may be NSFW. Clik here to view. Una splendida interpretazione del #vitigno#glera è giallo paglierino velato con un perlage fine e non troppo numeroso. Al naso sentori meravigliosi di mela cotta, mela fresca, pera, erbe aromatiche e timo limonino con una punta di pesca non ancora perfettamente matura. In bocca è cremoso, fresco, coerente e un sorso tira l’altro!⠀⠀⠀⠀⠀⠀ Image may be NSFW. Clik here to view.Ideale per accompagnare preparazioni con cotture semplici, con ingredienti raffinati o poveri! Ad esempio è perfetto tanto per una pasta e fagioli quanto per un gambero rosso di Mazara del Vallo… ma se puoi ti invito a farti un bel pick-nic con un cestino di tramezzini veneziani: sarà la perfezione assoluta!
Che bello, sono felice di aver ricominciato da questo articolo a scrivere sul mio adorato wine blog! Prossima volta che vado in Romagna da mamma con Francesco ci portiamo il cestino in vimini, una bottiglia di prosecco col fondo di Bellenda e andiamo a fare uno splendido pick-nic sul fiume proprio nell’esatto punto dove andavo ogni domenica con i nonni! Se vuoi leggere altro su Bellenda, ecco altri articoli che ho scritto:
Ho un po’ sorriso a linkarti l’articolo sull’Oroscopo 2020 del Toro… in effetti non ho mai creduto agli oroscopi! Comunque per questa volta mi tocca ammettere che aveva ragione, quantomeno sul lato dell’amore: tra circa 40 giorni mi sposo il ragazzo dei miei sogni, un tipo che il principe azzurro diventerebbe verde dall’invidia a conoscerlo!Image may be NSFW. Clik here to view.
Tutto quello che c’è da sapere sul vino in un solo libro. Il manuale è pensato per tutti gli aspiranti sommelier, ma è utilissimo anche per i “già sommelier” che vogliono ripassare, per i winelover che vogliono cominciare a dare basi concrete alla loro passione e per gli operatori di settore che vogliono guadagnare di più imparando sia a gestire la cantina del loro ristorante sia a vendere la bottiglia giusta ai loro clienti.
I Edizione: 31 ottobre 2018, formato 16,5 x 24 cm, 300 pagine in bianco e nero – ISBN 978-88-943070-1-6 [ESAURITO]
II Edizione: 1 dicembre 2019 – formato 16,5 x 24 cm, 430 pagine in bianco e nero, ISBN 978-88-943070-8-5 [IN VENDITA]
€ 34,00 IVA inclusa!
IN OMAGGIO, solo per chi compra il mio libro su Perlage Suite, una copia della Prima Edizione da Collezione della mia Guida Vini Spumanti "500 Bolle in 500", prezzo di copertina 25,30 €.
L’8 settembre 2020 ho sposato Francesco. Non sono mai stata la bambina che sogna di sposarsi e fino a poco tempo fa ammetto di aver pensato che non sarebbe mai “toccato a me”. Eppure da quando le mie compagne di scuola hanno cominciato a sposarsi – una dopo l’altra – ho avuto ben chiara l’immagine del mio “matrimonio ideale”. Ho immaginato un matrimonio a Monte Isola civile e intimo, con una decina di ospiti, con l’arpa celtica (a proposito Chiara Bonardi è stata divina!) davanti a un arco di fiori bianchi e rossi che incorniciavano i nostri sorrisi mentre un lago colorato dal riflesso del cielo terso ci faceva da sfondo. In questo idilliaco quadretto mancava solo il volto dello sposo.
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Per questo la mia foto preferita è questa che ritrae l’espressione di Francesco quando mi ha vista arrivare. Oltretutto ho fatto circa un quarto d’ora di ritardo non perchè stessi scappando con la jeraboam di Champagne Palmer, ma perchè mio cugino Marco non riusciva a farsi il nodo alla cravatta e nessuno dei presenti coinvolti lo sapeva fare! Ecco, il mio matrimonio a Monte Isola è stato anche un nuovo inizio per me e mio cugino dopo 10 anni che non avevamo più nessun rapporto. Una storia sbagliata ci rende insicuri, fragili, arrabbiati, in altre parole la brutta copia di noi stessi. E io lo so perfettamente, quindi ho deciso di perdonarlo e ricominciare.
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Questo articolo è il primo del mio ritorno al lavoro dopo un anno assurdo, dove ho vissuto come sospesa ed alienata dalla mia stessa vita. Sto parlando al passato, ma in realtà non è ancora finita: i contagi da coronavirus in Italia sono ancora circa 1500 al giorno, mentre nel mondo va tutto molto molto peggio. Del resto ci sono persone complottiste e negazioniste che col loro agire irresponsabile stanno facendo danni. Persone che non credono alla sfilata delle bare nei camion militari a Bergamo, proprio oltre le montagne che guardo ogni mattina al mio risveglio. La cosa incredibile è che anche loro hanno diritto di voto. Comunque per me il 2020 è stato l’anno perfetto per sposarsi: ho staccato un po’ dal lavoro in un periodo di blocco quasi totale del mio settore. Ho fatto circa 1 mese e mezzo di ferie in cui ho organizzato il matrimonio, mi sono sposata e ho fatto una breve ma splendida luna di Miele.
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La mattina non ero per niente agitata: mi sono alzata sulle 8 come al solito e ho fatto colazione con Marco Nanni, il mio adorato amico di infanzia che ha dormito da noi per un paio di giorni. Mi sono fatta la doccia e mi sono truccata come al solito, poi abbiamo aspettato mamma, zia e mio cugino per pranzare insieme qui a casa. La mia parrucchiera Camilla è stata super veloce a farmi una bella acconciatura con i miei disastrosi capelli e appena ho finito è arrivata L’Isola Fiorita col mio bouquet di rose e orchidee: era così bello che mi sono emozionata! Appena mamma e zia hanno finito di farsi i capelli siamo andati tutti a prendere il pulmino che era pure in ritardo. Era una scena davvero comica: la sposa acconciata e pettinata con il cane in una mano, il cake topper nell’altra, mio cugino col mio vestito da sposa, le mie scarpe e tutti i miei accessori, mia mamma col bouquet e un’altra sporta non ben identificata, mia zia e Marco con altre mille robe tra bottoniere, polsini etc! Francesco era da tutta mattina che andava su e giù per il castello e mi aspettava all’ingresso già vestito da sposo: era bellissimo! Image may be NSFW. Clik here to view.
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Io avevo un’ansia atomica che non mi si chiudesse il vestito. Me l’ero fatta fare su misura da SposAtelier, ma visto che volevo tassativamente perdere 8 kg per il mio matrimonio a Monte Isola lo avevo ordinato con le misure 99-89-109 che non erano proprio quelle che avevo. Tuttavia grazie a una dieta davvero miracolosa ho perso tutti i kg che mi ero prefissata e alla fine il giorno del matrimonio mi stava a pennello. Beh questo in realtà grazie alla mia testimone Marina Tagliaferri (nella prima foto) dell’Agenzia Stampa Agorà che me lo ha messo perfettamente. Cavolo ci siamo conosciute quasi un anno fa ad una serata stupenda di una cantina che adoro e che è anche sua cliente, La Montina Franciacorta e ci siamo reciprocamente innamorate (leggi qui il reportage dell’evento). Anzi, lei mi ha detto che il vestito mi stava pure grande… evviva! Image may be NSFW. Clik here to view. Nella seconda foto invece sono con la mia mamma che, tra le cose, mi ha anche regalato il mio abito da sposa! Image may be NSFW. Clik here to view.
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Le nostre wine wedding sono state davvero meravigliose e Castello Oldofredi a Monte Isola è stata la location perfetta di questa giornata magica. Anche il nostro sindaco Fiorello Turla ha fatto una cerimonia davvero splendida, carica di emozioni e ci ha letto e regalato una poesia bellissima oltre alla penna con cui abbiamo firmato i registri e la pergamena ricordo insieme ai nostri testimoni. Alla faccia di chi dice che le nozze civili sono meno emozionanti… io ero così felice che non capivo niente.
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Tutto lo staff di Castello Oldofredi è stato impeccabile e mi hanno fatta davvero felice, dall’aperitivo in giardino alla cena nella splendida terrazza lounge vista lago! A questo punto immagino che vuoi sapere cosa abbiamo mangiato e cosa abbiamo bevuto, ma ho intenzione di scriverti un bellissimo articolo domani con tutte le degustazioni dei vini del matrimonio e il relativo abbinamento! Ti anticipo solo che ho scelto i miei vini preferiti… pronto a scoprirli tutti?
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Il mio grazie speciale va a tutti i nostri ospiti che poi sono la nostra famiglia, stretta e leggermente allargata. Il mio unico rimpianto è che papà non era con me nel giorno che è stato davvero il più bello della mia vita. Non avrei mai immaginato che dopo la sua morte sarei potuta essere così felice: mio marito Francesco è un vero miracolo. Image may be NSFW. Clik here to view.
Ora non ti resta che scoprire tutti i vini del nostro matrimonio a Monte Isola nel mio prossimo articolo. Ti spoilero solo le cantine (in ordine di servizio del menu)… per il resto sorpresa!
Grazie di cuore a tutti per avermi inviato questi vini splendidi che hanno contribuito a rendere il nostro matrimonio ancora più speciale!Image may be NSFW. Clik here to view.Image may be NSFW. Clik here to view.Image may be NSFW. Clik here to view.
Cheers Image may be NSFW. Clik here to view.
Chiara
P.S. L’ultimo grazie va al fotografo misterioso (forse Marina?) di questa splendida foto insieme all’altro mio testimone Marco Antonucci. Sì, al nostro matrimonio c’era una concentrazione altissima di persone di nome Marco: 3 invitati su 12! Adoro questa foto… siamo davvero stilosissimi! Image may be NSFW. Clik here to view.
Tutto quello che c’è da sapere sul vino in un solo libro. Il manuale è pensato per tutti gli aspiranti sommelier, ma è utilissimo anche per i “già sommelier” che vogliono ripassare, per i winelover che vogliono cominciare a dare basi concrete alla loro passione e per gli operatori di settore che vogliono guadagnare di più imparando sia a gestire la cantina del loro ristorante sia a vendere la bottiglia giusta ai loro clienti.
I Edizione: 31 ottobre 2018, formato 16,5 x 24 cm, 300 pagine in bianco e nero – ISBN 978-88-943070-1-6 [ESAURITO]
II Edizione: 1 dicembre 2019 – formato 16,5 x 24 cm, 430 pagine in bianco e nero, ISBN 978-88-943070-8-5 [IN VENDITA]
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IN OMAGGIO, solo per chi compra il mio libro su Perlage Suite, una copia della Prima Edizione da Collezione della mia Guida Vini Spumanti "500 Bolle in 500", prezzo di copertina 25,30 €.